Leggendo molti quotidiani ed ascoltando le Tv si insinua l'idea che i risparmiatori che ci hanno lasciato le penne "se la sono cercata", che hanno accettato di convertire in obbligazioni i loro depositi, in quanto assetati di alti guadagni. In poche parole li si vorrebbe far passare come mini-speculatori.
Questa narrazione è stata accettata addirittura da chi è considerato un vate dell'economia.
Questa furbesca narrazione, sottotraccia avallata dal governo Renzi, è falsa!
«Ad alti rendimenti, corrispondono elevati rischi». Si sente spesso dire che i risparmiatori rimasti incastrati nei bond di Banca Marche, Popolare Etruria, CariChieti e CariFerrara avrebbero dovuto accorgersi dei rischi che correvano, guardando gli elevati tassi d’interesse che le loro obbligazioni elargivano. Non è vero. Ripetiamo, non è vero: il problema di queste obbligazioni sta proprio nel contrario, che troppo spesso non offrivano rendimenti sufficientemente elevati, tali da far scattare anche negli sprovveduti un campanello d'allarme. (...) insomma: chi comprava quei bond rischiava tanto ma guadagnava poco. Per questo non percepiva il pericolo».
Così Morya Longo su il Sole 24 Ore di ieri. E fornisce degli esempi precisi.
Primo esempio:
«Il 30 ottobre del 2013 la Popolare dell'Etruria emette un bond subordinato, destinato ai risparmiatori, con un rendimento del 5%. Nello stesso periodo Intesa Sanpaolo emette un titolo analogo, ma destinato agli investitori istituzionali, che paga una cedola del 6, 25% e ha un rendimento effettivo del 6,75%».
Per di più:
«Si tenga conto che in quel periodo i tassi d'interesse non erano a zero come oggi ma più alti: un BTp decennale a quei tempi rendeva il 4,18%, dunque poco meno del bond subordinato della Popolare dell'Etruria»
Secondo esempio:
«CariChieti il 30 aprile del 2012 ha emesso un bond subordinato per la propria clientela con un rendimento del 5%. Sapete quello stesso giorno quanto rendeva un bond subordinato di UniCredit con analoga durata? Il 7,21%».
Dunque? Dunque sbagliano anche coloro che ritengono che la "corruzione e la casta non c'entrano niente". Invece, al netto della grande crisi economica generale, c'entrano eccome! Ai vertici delle quattro banche fallite sedevano corrotti che hanno prestato ingenti somme ai loro amici, ed agli amici degli amici, ottenendo in cambio stipendi e bonus stellari. E che poi, per ripianare i buchi di bilancio (col semaforo verde di Governi, Bankitalia, Abi e Consob) l'hanno fatta pagare agli ignari obbligazionisti e azionisti.
Un caso esemplare quello di Banca Marche.
Quindi: certo che alla base del fallimento ci sono crisi sistemica e politiche austeritarie, ma ci sono anche come concause la corruzione e la solidarietà di casta.
fonte:sollevazione.blogspot
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