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Per cominciare, il termine “Ucraina” (Украи́на) e’ una parola composta: у–Краи–на che in russo significa “(terra) di confine a (riferito alla Russia stessa)”. Tale denominazione dunque non ha alcuna origine storica ne’ alcun richiamo ad un popolo o ad una nazione, ma solo una valenza geografica derivata da un soggetto principale (la Russia) di cui l’Ucraina è appunto la provincia al confine sud-occidentale. Un caso analogo si trova nella lingua tedesca, dove l’Austria e’ indicata come Österreich: Marca (Regno) dell’Est. Anche in Italia la regione delle Marche deriva il proprio nome dal tedesco antico “mark” ossia “territorio di confine”.
Le terre che oggi lo stato ucraino occupa fino a circa un secolo fa avevano nomi diversi da quello attuale:
La parte centrale dell’odierna Ucraina, compresa la capitale Kiev, si chiamava “Malorossija” (Малороссия) = “Piccola Russia” e i suoi abitanti venivano chiamati “Piccoli Russi” o semplicemente “Russi”.
La parte meridionale invece si chiamava (e si chiama di nuovo, in seguito alle rivolte scoppiate nel 2014)“Novorossija” (Новороссия) = “Nuova Russia” dove il termine “nuovo” deriva dal fatto che gli Zar della Russia avevano conquistato questi territori nei secoli XVII e XVIII, strappandoli al Canato di Crimea. Si trattava dunque di territori “nuovi” rispetto al resto dell’Impero Russo.
La parte occidentale, infine, in tempi relativamente recenti e’ stata a lungo divisa in tante piccole regioni (Galizia e Lodomiria, Volina, Rutenia o Transcarpatia, Bucovina, Podolia) che sono passate di mano in mano tra Impero Russo, Impero Asburgico, Polonia, Ungheria, Cecoslovacchia, Romania e infine Unione Sovietica. Il loro nome storico era “Krasnaja Rus” (Красная Русь) = “Russia Rossa”.
L’analisi etimologica applicata alle denominazioni geografiche richiama dunque ad una “Piccola Russia”, ad una “Nuova Russia” e ad una “Russia Rossa” e testimonia lo stretto legame che le terre oggi appartenenti all’ Ucraina hanno sempre avuto con la nazione russa.
Del resto la prima unita’ statale russa che si ricordi, la Rus’ (Русь), si sviluppo’ proprio a Kiev (attuale capitale ucraina) nell’ anno 880 d.C. e raggiunse il suo apice esattamente un secolo dopo, con l’avvento al potere nel 980 di Vladimiro I (detto poi “Il Santo”, in quanto fu lui a favorire la conversione al Cristianesimo delle genti russe nel 988).
XI – XII secolo: i principati della Rus’ di Kiev
Fin dall’inizio della storia della Nazione russa, dunque, esisteva una sola unita’ politica, linguistica, etnica e religiosa che comprendeva tutti gli Slavi Orientali, che allora, e fino all’inizio del XX secolo, si chiamavano indistintamente “Russi”: sia i Russi propriamente detti (abitanti della “Velikorossija” – Великороссия = “Grande Russia”), sia gli Ucraini, sia i Bielorussi (i quali, infatti, hanno conservato fino ad oggi il nome originale del proprio Paese: “Bielorussia” – Белоруссия o Белару́сь = “Russia Bianca”).
Procedendo con la storia, in modo molto rapido e sintetico, la Rus’ di Kiev, che gia’ a partire dal XI secolo si era disgregata in vari principati in lotta sia tra loro che contro i vicini Khazari, Bulgari del Volga, Polacchi e Ungari e infine contro le popolazioni nomadi dei Pecenighi e dei Cumani (mentre parte della Crimea era ancora governata da Bisanzio) fu definitivamente devastata e conquistata dai Mongoli nel 1240. Questo evento segna l’ inzio del più che secolare “giogo mongolo Tataro (Монголо-татарское иго).
La decadenza dei Mongoli dell’Orda d’Oro ebbe inizio con la battaglia di Kulikovo, combattuta nella pianura del Don nel 1380 e vinta dai Russi di Dmitri Donskoj contro Mongoli e Tatari, e culminò con la piena indipendenza del Granducato di Mosca un secolo dopo.
