giovedì 19 maggio 2016

ACQUE CARBONICHE , CARBOSSITERAPIA, BALNEOTERAPIA CARBOGASSOSA.....VEDIAMO CHE NE PENSATE!!!





La Carbossiterapia nasce in Francia, presso la stazione termale di Royat (Clermont-Ferrand) nel 1930 dove venne utilizzata per la prima volta in persone con malattie a carico del sistema venoso.

Questa metodica sfrutta le proprietà di un gas, la CO2, che è normalmente prodotta dall'organismo sia a riposo che durante l’esercizio fisico e poi diffonde rapidamente delle cellule produttrici nel torrente circolatorio.

La CO2 a determinate dosi, è in grado di stimolare la respirazione ed il sistema nervoso, mentre sulla circolazione è un buon vasodilatante.


Nella pratica, tanto per il medico quanto per il paziente, risulta essere molto interessante la somministrazione della CO2 per via percutanea, sia in ambito termale che nell’ambulatorio medico.


Le acque carboniche, usate in ambito termale, per definizione, contengono una rilevante quantità di CO2 (oltre 300 cc per litro). La presenza di questa sostanza nell’acqua produce una sensazione di calore sulla cute, con arrossamento della pelle per apertura dei capillari. Queste proprietà sono sfruttate nella balneoterapia(bagno carbogassoso) e nell’idropinoterapia.

L’esposizione al bagno carbogassoso, permette al curando di inalare la CO2 con stimolazione dell’apparato cardiocircolatorio, che si appalesa in un effetto ipertensivo potenziato dalla bassa temperatura dell'acqua (in alcuni casi utilizzata anche a 30°). Queste azioni possono essere mitigate mediante riduzione della inalazione di CO2 con la copertura della vasca con teli o coperchi e la posizione seduta o semisdraiata del paziente.

Sul circolo la balneoterapia carbogassosa determina azione ipotensiva a livello locale, con intenso rossore tanto da evidenziare una netta linea di demarcazione tra parti immerse e non (arrossamento e calore). Il microcircolo si vasodilata e vi è un aumento della vascolarizzazione per l’apertura di nuovi letti capillari con conseguenze benefiche sui tessuti. Su queste premesse la balneoterapia carbogassosa si rivela particolarmente utile nell'insufficienza venosa cronica anche in stadio avanzato, e nelle sindromi post-flebitiche. Il più rapido smaltimento delle tossine porterà ad un miglioramento delle condizioni dei tessuti con riduzione di dolori e gonfiori.


L’applicazione del gas per via cutanea, ampiamente diffusa in ambito termale, come precedentemente descritto, può essere effettuata anche in ambulatorio medico, in questo caso il gas viene immesso nel tessuto sottocutaneo attraverso sottili aghi.

Si usa un apparecchio collegato ad una bombola di CO2, medicale che permette l’erogazione di gas in modo controllato, programmabile in funzione delle resistenze incontrate nei tessuti del paziente.

Durante la somministrazione è evidente un “gonfiore” della cute, segno della notevole capacità di diffusione della CO2 cui segue un arrossamento con senso di calore, segno dell'attività vascolare del gas.


Sono numerose le indicazioni della carbossiterapia; giovamenti evidenti si apprezzano nei pazienti affetti da insufficienza venosa agli arti inferiori, infatti, la somministrazione sottocutanea di CO2 determina, già dalle prime sedute, un netto miglioramento della sintomatologia legata alla stasi venosa.

Un ciclo consiste, secondo la gravità dell’insufficienza, in sei/dieci trattamenti, ma dopo ognuno di essi, il paziente è in grado di avvertire e riferire, un certo benessere fisico. Si può evidenziare un miglioramento dei piccoli capillari cioè delle teleangectasie, riducendo, nel contempo, la necessità di dover ricorrere allascleroterapia. La strategia terapeutica di tale patologia che è cronica e che si avvale, oltre che dall’azione del flebologo, della terapia fisica, elastocompressiva, scleroterapica e chirurgica, è pertanto, utilmente integrata, al fine di un miglior risultato clinico ed estetico, dall’utilizzo della carbossiterapia.







