Il golpe è ormai scongiurato ma la tensione è ancora altissima in Turchia, dopo la lunga notte di scontri ad Ankara e Istanbul tra militari golpisti e forze leali ad Erdogan, con un bilancio ancora provvisorio di oltre 200 morti e 1.150 feriti, e l’arresto di oltre 2.800 militari che hanno preso parte al tentativo di prendere il potere, e per i quali c’è chi caldeggia l’ipotesi della pena di morte con l’accusa di tradimento, anche se la pena capitale attualmente non prevista dall’ordinamento turco.
Ma secondo l’opposizione turca, nella persona di Deniz Baykal, una delle più autorevoli personalità della politica turca, il tentato colpo di stato sarebbe in realtà una messinscena, organizzata proprio da Erdogan e dai suoi fedeli, per sdoganare il cambiamento della Costituzione turca, eliminando la laicità dello stato e riscrivendola seguendo i dettami islamici, e per rafforzare il suo potere, introducendo il presidenzialismo.
L’esercito turco garante della laicità dello stato
Quello di ieri se fosse andato a buon fine, sarebbe stato il 5° colpo di stato realizzato in Turchia dai militari dal 1960 ad oggi, sempre con la motivazione ufficiali di “ristabilire la laicità dello Stato” – di cui l’esercito turco è ritenuto il garante – e “ripristinare la democrazia”. Ma ieri le cose sono andate diversamente rispetto al passato. A fare la differenza l’appello trasmesso da Erdogan attraverso Facetime, che ha invitato i cittadini a scendere in piazza, ma anche il sostegno di molti Imam, da sempre grandi sostenitori di Erdogan, che da quando è al potere ha “islamizzato” la Turchia approvando numerose leggi applaudite dall’ala più radicale dell’Islam.
La polizia turca inoltre si è schierata sin dall’inizio con il presidente, scontrandosi con i militari. Erdogan da quando è al potere ha aumentato gli stipendi e le dotazioni della polizia, ufficialmente per fare fronte alla minaccia terroristica, ma anche per controbilanciare il potere dell’esercito turco, sul quale i governi hanno un’influenza più limitata rispetto alle forze di polizia.
Le accuse di Deniz Baykal
Uno dei più autorevoli leader dell’opposizione, Deniz Baykal, ex segretario del partito repubblicano turco Chp e politico di lungo corso, ha accusato apertamente il presidente turco di aver organizzato una messinscena, per spianare la strada alla riforma della Costituzione in senso islamista, e per aumentare il suo potere personale, realizzando l’agognato presidenzialismo che gli consegnerebbe nelle mani il potere esecutivo.
http://ununiverso.altervista.org/
Fonte: it.blastingnews
L’esercito turco garante della laicità dello stato
Quello di ieri se fosse andato a buon fine, sarebbe stato il 5° colpo di stato realizzato in Turchia dai militari dal 1960 ad oggi, sempre con la motivazione ufficiali di “ristabilire la laicità dello Stato” – di cui l’esercito turco è ritenuto il garante – e “ripristinare la democrazia”. Ma ieri le cose sono andate diversamente rispetto al passato. A fare la differenza l’appello trasmesso da Erdogan attraverso Facetime, che ha invitato i cittadini a scendere in piazza, ma anche il sostegno di molti Imam, da sempre grandi sostenitori di Erdogan, che da quando è al potere ha “islamizzato” la Turchia approvando numerose leggi applaudite dall’ala più radicale dell’Islam.
La polizia turca inoltre si è schierata sin dall’inizio con il presidente, scontrandosi con i militari. Erdogan da quando è al potere ha aumentato gli stipendi e le dotazioni della polizia, ufficialmente per fare fronte alla minaccia terroristica, ma anche per controbilanciare il potere dell’esercito turco, sul quale i governi hanno un’influenza più limitata rispetto alle forze di polizia.
Le accuse di Deniz Baykal
Uno dei più autorevoli leader dell’opposizione, Deniz Baykal, ex segretario del partito repubblicano turco Chp e politico di lungo corso, ha accusato apertamente il presidente turco di aver organizzato una messinscena, per spianare la strada alla riforma della Costituzione in senso islamista, e per aumentare il suo potere personale, realizzando l’agognato presidenzialismo che gli consegnerebbe nelle mani il potere esecutivo.
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