L’Europa nel 1360: il territorio dell’ attuale Ucraina è conteso da Russi, Tatari e Polacco Lituani
In seguito alla fine del dominio mongolo, i territori “ucraini” (sebbene questa denominazione allora fosse ben lungi da venire) si ritrovarono divisi in 3 parti: la parte occidentale sotto la Confederazione Polacco-Lituana, la parte Orientale sotto la Russia (prima Moscovia, dal 1547 Regno Russo e dal 1721 Impero Russo) e la parte meridionale sotto il Canato di Crimea, vassallo dell’Impero Ottomano.
La Russia a poco a poco riconquistò tutti i territori meridionali, strappandoli al Canato e agli ottomani: ben 12 furono le guerre russo-turche, a partire dalla Spedizione di Astrakhan del 1568, passando per le Campagne d’Azov di Pietro I il Grande tra il 1686 e il 1700, fino alla Prima Guerra Mondiale, anche se non tutte riguardarono la sistemazione dei territori ucraini, bensì anche la definizione dei confini nel Caucaso e il destino dei Principati Danubiani. Contemporaneamente furono riassorbiti anche quasi tutti i territori occidentali, ripresi alla Polonia, con l’eccezione della Galizia che, a seguito delle tre successive spartizioni della Polonia stessa, entrò a far parte dell’Impero Absburgico.
Nel 1795, sotto Ekaterina II la Grande e grazie alle vittorie militari di Suvorov, a parte la piccola regione galiziana intorno a Leopoli (che tornera’ russa, anzi sovietica, solo alla fine della Seconda Guerra Mondiale), tutta la futura Ucraina era rientrata a fare parte dell’Impero Russo e vi sarebbe restata fino al 1991.
Impero Russo: i governatorati del Sud Ovest alla vigilia della Prima Guerra Mondiale
Dunque di una Nazione Ucraina separata da quella Russa nessuno aveva mai parlato fino al XX Secolo inoltrato.Infatti, se i territori della futura Ucraina storicamente sono appartenuti principalmente alla Russia (per le porzioni più vaste e per i periodi più lunghi) e poi (per estensioni di territorio minore e/o periodi di tempo più limitati) all’Orda Mongola, all’Impero Ottomano, al Canato di Crimea, alla Confederazione Polacco-Lituana, all’ Impero Absburgico (poi Austro-Ungarico), al Regno di Polonia e infine (per regioni marginali e/o periodi assai brevi) a Ungheria (Rutenia), Cecoslovacchia (sempre Rutenia) e Romania (Bucovina), mai, fino al 1991, sono appartenuti ad uno stato ucraino indipendente, concetto geopolitico che non esisteva neanche nell’ immaginazione dei (futuri) Ucraini.
Ne sono testimonianza i censimenti di inizio 1900.
A Kiev (Ucraina Centrale), secondo il censimento del 1917:
Russi erano il 54,7% della popolazione
Ebrei erano il 19,0% della popolazione
Piccoli Russi o Ucraini erano il 12,2% della popolazione
Ad Odessa (Ucraina Meridionale):
Russi erano il 49,1% della popolazione
Ebrei erano il 30,8% della popolazione
Piccoli Russi o Ucraini erano il 9,4% della popolazione
A Donetsk (allora Juzovka, Ucraina Orientale):
Russi erano il 79,6% della popolazione
Ebrei erano il 11,2% della popolazione
Piccoli Russi o Ucraini erano il 7,5% della popolazione
In Crimea:
Russi erano il 50,6% della popolazione
Tartari erano il 19,4% della popolazione
Piccoli Russi o Ucraini erano il 13,6% della popolazione
A Leopoli infine (Ucraina Occidentale, ai tempi parte dell’Austria-Ungheria), secondo il censimento del 1900:
Polacchi erano il 49,4% della popolazione
Ebrei erano il 26,5% della popolazione
Piccoli Russi o Ucraini erano il 19,9% della popolazione
Solo un secolo fa, dunque, coloro che si definivano “Piccoli Russi” o “Ucraini” non erano piu’ del 10%-15% di tutta la popolazione dell’odierna Ucraina, ed erano una minoranza non solo rispetto ai Russi (maggioranza della popolazione nell’Ucraina centrale, meridionale ed orientale e in Crimea) e ai Polacchi (maggioranza della popolazione in Galizia), ma persino rispetto agli Ebrei, che erano la prima minoranza etnica in tutte le aree prese in considerazione.