Un ruolo particolare è rivestito da tale terapia, nel trattamento delle ulcere degli arti inferiori. Alla base di questa perdita di tessuto si riscontra un deficit della microcircolazione responsabile di tale temibile complicanze nel paziente affetto da insufficienza venosa degli arti inferiori così come nel diabetico.

Anche in questo caso si tratta di integrare, le opportune terapie già praticate, con cicli di dieci/dodici sedute di carbossiterapia.

Riconosciuta è l’azione della carbossiterapia sugli accumuli localizzati di grasso, che spesso sono associati alla sindrome cellulitica. Un attento esame delle pazienti rivela spesso la coesistenza di problematiche dovute ad alterazioni sia anatomiche che funzionali al piede, che determinano uno scarico venoso deficitario. Obiettivamente non si riscontrano i segni tipici della cellulite, come la pastosità cutanea, l'ipotermia, la palpazione di granulia profonda. La carbossiterapia oltre a ridurre gli accumuli adiposi, agisce a livello cutaneo migliorando, nel contempo, la “consistenza” dei tessuti. Gli accumuli di grasso, oltre che da un non corretto regime alimentare, sono provocati anche dall’alterazione del microcircolo, la rete di piccoli vasi arteriosi, venosi e linfatici, che attraversano il connettivo. Se questi funzionano male, i tessuti si alterano e le scorie si accumulano favorendo, tra l’altro, il deposito di grassi. L’anidride carbonica inverte questo processo. Iniettata localmente con un ago sottilissimo (come quello usato per le iniezioni di collagene) svolge una duplice azione: da un lato vasodilata facendo scorrere nuovamente e più velocemente il sangue nei capillari che si erano lentamente chiusi, dall’altra aumenta il drenaggio veno-linfatico ed inizia la rottura delle cellule adipose rimaneggiando il grasso in eccesso. Il sangue scorre così più velocemente, i tessuti ricevono più ossigeno, le tossine vengono smaltite e il grasso si riduce. Ovviamente è fondamentale una dieta adeguata.

La seduta dura dai 15 ai 20 minuti e non è dolorosa e i risultati si osservano velocemente e quasi subito si avverte un senso di leggerezza alle gambe. Per consolidarli sono però necessarie almeno dieci sedute da eseguire due volte alla settimana.


La carbossiterapia è anche indicata per ringiovanire il volto, soprattutto il doppio mento e il decollété, due zone particolarmente a rischio e che rivelano il passare degli anni. L’anidride carbonica, iniettata in queste aree con un ago sottilissimo, svolge una funzione antiaging, rivitalizzando i tessuti e rendendo la pelle più tonica e compatta. In pratica agisce direttamente sulla struttura dei fibroblasti. Il trattamento è indolore e di breve durata, però, deve essere eseguito da un medico.

Nella sindrome cellulitica un ruolo fondamentale riveste l'alterazione del microcircolo. Considerando l'azione microvascolare della CO2, si capisce come la carbossiterapia abbia un razionale scientifico nel trattamento di questa patologia.

La terapia degli inestetici cuscinetti viene eseguita a cadenza bisettimanale. Il dosaggio può variare secondo la gravità e l’estensione dell’inestetismo, generalmente si utilizzano diversi cc per arto. La somministrazione viene fatta iniettando il gas, nelle aree anteriori e posteriori della coscia, aree che vengono suddivise in sei quadranti, ognuno dei quali riceve un determinato quantitativo di gas. Il tempo di somministrazione riveste importanza dal momento che i flussi più lenti sono meglio accettati dalle pazienti che hanno una bassa soglia sensitiva. Un ciclo terapeutico può anche essere costituito anche da 20 sedute; si noterà una maggiore elasticità cutanea, con miglioramento della consistenza del tessuto cellulitico e riduzione dello spessore dello stesso. Durante la terapia è possibile l'insorgenza passeggera di bruciore e/o fastidio e dolenzia nel punto di iniezione o a distanza da esso; inoltre alla fine di ciascuna seduta può verificarsi una senso di peso agli arti inferiori cha ha una durata di pochi minuti. A seguito dei risultati ottenuti questa metodica è stata introdotta in diversi centri di chirurgia plastica e medicina estetica quale tecnica ancillare come complemento alla lipoaspirazione.


