venerdì 12 febbraio 2016

QUALCOSA NON TORNA - IL FIDANZATO DELLA SOLESIN, ANDREA RAVAGNANI, RACCONTA AI PM LA NOTTE AL BATACLAN: “RIMASI LÌ, ABBRACCIATO A VALERIA, FINCHÉ UNA TESTA DI CUOIO MI DISSE: È FINITA” - EPPURE DOPO LA STRAGE, VALERIA FU CERCATA PER GIORNI E IL FIDANZATO DISSE CHE SI ERANO PERSI DI VISTA DURANTE L’ATTACCO…


Andrea Ravagnani: “Mi è sembrato che avessero il viso coperto. Sparavano ad altezza d' uomo... Sentivo i terroristi che continuavano a sparare, e noi ci siamo stesi a terra, ero abbracciato a Valeria...” -

1 - PARIGI: STUDENTESSA IRRINTRACCIABILE, SALVO IL FIDANZATO

(ANSA) - 14 NOVEMBRE 2015 - Neppure il fidanzato di Valeria Solesin, la giovane veneziana, che ieri sera si trovava al Bataclan a Parigi, ha notizie di lei. Andrea Ravagni si trovava nel locale, al concerto, con la ragazza, con sua sorella Chiara e il fidanzato di quest'ultima, Stefano Peretti, di Verona. "Al momento dell'attacco terroristico con Valeria si sono persi e tuttora non si hanno notizie della ragazza" spiega all'ANSA la zia di Andrea e Chiara Ravagni, Flavia Angeli, che ha sentito oggi al telefono Peretti.

VALERIA SOLESIN FUNRALE 9



2 - IL RACCONTO «A TERRA NEL BATACLAN, ABBRACCIATO A VALERIA»

Andrea Priante e Elisabetta Rosaspina per il“Corriere della Sera”



Non si sentono più raffiche, soltanto lamenti. Una mano scuote leggermente la spalla di Andrea: «È tutto finito! Alzati!», lo incoraggia un agente delle forze speciali francesi.

Dal pavimento, dove si era buttato due ore prima con Valeria, cercando di proteggerla dalla selva di proiettili che i tre terroristi stavano scaricando sulla folla in platea, Andrea è il solo dei due a rimettersi in piedi. Attorno a lui, tanti altri corpi immobili e insanguinati, come Valeria. L'abbraccio che quella sera avrebbe voluto unire anche i loro destini si scioglie per sempre.



ANDREA RAVAGNANI FIDANZATO DI VALERIA SOLESIN

È tutto finito. Ma i ricordi, dolorosamente indelebili, servono ancora agli investigatori per ricostruire con precisione la dinamica della strage più cruenta compiuta in Francia dalla fine della Seconda guerra mondiale. Andrea Ravagnani, il fidanzato di Valeria Solesin, l'unica italiana tra le 93 vittime della carneficina alla sala concerti del Bataclan, a Parigi, la sera del 13 novembre scorso, è tornato ieri in Procura a Venezia, alla sede della Direzione distrettuale antimafia, per incontrare il capo dell' Antiterrorismo, Adelchi d'Ippolito.



VALERIA SOLESIN ACCANTO AL FIDANZATO ANDREA RAVAGNANI

Il ragazzo aveva già testimoniato il 21 novembre, meno di dieci giorni dopo gli attentati, ma questa volta - a tre mesi dall'accaduto - la descrizione esatta dei loro movimenti nella sala del massacro serve a capire come si è mosso anche il gruppo degli assassini, e a confermare che non fossero più di tre: i tre uccisi nello scontro a fuoco con i reparti speciali francesi. Perché qualche complice avrebbe potuto approfittare del caos seguito all'irruzione delle teste di cuoio per confondersi fra i superstiti.



VALERIA SOLESIN

La traiettoria del colpo, uno soltanto, che ha attraversato dall' alto verso il basso il volto della ricercatrice veneziana, aveva fatto pensare inizialmente alla presenza di almeno un quarto elemento fra i terroristi. E che uno di loro sparasse dalla balconata del teatro sul pubblico, rimasto ostaggio in platea. La direzione del proiettile, invece, si spiega con il fatto che Andrea e Valeria erano sdraiati al suolo, abbracciati, quando il jihadista è arrivato vicino a loro e li ha puntati.



BATACLAN

Come nella sua prima deposizione, Andrea ha ricordato l'inizio di quella che doveva essere una serata di festa per il compleanno di sua sorella, Chiara, in visita a Parigi con il fidanzato, Stefano Peretti, di Verona: «Siamo andati al concerto assieme a un' altra coppia di amici. Alle 19.30 eravamo al Bataclan...».



INTERNO BATACLAN

La sala era già quasi piena. Gli Eagles of Death Metal, il gruppo rock in scena quella sera, erano arrivati al pezzo forte del repertorio, «Kiss the devil», bacia il diavolo; la musica e gli effetti speciali hanno mimetizzato le prime deflagrazioni, quando la piccola squadra di jihadisti, armati di Ak47, granate e cinture esplosive, è entrata gridando nel locale.



«Mi è sembrato che avessero il viso coperto - ha riferito Andrea -. Sparavano ad altezza d' uomo... Sentivo i terroristi che continuavano a sparare, e noi ci siamo stesi a terra, ero abbracciato a Valeria...». A tre mesi, domani, dalla catena di attentati che hanno sconvolto Parigi tra la sera del 13 e del 14 novembre scorsi, gli inquirenti cerano di ricomporre il gigantesco mosaico degli avvenimenti susseguitisi tra lo Stade de France, il X e l' XI arrondissement e Saint-Denis. All' inchiesta francese si affiancano quelle delle Procure di Roma e di Venezia, per la morte di Valeria.

BATACLAN





I TERRORISTI SPARANO A UNA MACCHINA VICINO ALLA POLIZIA

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