La Cherta Osedlosti (Черта оседлости ), la zona dell’Impero Russo in cui gli Ebrei potevano risiedere legalmente senza autorizzazioni speciali
Nei vasti territori della futura Ucraina governati dalla Russia, il sentimento nazionale ucraino fu assente per tutto il XIX secolo (periodo in cui conobbero il loro apice anche i nazionalismi europei piu’ tardivi) e addirittura all’inizio del XX secolo. Tale sentimento nazionale ebbe origine, invece, nella piccola regione ucraina dell’Impero Austro-Ungarico incorporata ai territori polacchi e si sviluppò, paradossalmente, come contrapposizione etnico-linguistica dei contadini ucraini nei confronti delle classi dominanti polacche e come aspirazione degli stessi a ricongiungersi con i loro connazionali russo-ucraini di oltre frontiera.
L’Ucraina come la conosciamo oggi e nei confini attuali e’ stata in definitiva una “invenzione” dei sovietici(tanto deprecati oggi … se gli ucraini studiassero la loro storia dovrebbero ringraziare Lenin, invece di abbattere le sue statue … senza Lenin e Stalin l’Ucraina non sarebbe mai esistita) che crearono questa divisione amministrativa dell’ U.R.S.S. praticamente dal nulla.
Nel periodo zarista, infatti, tale divisione amministrativa non sussisteva, e il “Gubernia” di Kiev aveva lo stesso grado di autonomia di tutti gli altri “Gubernia” dell’Impero Russo. Tra l’altro Kiev era capoluogo non solo di una parte dell’odierna Ucraina, ma anche di zone che oggi appartengono alla Russia, come Brjansk, Kaluga, Kursk e Tula, mentre tutta la moderna Ucraina orientale e meridionale era parte del “Gubernia” di Azov, il cui capoluogo era Voronež, oggi in Russia, ulteriore dimostrazione del fatto che non esisteva alcuna distinzione tra territori “russi” e territori “ucraini”
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Sospendendo per un momento il resoconto storico, e passando ad esaminare lingua e letteratura, anche sotto questo aspetto ancora oggi, dopo 25 anni di ucrainizzazione forzata, in tutte le principali citta’ dell’Ucraina: Kiev, Odessa, Harkov, Dnepropetrovsk, Donetsk, Zaporož’e, Krivoj Rog, Lugansk, Mariupol (con la sola eccezione, parziale, di Leopoli)la quasi totalità della popolazione si esprime esclusivamente in russo. Ciò malgrado a scuola venga insegnato coercitivamente l’ucraino e che le televisioni trasmettano programmi prevalentemente in ucraino (con infiniti e grotteschi problemi nel selezionare giornalisti e presentatori che lo conoscano in modo accettabile).
E’ infatti da sempre assai dibattuto il fatto se quella ucraina debba essere considerata una lingua vera e propria: molti studiosi di linguistica preferiscono definirla un dialetto galiziano-ruteno. Questo dialetto risulta assai difficile da pronunciare correttamente da parte degli abitanti delle regioni diverse da quella dove è diffuso (immaginate se in Italia fosse imposto a tutti di parlare il dialetto veneziano invece dell’italiano … ) tanto che, anche coloro che si sforzano di parlare ucraino, alla fine si ritrovano ad esprimersi in Suržik, una specie di linguaggio misto, che combina vocaboli e regole grammaticali russe e ucraine.