La somministrazione di CO2 per via sottocutanea può risultare molto utile in alcune situazioni che prevedono spasmi dei vasi come nella sindrome e nelfenomeno di Raynaud. La somministrazione di CO2 nel dorso delle mani e dei piedi, preventivamente riscaldati per ridurre il disagio, determina una riduzioni degli spasmi vasali. Si inietta il gas molto lentamente, alla comparsa di gonfiore si spinge delicatamente il gas verso le dita. Il ciclo di trattamento prevede mediamente 20-25 sedute.


In clinica dermatologica l’applicazione del gas medicale determina un più rapido miglioramento delle lesioni psoriasiche.

Una particolare e peculiare indicazione della carbossiterapia è la lipomatosi multipla simmetrica (LSM), malattia di raro riscontro, caratterizzata dall’accumulo progressivo di grosse masse adipose al collo, alle spalle, al tronco ed agli arti. Attualmente, le terapie effettuate sono, in associazione alla terapia dietetica, la terapia chirurgica associata o meno alla lipoaspirazione. Una serie di osservazioni fanno pensare che uno o più cicli di sedute di carbossiterapia prima del trattamento chirurgico permettano di ottenere un miglior risultato.

Recentemente è stata introdotta una nuova apparecchiatura che sfrutta le proprietà dell’anidride carbonica, la ICAT (idrocarbossiterapia). È una novità terapeutica che può favorire la diffusione della anidride carbonica in virtù della non invasività (senza aghi) della metodica che risulterà essere maggiormente accettata dal paziente. La novità è la possibilità di somministrare il gas per via percutanea in ambiente ambulatoriale. La somministrazione percutanea dell’anidride carbonica fino ad oggi era possibile effettuarla solo in regime termale. Le principali indicazioni cliniche della ICAT (idrocarbossiterapia) sono le malattie delle arterie, la cellulite, la adiposità localizzata. L’apparecchiatura permette la somministrazione della CO2+ acqua carbonica per via percutanea. Si mescola la CO2 con acqua, il tutto successivamente è sottoposto all’azione degli ultrasuoni che permettono il passaggio del composto dallo stato liquido allo stato gassoso. La miscela così ottenuta è spinta attraverso un tubo in un sacco di plastica dove è stato inserito il paziente da trattare, il sacco viene chiuso in vita.


Apparecchiatura per ICAT (idrocarbossiterapia)

La carbossiterapia è una metodica poliedrica, varie infatti sono le situazione patologiche che si giovano di questo gas, inoltre, la notevole sicurezza osservata nelle stazioni termali e negli ambulatori medici, ha permesso un rapido diffondersi.

La possibilità di impiego non cruento è poi aumentata dalla nascita della ICAT, in tal modo si possono trattare anche pazienti estremamente sensibili. La carbossiterapia può quindi rappresentare una metodica che si affianca agli altri presidi terapeutici classici nel trattamento di svariate patologie, dalla cellulite alla malattie delle arterie per finire alla lipomatosi multipla.
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Bibliografia


- Brandi C., Grimaldi L., Bosi B., Dei I., D'Aniello C., Stanghellini E., Alessandrini C. Carbossiterapia ed adiposità modello di valutazione clinico-sperimentale. Dati preliminari in La Medicina Estetica, Anno 25, n° 1.

- Brandi C., Grimaldi L., Bosi B., Dei I., Malatesta F. Il ruolo della carbossiterapia come complemento alla lipoaspirazione in La Medicina Estetica, Anno 26, n° 1.

- Basse P., Lohman M., Hovgaard C. Multiple Symmetric Lipomatosis, Acta. Chir. Plast, 33,204, 1991

- Hartmann B.R., Bassenge E., Pittler M. Effect of carbon dioxide enriched water on the cuoutaneous microcirculation and oxygen tension in the skin of the foot.Angiology 48,957,1997.

- Bartoletti C.A., Maggiori S., Tommaselli F. La cosiddetta cellulite in Quaderni di Medicina Estetica Vol. 1 Società Italiana di Medicina Estetica.

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