mercoledì 2 dicembre 2015

TERRORISMO BRESCIA, CHI È SAMET IMISHTI, LA MENTE DEL GRUPPO DI PRESUNTI TERRORISTI KOSOVARI: FIORI, FIGLIO, PIASTRELLE E MINACCE SU FACEBOOK. COSÌ SI È TRADITO DA SOLO



Ray-Ban, Ridley Scott, fiori, figlio e piastrelle. L'altra faccia del terrorista è su Facebook. Samet Imishti, 42enne kosovaro che sarebbe "affilliato all'Isis", per gli inquirenti è la mente di una rete di possibili terroristi "estremamente pericolosi" che potevano entrare in "azione" per compiere nuovi attentati. Anche in Italia.

Lui, con un passato da operaio a Brescia, è stato arrestato in Kosovo, il fratello Ismael, che vive e lavora nel bresciano e altre due persone (un kosovaro e un macedone),sono state espulse o messe sotto stretta sorveglianza. Questi quattro presunti "terroristi" erano tutti riconducibili proprio a Samet Imishti, l'uomo ritenuto più attivo dagli inquirenti.


Ma chi è Samet e perchè è ritenuto così pericoloso? La sua storia di presunto terrorista nasce in rete. Più precisamente su Facebook. Fin dal 2011 Samet, che in passato ha vissuto a Brescia e ha riempito la sua pagina di "mi piace" a pizzerie, caffè, monumenti e locali bresciani, posta commenti personali relativi alla sua fede e alla battaglia contro gli "infedeli". Non a caso come foto del profilo ha scelto l'attore che interpreta Saladino in "Le crociate" di Ridley Scott.

Commenti pesanti che già allora, in alcuni forum di internet, lo vedevano preso di mira nelle segnalazioni di cittadini che chiedevano attenzione su quest'uomo e sul suo verbo. Ma nulla: a quanto risulta, quest'operaio specializzato nella creazione di mosaici e posa di piastrelle, non venne fermato.

Recentemente però, e basta sfogliare il suo profilo (ne ha diversi in rete) Samet si era radicalizzato: nel gruppo social "Me ose, pa tu, Hilafeti eshte rikthy" professava la sua propaganda diretta a persone provenienti dai Balcani e residenti in Italia. E' da questo gruppo che sarebbero partite le indagini.

A fare paura, sia sulla sua bacheca che nel gruppo, erano le frasi. Frasi che sono costate più delle armi (non è stato trovato un arsenale ma solo alcune pistole e un fucile) l'attenzione degli investigatori. Come quella su Francesco: "Ricordatevi che non ci sarà più un Papa dopo questo, questo è l'ultimo". E ancora: "Parigi a lutto, la torre senza luci, 158 morti, questo è solo l'inizio" è uno dei messaggi postati dall'uomo e scoperto dalla Digos di Brescia con l'inchiesta Van Damme.

"Oh miscredenti capirete che l'Islam non si combatte, è inutile. I leoni vi hanno lasciato un messaggio e per Allah non dormirete sonni tranquilli, ma voi avete scherzato con i loro messaggi ed avete continuato a bombardare e allora questo è il risultato".

Tutti di questo tenore. Venivano minacciate persone, partiti, politici, ambasciatori.
E poi c'è l'altra parte di vita, quella più intima. Le foto del figlio, commentate anche da decine di persone che oggi, come immagine del profilo, portano i colori della Francia ferita. Ci sono i suoi lavori, i fiori, gli scatti con gli amici e i ricordi. Ed è in questo mix di famiglia e violenza che Imishti si è tradito da solo. Già sospettato di aver preso parte a combattimenti in Kosovo, a causa dei suoi toni intimidatori e pro Isis, il 42enne era diventato motivo di "paura" nella zona di Kacanik. Soltanto due settimane fa sul portale "Kosova aktuell" attraverso lettere e segnalazioni veniva chiesta più "attenzione" su quest'uomo che si professava vicino al terrorista Lavdrim Muhaxheri, affilliato al Daesh che ha combattuto in Siria.

"E' noto che 300 combattenti kosovari combattano per l'Isis in Siria. Ma nessuno si sta preoccupando degli islamisti radicalizzati in Kosovo. E' tempo che le autorità si occupino di Samet Imishti" scrivevano il 16 novembre. Una richiesta che la polizia italiana ha portato a termine grazie all'operazione Van Damme della Digos: alle 6.48 di ieri Samet ha lasciato il suo ultimo post su facebook, poi è finito in manette.


fonte:huffingtonpost

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