Non a caso i più grandi scrittori e poeti “ucraini” (o meglio, nati in quel territorio che sarebbe poi diventato ucraino) da Gogol a Bulgakov, hanno usato la lingua russa per diffondere la propria opera. Lo stesso Čechov nacque in una cittadina che oggi si trova sul confine tra le odierne Russia e Ucraina. Addirittura, nacque nell’ odierno territorio ucraino persino l’autore di uno dei primi e piu’ importanti e completi dizionari della lingua russa: Vladimir Ivanovič Dal’.
Anche nelle opere letterarie più recenti non si trova traccia alcuna di una Nazione Ucraina. Chi voglia leggere il bellissimo (parere personale) “I cani e i lupi”, di Irène Némirovsky, scrittrice ebrea ucraina emigrata a Parigi ed eliminata dai nazisti nel 1942, troverà una storia ambientata in un Paese chiamato “Russia”, dove vivono Russi (e anche Ebrei, Polacchi, Tedeschi, Baltici, Tatari, Caucasici … ma nessun Ucraino) e dove la gente comunica in lingua russa, al massimo mescolandola ogni tanto a un po’ di yiddish. Di una fantomatica lingua ucraina in tutto il romanzo non c’e’ menzione.
Ora, poichè questo romanzo e’ stato pubblicato nel 1940, dobbiamo dedurre che oggi in Ucraina sono ancora in vita uomini e donne che, quando sono nati, non sapevano di essere Ucraini …
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Tornando alla storia, e a seguito di tutto quanto è stato scritto fino ad ora, possiamo affermare che la storia dell’Ucraina e’ cominciata solo nel 1991, con l’indipendenza dall’ Unione Sovietica, ed è cominciata anche in questo caso in modo assai controverso.
Nel marzo del 1991, con l’Unione Sovietica in piena disgregazione, si tenne un referendum (in solo 9 delle 15 ex Repubbliche Sovietiche, poichè Estonia, Lettonia, Lituania, Armenia, Georgia e Moldavia erano già indipendenti de facto) per la conservazione o meno dei resti dell’U.R.S.S. Gli Ucraini (a differenza dei loro ex compatrioti Baltici, Armeni, Georgiani e Moldavi, che avevano scelto la secessione) votarono in massa per la conservazione dell’U.R.S.S. e per il mantenimento dei legami con la madrepatria russa. Con un’affluenza alle urne dell’83,5% degli elettori, il 71,5% si espresse a favore dell’U.R.S.S., e solo il 28,5% contro. In solo 3 delle 25 regioni ucraine (sempre quelle della Galizia, con capoluogo Leopoli) la maggioranza della popolazione si pronuncio’ a favore dell’indipendenza.
Pochi mesi dopo l’U.R.S.S. si dissolse definitivamente in seguito al colpo di stato di Eltsin che, appoggiato dai servizi segreti occidentali, prese illegalmente il potere a Mosca e di fatto dichiarò “indipendente” la Russia dall’ U.R.S.S. (praticamente la dichiarò indipendente da … sé stessa … un po’ come se l’Inghilterra si dichiarasse indipendente dal Regno Unito, di cui costituisce la parte principale …) e così le altre repubbliche, Ucraina compresa, si trovarono separate da Mosca contro la volontà dei propri cittadini, che avrebbero preferito restare a far parte della Nazione Russa.
Referendum del 1991 sulla conservazione dell’ Unione Sovietica. Le zone in cui vinse in SI in tonalità di verde, quelle in cui vinse il NO in tonalità di rosso.
La neonata Ucraina cadde allora – siamo negli anni Novanta – nelle mani della cricca di oligarchi filo-occidentali di Kravčuk (proprio come la Russia era caduta nelle mani della cricca di oligarchi filo-occidentali di Eltsin, che la avevano depredata e avevano ridotto il Paese allo sfascio e la popolazione alla fame) i quali, basandosi sull’elemento galiziano, fortemente nazionalista, anche se largamente minoritario nel Paese, iniziarono una politica di ucrainizzazione forzata tendente a prevenire l’aspirazione della popolazione di ricongiungersi alla Russia (che comunque a quei tempi era messa altrettanto male, quindi non più attraente come un tempo).
