domenica 3 gennaio 2016

UNA CRISI PEGGIORE DI QUELLA DELL’ISIS – HA INIZIO IL BAIL-IN-------ANCHE LA POVERTA' UCCIDE


I media mainstream si concentrano sugli estremisti dell’ISIS, ma non dicono che i risparmi di una vita potrebbero essere spazzati via dal crollo dei derivati. Il bail-in delle banche è già cominciato in Europa ed è in fase di partenza negli Stati Uniti. Anche la povertà uccide.

Alla fine di Novembre un pensionato italiano si è impiccato dopo che tutti i suoi risparmi, pari a 100.000 euro, erano stati confiscati dal ‘sistema di salvataggio’ bancario. Ha lasciato un biglietto d'addio incolpando la sua banca, di cui era stato cliente per 50 anni, che gli aveva venduto le sue obbligazioni subordinate [1].



Ma avrebbe fatto meglio ad accusare l'Unione Europea e il ‘Financial Stability Board’ del G20, che hanno imposto un regime di ‘risoluzione ordinata’ [2] che, per tenere a galla le banche insolventi, confisca i risparmi agli investitori e ai risparmiatori. Nel ‘salvataggio’, circa 130.000 azionisti e obbligazionisti hanno subito delle durissime perdite.

La banca di quel povero pensionato è una di quelle ‘banche regionali’ che erano state commissariate nel corso degli ultimi due anni [3].

Il Governo Italiano ha varato un piano di salvataggio, pari a 3.600 milioni di euro, che prevede l’utilizzo di un ‘Fondo di Risoluzione Nazionale’ di nuova costituzione, alimentato dalle banche sane del Paese. Ma, prima che il fondo possa essere sfruttato, le perdite devono essere imposte agli investitori [azionisti ed obbligazionisti delle banche interessate] – e, da Gennaio 2016, anche ai depositanti [correntisti], secondo le norme comunitarie.

Un articolo della BBC dello scorso 10 Dicembre ha sostenuto che:

“”Il salvataggio, in realtà, è stato un ‘bail-in’. Questo significa che gli obbligazionisti hanno subito delle perdite, a differenza dei salvataggi bancari estremamente impopolari che ebbero luogo in occasione della crisi finanziaria del 2008, che costarono ai contribuenti ordinari dell’Unione Europea decine di miliardi di euro.

I corrispondenti [dall’Italia] sostengono che il Primo Ministro italiano, Matteo Renzi, ha agito molto in fretta perché, a partire dal mese di Gennaio 2016, l'UE stringerà ancora di più le norme in materia di salvataggi bancari, caricando quelle perdite, oltre che agli azionisti ed agli obbligazionisti delle banche interessate, anche ai depositi superiori ai 100.000 euro.

… Lasciare che le quattro banche fallissero, sulla base delle nuove norme comunitarie, avrebbe significato ‘sacrificare il denaro di un milione di risparmiatori e il posto di lavoro di quasi 6.000 persone’””.

Questo è, in effetti, ciò che è previsto per il 2016: l’enorme sacrificio di risparmi e di posti di lavoro per cercare di tenere in piedi un sistema bancario a rischio sistemico globale.

Il BAIL-IN SOTTO IL DODD-FRANK ACT [4]

Tutto questo sta avendo luogo nell'Unione Europea. Ma, per gli Stati Uniti, c'è motivo di preoccupazione?

