mercoledì 13 luglio 2016

TUMORI, NANOPARTICELLE ‘KAMIKAZE’ IN ORO CONTRO NEOPLASIE





Un’innovativa metodica per caricare con nanoparticelle d’oro le cellule immunitarie, che diventano cosi’ in grado di localizzare i tumori e distruggerli con una sorta di ‘bomba’, è stata messa a punto da un team di ricercatori del CNR e sperimentata in colture cellulari e modelli biologici.

Veicolare agenti diagnostici e terapeutici nell’organismo umano sfruttando una delle caratteristiche più insidiose delle cellule tumorali, la loro abilità di asservire il sistema immunitario alla propria proliferazione e diffusione: questo è cio’ che è riuscita a realizzare l’equipe del Consiglio nazionale delle ricerche dell’Istituto di fisica applicata (Ifac-Cnr), in collaborazione con colleghi dell’Istituto di fisiologia clinica (Ifc-Cnr) e del Dipartimento di scienze biomediche sperimentali e cliniche dell’Università di Firenze. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Advanced Functional Materials.





le nanoparticelle di oro vengono intrappolate della cellule tumorali. Poi verranno attivate con luce laser, fungendo da detonatore remoto, inducendo effetti deflagranti all’interno del tumore distruggendolo. Questa terapia non avrà effetti collaterali sul paziente


“L’obiettivo terapeutico è quello di intercettare quelle cellule immunitarie, come i macrofagi, che accorrono in soccorso alle cellule tumorali, estrarle dal paziente e caricarle di nano-particelle d’oro affinchè funzionino da nano-traccianti e ‘nano-bombè”, spiega Fulvio Ratto dell’Ifac-Cnr, primo autore del lavoro. “Quindi le cellule cosi’ trattate verranno re-iniettate nel sangue del paziente, per fare si’ che proseguano il proprio cammino verso l’ambiente tumorale. Infine, le nanoparticelle che esse trasportano verranno attivate con luce laser, come un detonatore da remoto, per indurre effetti deflagranti all’interno del tumore”.



I nanocilindri d’oro sviluppati dall’equipe guidata dall’Ifac-Cnr sono capaci di emettere ultrasuoni oppure di surriscaldarsi a seconda del laser impiegato. “Abbiamo verificato che i macrofagi caricati con centinaia di migliaia di nanoparticelle, mantengono molte loro funzioni biologiche, tra cui soprattutto la predisposizione a migrare verso l’ambiente tumorale”, specifica Fulvio Ratto.



“Inoltre, mediante uno strumento simile ad un ecografo clinico – prosegue Luca Menichetti, ricercatore di Ifc-Cnr – è stato possibile individuare e localizzare con elevata precisione le nanoparticelle nei tessuti biologici sede del tumore. A questo punto, illuminando la regione con un laser a diodo di bassa potenza, è possibile provocarne in modo controllato il surriscaldamento e determinare un danno irreversibile alle cellule tumorali”.

Gli esperimenti condotti finora in colture cellulari e modelli biologici hanno dimostrato la fattibilità di questo approccio, aprendo nuovi scenari terapeutici nella battaglia contro il cancro. “La metodica prospetta una medicina veramente personalizzata, basata sulle cellule immunitarie che il paziente sviluppa in risposta allo specifico tumore”, conclude Roberto Pini, direttore dell’Ifac-Cnr e coordinatore del gruppo di ricerca. “La strada è pero’ ancora lunga: sarà infatti necessaria una complessa fase di test preclinici, prima di poter applicare questa metodica sull’uomo. Tuttavia, riteniamo che le sinergie tra nanotecnologie, fotonica e biologia cellulare – le discipline alla base di questo studio – abbiano grandi potenzialità per fornire uno strumento efficiente e versatile per la diagnosi e la cura di molti tumori”.

Redazione Segnidalcielo


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