Fino al 2014, comunque, ogni tentativo di staccare definitivamente l’Ucraina dall’ orbita russa (con Kravčuk stesso, persino con il più moderato e centrista Kučma, e poi in modo sempre più violento con Juščenko e la Tymošenko) andò sempre frustrato e si scontrò, specialmente nelle regioni meridionali e orientali del Paese, contro l’opposizione della maggioranza della popolazione, che si sentiva e si sente molto più russa che ucraina (quando io avevo iniziato a viaggiare in Ucraina negli anni Novanta era abbastanza tipico sentire cittadini ucraini che dicevano “noi Russi…”, “io, come Russo…”, come tuttora avviene ad esempio in Bielorussia.)
Nel 2014 – e ormai questa e’ cronaca dei giorni nostri – e’ avvenuto il colpo di stato di Maidan in cui una minoranza di facinorosi finanziati e armati dagli USA e dalla UE, con un moto violento di piazza, hanno deposto il Presidente Janukovič, regolarmente eletto dal popolo, per sostituirlo con una giunta golpista. Il nuovo governo illegittimo ha immediatamente iniziato una sanguinosa guerra fratricida nel sud-est del paese, con bombardamenti indiscriminati sui civili, finalizzati ad una vera e propria pulizia etnica (già 2 milioni di persone hanno dovuto lasciare le proprie case) tendente ad alterare la composizione della popolazione per diminuire l’elemento russofono a favore di quello nazionalista ucraino.
Peccato che, all’esplosione di questo conflitto, i giornali e le televisioni occidentali abbiano faziosamente parlato di una immaginaria “invasione russa dell’Ucraina”. I Russi in Ucraina vivono da più di mille anni. Un’invasione effettivamente c’e’ stata, ma da parte della giunta golpista di Kiev, che ha mandato i propri aerei a bombardare le case, le scuole e gli ospedali della popolazione russo-ucraina delle regioni orientali e meridionali del Paese, e che ha arruolato nelle regioni occidentali squadracce paramilitari (di ideologia e simbologia apertamente neo-nazista) per inviarle ad occupare le città che non avevano riconosciuto un governo nato da un colpo di stato.
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Per concludere questa analisi, se da un punto di vista storico e linguistico avrebbe forse avuto senso, ed eventualmente avrebbe senso tuttora, la creazione di uno stato galiziano indipendente (che comunque, limitato alle 3 provincie di Leopoli, Ivano-Frankovsk, e Ternopol, avrebbe un’estensione territoriale e una popolazione molto inferiori a quelle della Bielorussia e paragonabili a quelle della vicina Slovacchia), non trova nessuna giustificazione storica l’esistenza di un’ Ucraina entro i confini attuali e separata dalla Russia.
Il colpo di stato di Maidan e la susseguente guerra civile, in definitiva, hanno segnato la fine della brevissima storia dello stato ucraino come lo abbiamo conosciuto fino ad oggi. Uno stato durato meno di un quarto di secolo e ormai in rapida dissoluzione. La Crimea e il Donbass si sono gia’ separati. Tutto il resto della Novorossija, da Odessa a Kharkov, aspetta solo l’occasione propizia per fare lo stesso, magari con il minimo spargimento di sangue.
Allo stesso modo la Transcarpazia, abitata prevalentemente da Ungheresi e Ruteni, la Bucovina, a maggioranza rumena, e il Budzhak, dove convivono Bulgari, Russi, Moldavi e Gagauzi, sopportano sempre più malvolentieri l’idea di continuare a far parte di uno stato guidato dai nazionalisti Ucraini più estremisti e di riconoscere in Stepan Bandera, collaborazionista di Hitler e carnefice del suo popolo, un eroe nazionale (proclamato ufficialmente tale dal nuovo governo, un po’ come se la Norvegia innalzasse ad eroe nazionale Quisling).
E’ infine assai dubbia la possibile futura convivenza delle rimanenti regioni centrali collocate geograficamente intorno a Kiev con quelle occidentali, più vicine a Leopoli.
L’Ucraina, stato Frankenstein, nato praticamente per caso, presto cesserà di esistere e la parte principale dei suoi territori tornerà a far parte della Russia, come è sempre stato nella storia.
fonte sakeritalia
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