lunedì 10 ottobre 2016

NARCISISMO PATOLOGICO







Un deficit nella capacità di provare empatia è il sintomo di una patologia che il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (D.S.M.) definisce: disturbo narcisistico di personalità.
Questa disfunzione è caratterizzata da una percezione di sé eccessiva e carica di importanza, che gli esperti chiamano: sé grandioso.

Chi soffre di un disturbo narcisistico della personalità manifesta una forma di egoismo profondo di cui non è consapevole e che, dal punto di vista clinico, nasconde una grave difficoltà nel coinvolgimento affettivo.
Per formulare questa diagnosi gli psichiatri e gli psicologi si basano su cinque caratteristiche precise, che le persone affette dal disturbo narcisistico manifestano in situazioni e relazioni diverse:

una percezione esagerata del proprio valore

la convinzione di essere speciali e superiori

una modalità predatoria di rapportarsi al mondo, in cui lo scarso impegno personale è unito alla pretesa di ricevere più di quello che si dà

la certezza di un’insindacabile supremazia che autorizza a usare gli altri per raggiungere i propri scopi, senza provare alcun rimorso

l’incapacità di identificarsi con la sofferenza di chi si ha di fronte
Le persone che soffrono di questa patologia occultano dietro l’esagerata valorizzazione di sé una mancanza di empatia e l’impossibilità di immedesimarsi nei vissuti degli altri (che considerano passibili di qualsiasi sopruso), sono convinti che tutto sia loro dovuto e diventano sprezzanti e crudeli quando questo non si verifica.
Il loro indiscutibile senso di diritto unito alla mancanza di sensibilità sfocia nello sfruttamento e nell’abuso.
Il disturbo narcisistico della personalità descrive con chiarezza la patologia degli esseri umani nella relazione con le altre creature viventi e con il pianeta.
L’incomprensione dell’alterità, che caratterizza questa disfunzione, è il sintomo di un’inabilità alla reciprocità, che confina la specie umana dentro una pericolosa scissione dall’ecosistema, rendendoci incapaci di costruire relazioni produttive con le altre forme di vita.
Come insegna l’Etologia Relazionale, la biodiversità è un valore imprescindibile per la sopravvivenza e per la corretta evoluzione della vita.
“Il nostro pianeta sta affrontando la sesta estinzione di massa, una straordinaria quanto terrificante perdita in termini di biodiversità, la prima nella storia della vita sul pianeta Terra a essere stata alimentata dall’attività diretta di una specie animale (l’uomo). Crediamo che sia fondamentale capire che siamo tutti coinvolti e co-responsabili in questo scenario, le cui dinamiche non possono essere ignorate se si vuole costruire un rapporto consapevole con le altre specie, su scala intersoggettiva e globale.”
Lo sostiene Myriam Jael Riboldi, fondatrice della Scuola di Etologia Relazionale.
“Amare le specie diverse dalla nostra è un punto di partenza fondamentale, ma l’amore non basta: occorre avvicinare il maggior numero di persone possibile a una conoscenza consapevole, empatica, profonda e più rispettosa del mondo animale. È indispensabile prestare una maggiore attenzione al valore dell’individualità e delle caratteristiche etologiche, e alle dinamiche che possono modificarne le espressioni in ambito relazionale.”

L’Etologia Relazionale ha identificato con chiarezza la patologia narcisistica che affligge l’umanità e lavora per reinserire la percezione emotiva ed empatica nelle relazioni tra l’uomo e gli altri animali.
Quest’approccio sostiene l’importanza di una visione biocentrica, libera dalla patologia narcisistica e capace di porre la vita stessa, e non l’uomo, al centro delle relazioni.
Ma superare il disturbo narcisistico della personalità richiede al partner umano un intenso sforzo nella direzione della conoscenza di sé (autenticità) e nella ricerca della propria sensibilità.
“Nel momento in cui gli esseri viventi entrano in rapporto tra loro, si attiva un processo che influenza le componenti mentali, emozionali ed empatiche, modificando, di fatto, i comportamenti di tutti i soggetti coinvolti.”
“Interpretare i comportamenti specie specifici senza comprendere la catena di eventi emotivi ed energetici che s’innesca quando si entra nella sfera relazionale, rischia di fornire una visione parziale di ciò che realmente accade e di sprecare i valori della conoscenza, dello scambio e della reciprocità.”
Malato di narcisismo e convinto della propria patologica superiorità, l’essere umano annienta l’empatia e agisce come se le altre creature fossero strumenti al servizio del suo piacere e dei suoi bisogni.
In questo modo aliena in se stesso la comprensione della realtà e costruisce un mondo privo dell’intelligenza emotiva necessaria a sostenere la vita.
Mentre le altre specie rispettano gli equilibri indispensabili al mantenimento dell’ecosistema, la razza umana distrugge la convivenza naturale con le altre forme di vita, annichilendo nella propria psiche il senso di appartenenza che caratterizza l’esistenza e camminando a grandi passi verso la distruzione.
Nascono così le innumerevoli sintomatologie che ammalano l’umanità e che sono sconosciute alle altre specie viventi: attacchi di panico, depressione, depersonalizzazione, manie di persecuzione… prendono forma da una morbosa mancanza di empatia e alimentano la violenza e la paura.
L’insensibilità tipica del disturbo narcisistico di personalità, amplifica nell’io il senso del proprio valore, deformando la percezione della realtà e alimentando un egocentrismo malato che nasconde l’angoscia e l’incapacità a costruire relazioni proficue, amorevoli e costruttive.
La paura di incontrare chi appartiene a una razza diversa, spinge l’essere umano a sfuggire la conoscenza e le relazioni interspecifiche, nascondendosi dietro un senso di superiorità esagerato, ma questo evitamento genera la patologia del narcisismo e quell’egocentrismo indiscutibile che impedisce la comprensione del dolore facendo lievitare la violenza.
Razzismo, specismo, bullismo, nonnismo, maschilismo, pedofilia, omofobia, guerre e crudeltà di ogni genere hanno origine dalla mancanza di empatia e dall’incapacità di fare relazione, e costruiscono il mondo della brutalità in cui viviamo.
Solo prendendo coscienza della nostra patologica superiorità, diventa possibile mettere fine alla distruzione del pianeta e realizzare una società in cui le relazioni inter e intra specifiche conducano a una conoscenza rispettosa delle esigenze di tutti.

“E’ necessario riconoscere il valore della diversità e dell’individualità di ogni singolo individuo e immergersi in una modalità di osservazione libera da pregiudizi ma anche svincolata da aspettative e da proiezioni, tipicamente antropocentrate. L’esperienza relazionale deve essere contestualizzata nel “qui e ora”, in cui la nostra viva partecipazione deve risultare consapevole e responsabile. La dinamica relazionale è in grado di modificare gli stati interiori e i comportamenti di tutti i soggetti coinvolti in questo tipo di processo.”
Per cambiare il mondo è indispensabile curare il disturbo narcisistico di personalità che si annida nella psiche di ognuno di noi, e vivere una relazione sana tra la nostra e le altre specie viventi.
Solo così si potrà realizzare una cultura capace di accogliere la diversità riconoscendone la ricchezza e il valore, e sostenere la fratellanza.
Tra tutte le creature.
Carla Sale Musio

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