Secondo l'ex gestore di ‘hedge funds’ Shah Gilani, che scrive per ‘Money Morning’, il motivo c'è e poi come! In un articolo del 30 Novembre, dal titolo ‘Why I’m Closing My Bank Accounts Whille I Still Can’ [‘Perché sto chiudendo i miei conti bancari mentre è ancora possibile’,http://moneymorning.com/2015/11/30/why-im-closing-my-bank-accounts-while-i-still-can/], egli ha scritto che:

“”E’ assolutamente possibile che, in occasione della prossima crisi bancaria, ai depositanti delle banche troppo-grandi-per-fallire venga confiscato il loro denaro, per trasformarlo in titoli azionari …

Se queste banche-giganti dovessero essere sul punto di fallire – non potendo pagare per le scommesse che hanno fatto sui derivati​ – e se il governo dovesse rifiutarsi d’intervenire in loro aiuto, nell'ambito di un mandato dal titolo ‘Adequacy of Loss-Absorbing Capacity of Global Systemically Important Banks in Resolution’, approvato il 16 Novembre 2014 dal ‘Financial Stability Board’ del G20, possono prendere il denaro depositato e trasformarlo in azioni, nel tentativo di salvarsi””.

Una volta che il denaro è depositato in banca, diventa giuridicamente di sua proprietà. Shah Gilani spiega che:

“”Una volta che avete depositato il vostro denaro, esso diventa un debito non-garantito di quella banca nei vostri riguardi [si diventa creditori chirografari, privilegiati in Europa, della stessa banca].

Se la vostra banca è una delle più grandi del paese – tutte assieme detengono ‘fuori bilancio’, ovvero non registrati nei bilanci GAAP, migliaia di miliardi di dollari in derivati – sappiate che le sue ‘scommesse sul debito’ [ovvero i derivati] hanno un ‘valore legale’ superiore a quello dei vostri depositi. Devono quindi essere pagate prima che a voi possa essere restituita una parte dei vostri soldi.

… Le grandi banche hanno inserito questa clausola nel ‘Dodd-Frank Act del 2010’, ovviamente, perché ‘potesse servire a tenere sotto controllo i comportamenti bancari pericolosi’”” [palese l’ironia dell’Autore].

Le banche hanno inserito questa clausola ed i legislatori l’hanno sottoscritta, senza necessariamente averla capita e, forse, senza nemmeno averla letta. Con più di 2.300 pagine, tutt’ora in crescita, il ‘Dodd-Frank Act’ è attualmente la Legge più lunga e complessa che sia mai stata emessa dai legislatori degli Stati Uniti.

PUNTELLARE IL REGIME DEI DERIVATI

Il ‘Dodd-Frank Act’ afferma, nel suo preambolo, che ‘proteggerà il contribuente americano dai salvataggi in stile bail-out’. Ma lo farà in virtù del ‘titolo II’, che impone le perdite delle insolventi società finanziarie ai loro azionisti ordinari e privilegiati, ai ‘detentori del debito’ e agli altri creditori non garantiti. Che comprendono i depositanti [i correntisti], la più grande classe di ‘creditori chirografari’ di qualsiasi banca.

Il ‘Titolo II’ [http://www.larouchepub.com/other/2013/4022dodd_frank_us_bailin.html] è volto a ‘garantire che la restituzione ai richiedenti dei soldi depositati debba essere di quantità almeno pari alla somma che avrebbero ricevuto in forza di una liquidazione fallimentare’.

Ma ecco il problema: sia sotto il ‘Dodd-Frank Act’ che sotto la ‘Legge Fallimentare’ del 2005, i ‘crediti derivati’ ​​hanno una super-priorità su qualsiasi altra richiesta, sia essa garantita o non garantita, assicurata o non assicurata [http://ellenbrown.com/2013/04/09/winner-takes-all-the-super-priority-status-of-derivatives/].

Il mercato dei derivati ​over-the-counter [5] – OTC, il più grande mercato per i derivati – è composto da banche e da operatori altamente sofisticati, come ad esempio gli hedge-funds. I Derivati ​​OTC sono le scommesse che questi operatori finanziari fanno gli uni contro gli altri. I derivati ​​sono considerati ‘protetti’ perché il collaterale [le garanzie] è reso pubblico da tutte le parti in gioco.

Per qualche inspiegabile ragione, il denaro guadagnato con il sudore della fronte e poi depositato in una banca non viene considerato al pari di una ‘security’ o di un ‘collaterale’. E’ solo un prestito fatto alla banca e dovete allinearvi a tutti gli altri creditori nella speranza di poterlo riavere indietro.

