La nostra vita diventa una corsa senza meta,giriamo in tondo,come fossimo legati ad una corda
Descriviamo traiettorie circolari, senza più distinguere la partenza dall’arrivo.
Chi invece ha una vita lavorativa identificabile con i quadranti di destra,ha per così dire,delle abilità,diremo quasi genetiche.
Questo però deve indurci una riflessione,
perché tali abilità non vengono insegnate a scuola?
Perché la scuola ci indirizza verso il traguardo del posto fisso, e non invece verso quelle mete che ci darebbero la libertà finanziaria?
Il lavoro che va e viene, flessibile, precario, rischioso, frenetico, ogni giorno una scelta, ogni volta una scommessa.
Niente più Stato che ti coccola dalla culla alla tomba.
Niente certezze. Mobilità.
C’è un’intera generazione che ha fatto i conti con questa storia. Si sono adeguati. Si sono convinti che si può convivere con l’incertezza.
Qualcuno ha avuto paura, qualcun’altro ha pensato che questa vita in bilico è meno noiosa di quella dei padri. Quasi tutti si sono rassegnati al corso delle cose……questi sono i tempi.
Il posto fisso è un valore?
«No, per niente. È un disvalore».
Questo è il punto.
La cultura del posto è diversa dalla cultura del lavoro».
«La cultura del lavoro è ricerca, passione, intrapresa, coraggio, orgoglio. È apertura, confronto col mondo
.
Il posto fisso è qualcosa che ti arriva dall'alto, quasi un residuo feudale. È lo Stato che distribuisce ai sudditi i suoi favori. È un sistema rigido che ti segue in ogni istante della tua vita».
Una volta il posto fisso ti regalava una vita stabile,ora non è così, ora è solo un’illusione.
Il posto fisso era uno dei termini di un’equazione che teneva in piedi un mondo fondato sulla stabilità: casa, famiglia, lavoro, territorio.
Era il mondo senza divorzio, solido, dove bene o male non lasciavi mai il tuo paese, non viaggiavi, andavi a Roma o Venezia solo in viaggio di nozze. C’era meno incertezza, ma anche meno crescita, meno ricchezza: e non solo sul piano economico, ma soprattutto su quello culturale. Il paradosso è questo: quell’equazione è saltata e l'unico pezzo che è rimasto in piedi, in Italia, è proprio il posto fisso».
« Il posto fisso ci impoverisce nella testa, nel modo di guardare il mondo. L’effetto è che il lavoro debba venire a noi. È la logica dell'attesa. Tu stai lì e aspetti, lamentandoti, e anche quando ti va bene ,dimentichi di riflettere sul fatto che, qualcuno ha deciso in tuo luogo che vali 1000/2000€al mese, di fatto ti ha messo il bicchiere in testa
Senza accorgertene ti sei trasformato in una piccola pulce, capace di spiccare balzi anche di 200 volte la sua lunghezza ,ma che dopo un po’ che l’hanno imprigionata in un bicchiere ,non proverà neanche più a spiccare balzi.
Il tuo cervello ha fatto delle neuro-associazioni il cui risultato sono dei limiti o barriere che puoi rimuovere solo con incredibili sforzi
Ciao a domani
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