Anche i governi locali e nazionali devono allinearsi, nonostante i loro depositi siano considerati ‘sicuri’, perché restano pur sempre subordinati ai derivati, che hanno una ​​super-priorità.

LA BANCAROTTA E’ STATA POSTA SULLA VOSTRA TESTA

Secondo le vecchie regole, una banca insolvente veniva in realtà ‘liquidata’. I suoi assets venivano venduti per rimborsare i depositanti ed i creditori. Con la ‘risoluzione ordinata’ [2] i conti dei depositanti e dei creditori vengono svuotati per far in modo che la banca insolvente possa restare nel mondo degli affari.

Il compito di una ‘risoluzione ordinata’ non è quello di fare tutto il possibile in favore dei depositanti e dei creditori, ma di evitare un’altra ‘risoluzione disordinata’ a livello sistemico, del genere di quella che è seguita al crollo della ‘Lehman Brothers’ nel 2008.

La preoccupazione è che, tirando giù alcune tessere dal fragile edificio costituito dal sistema bancario globale carico di derivati, possa crollare l'intero sistema. Le sofferenze dei depositanti e degli investitori sono quei sacrifici necessari perché l’edificio possa restare altamente lucrativo.

In un articolo del Maggio 2013 pubblicato su Forbes, intitolato ‘The Cyprus Bail-In Is Another Crony Bankster Scam’, Nathan Lewis ha così spiegato lo schema:

“”A prima vista, il bail-in assomiglia al normale processo capitalistico di ristrutturazione delle passività, che dovrebbe aver luogo quando una banca diventa insolvente …

La differenza, con il bail-in, è che viene cambiato l'ordine di priorità dei creditori. Vale a dire che ci sono i ‘compari’ – le altre banche ed il governo – e i ‘non compari’. I ‘compari’ ottengono il 100% o persino di più, mentre i ‘non compari’, tra cui i depositanti-a-zero-interesse che dovrebbero avere una super-priorità, ricevono un calcio nella pancia …

In linea di principio i depositanti sono i creditori ‘a più alta tutela’ di una banca. Ma la legge fallimentare del 2005 è stata cambiata, sono i derivati ​​ad essere diventati le passività ‘a più alta tutela’. Considerando le enormi quantità di derivati che sono detenute dalle banche più grandi – e la possibilità di potersene ulteriormente riempire all’ultimo momento – gli altri creditori potrebbero facilmente scoprire che non c'è rimasto più niente per tutti loro””.

A Settembre del 2014 i derivati ​​statunitensi avevano un ‘valore nozionale’ [6] pari a quasi 280.000 miliardi di dollari [6 bis]. Uno studio effettuato per calcolare il costo per i contribuenti del ‘rollback’ [7] previsto dal ‘Dodd-Frank Act’ – scivolato lo scorso Dicembre dalla Citibank alla legge di spesa ‘cromnibus’ [8] – ha rivelato che l'inversione della regola [precedenze nella tutela delle passività] ha permesso alle banche di mantenere nei loro libri contabili 10.000 miliardi di dollari in contratti-swap [9].

Si tratta di denaro che potrebbe essere caricato sui contribuenti nell’occasione di un altro piano di salvataggio. Anche i creditori ed i depositanti potrebbero doversene far carico, visto che il ‘Dodd-Frank Act’ sostituisce ai salvataggi i bail-ins. La Citibank, ad esempio, è particolarmente vulnerabile agli swaps sul prezzo del petrolio. Basti pensare che il Brent [10] è sceso da un massimo di 114 dollari/barile toccato a Giugno 2014, ad un minimo di 36 dollari/barile toccato a Dicembre 2015.

E che dire dell’assicurazione FDIC sui depositi [11]? Si applica per quelli fino a 250.000 dollari, ma al 30 Giugno 2015 dispone di soli 67,6 miliardi a fronte di circa 6.350 miliardi di depositi [https://www.fdic.gov/news/news/speeches/spsep0215.html]. La FDIC ha una linea di credito con il Tesoro, ma anche questa vale fino a soli 500 miliardi e allora … chi coprirà la cifra mancante?

Il fondo FDIC, inoltre, deve star dietro anche al buco senza fondo costituito dai derivati. In un post del Marzo 2013 Yves Smith ha osservato che [http://www.nakedcapitalism.com/2013/03/when-you-werent-looking-democrat-bank-stooges-launch-bills-to-permit-bailouts-deregulate-derivatives.html]:

“”Negli Stati Uniti, i depositanti sono in una situazione peggiore rispetto a quelli di Cipro, in particolare se sono clienti delle grandi banche che giocano al casinò dei derivati. I regolatori hanno chiuso un occhio sul fatto che queste utilizzino i fondi dei loro depositanti per finanziare le esposizioni in derivati. I depositi potrebbero essere spazzati via da un’importante perdita sui derivati””.

Nathan Lewis ha osservato che, all’epoca della Grande Depressione, anche nel peggiore dei fallimenti bancari i creditori hanno infine recuperato quasi tutti i loro soldi. Egli ha concluso che:

“”Quando, dopo una ristrutturazione in stile bail-in, i depositanti, che sono teoricamente super-garantiti, arrivano a subire perdite del 50%, questo vuol dire che è stato commesso un crimine””.

USCIRE MENTRE ANCORA SI PUO’

Cosa si può fare per evitare questo furto e tenere i soldi al sicuro? Potrebbe essere troppo tardi per ritirare i risparmi dalla banca e tenerli sotto al materasso, come ha potuto constatare Shah Gilani quando ha cercato di ritirare qualche migliaio di dollari dalla sua banca. Il ritiro di grandi quantità di denaro è ora penalmente sospetto.

È possibile spostare il denaro in una delle ‘cooperative di credito’ dotate di una propria assicurazione sui depositi … ma queste sono sotto attacco, al pari dei loro piani di assicurazione.

E’ quello che ha scritto Frances Coppola in un articolo del 18 Dicembre, dal titolo ‘Co-operative Banking Under Attack in Europe’ [http://www.thenews.coop/100177/news/banking-and-insurance/co-operative-banking-attack-europe/], discutendo di un’insolvente ‘cooperativa di credito’ italiana, oggetto di un bail-in nel mese di Luglio 2015.

Quando i depositanti e gli obbligazionisti hanno chiesto il rimborso [12] al gruppo assicurativo privato della ‘cooperativa di credito’, ci sono stati dei reclami perché questo salvataggio “danneggerebbe il ‘principio del creditore’ in un bail-in” [13] – anche se il ‘fondo di assicurazione’ era finanziato dai privati.

Le critiche hanno sostenuto che ‘tutto questo è un modo piuttosto tortuoso per continuare a non caricare le perdite sui creditori privati [contraddicendo in questo modo il principio del bail-in: http://bruegel.org/2015/08/now-you-see-it-now-you-dont/].

In sintesi, l'obiettivo del bail-in è quello di addebitare le perdite ai creditori privati. Alternative che consentano loro di sfuggire potrebbero presto essere bloccate.

Dobbiamo far affidamento sui nostri legislatori perché cambino le regole prima che sia troppo tardi. Il ‘Dodd-Frank Act’ ed il ‘Bankruptcy Reform Act’ hanno entrambi bisogno di una revisione molto radicale – e deve essere reintegrato il ‘Glass-Steagall Act’, che separava gli investimenti rischiosi dai depositi bancari [14].

Nel frattempo, i legislatori locali [gli stati federati statunitensi] farebbero bene a dar vita ad alcune banche di proprietà pubblica – sul modello della ‘Bank of North Dakota’ – che non giochino con i derivati ​​e che siano luoghi sicuri per depositare i nostri fondi, sia pubblici che privati.



Ellen Brown


Fonte: http://ellenbrown.com

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