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L’europarlamentare
danese Jens-Peter Bonde ha dichiarato: “Non ricordo un singolo esempio
di legge nazionale che non potrà essere influenzato dal Trattato di
Lisbona”.
L’europarlamentare
danese Jens-Peter Bonde ha dichiarato: “Non ricordo un singolo esempio
di legge nazionale che non potrà essere influenzato dal Trattato di
Lisbona”.
Sarebbe naturale pensare che nei nuovi Stati Uniti
d’Europa, verso i quali il Trattato ci spinge, saranno i rappresentanti
eletti dal popolo a fare le leggi, come ovvio. Invece no. Il potere
legislativo del nuovo super Stato, come accade già oggi nella meno
vincolante UE, sarà ad esclusivo appannaggio di 1) La Commissione
Europea che proporrà le leggi, ma che non è direttamente eletta da noi,
2) Il Consiglio dei Ministri che voterà le leggi, neppure esso
direttamente eletto dai cittadini. Il Trattato, inoltre, darà alla
Commissione un elevato potere di legiferare per decreto, e le sue
decisioni saranno
persino vincolanti sulle Costituzioni dei Paesi membri.
Siamo italiani, tedeschi, olandesi o spagnoli, ma col Trattato
diventeremo “in aggiunta” cittadini del super Stato d’Europa (Art. 17b.1
TEC/TFU). Attenzione qui: finora, le regole della UE stabilivano che
noi eravamo cittadini europei “come corredo” alla nostra cittadinanza
nazionale. Il termine “aggiunta” è usato nel Trattato per esprimere una
doppia nazionalità a tutti gli effetti, con però un gigantesco ma:
dovete sapere che i diritti e i doveri di questa nostra nuova
nazionalità saranno superiori a quelli stabiliti dalle nostre leggi
nazionali in ogni caso dove vi sia un conflitto fra di essi, e questo
per la sancita superiorità delle leggi dell’Unione rispetto a quelle
nazionali e persino rispetto alle nostre Costituzioni. Al di là del
merito, è inquietante sapere che potremmo essere obbligati a fare cose
non previste dalle nostre leggi, senza aver avuto alcuna voce in
capitolo, come al solito.
Il Presidente della nuova Unione non sarà eletto dal popolo come negli USA
E’ anche vero che certa barbarie e mediocrità a tutto campo degli
italiani rendono impossibile capire dove sia la padella e dove la brace,
ovvero se ci farà più male entrare nell’Europa di Lisbona o rimanere
l’Italia sovrana di oggi. La risposta sarebbe né l’una né l’altra,
certo, ma il rischio per noi italiani di combattere e vincere la
battaglia contro l’inganno del Trattato, è poi di ritrovarci qui a
soffocare nella melma italica senza neppure l’Europa a mitigarla. Questo
va detto per onestà.
Questa macchina va fermata e la parola va
restituita a noi, i cittadini, attraverso i referendum, come accade in
Irlanda. Il Trattato di Lisbona pone 500 milioni di esseri umani in
bilico fra due possibilità: un dubbio progresso, o la probabile caduta
in un abisso di dominio degli interessi di pochi privilegiati su un
oceano di cittadini con sempre meno diritti essenziali. Sto parlando di
te, di me, di noi persone.
Siamo italiani, tedeschi, olandesi o spagnoli, ma col Trattato diventeremo “in aggiunta” cittadini del super Stato d’Europa (Art. 17b.1 TEC/TFU). Attenzione qui: finora, le regole della UE stabilivano che noi eravamo cittadini europei “come corredo” alla nostra cittadinanza nazionale. Il termine “aggiunta” è usato nel Trattato per esprimere una doppia nazionalità a tutti gli effetti, con però un gigantesco ma: dovete sapere che i diritti e i doveri di questa nostra nuova nazionalità saranno superiori a quelli stabiliti dalle nostre leggi nazionali in ogni caso dove vi sia un conflitto fra di essi, e questo per la sancita superiorità delle leggi dell’Unione rispetto a quelle nazionali e persino rispetto alle nostre Costituzioni. Al di là del merito, è inquietante sapere che potremmo essere obbligati a fare cose non previste dalle nostre leggi, senza aver avuto alcuna voce in capitolo, come al solito.
Il Presidente della nuova Unione non sarà eletto dal popolo come negli USA
E’ anche vero che certa barbarie e mediocrità a tutto campo degli italiani rendono impossibile capire dove sia la padella e dove la brace, ovvero se ci farà più male entrare nell’Europa di Lisbona o rimanere l’Italia sovrana di oggi. La risposta sarebbe né l’una né l’altra, certo, ma il rischio per noi italiani di combattere e vincere la battaglia contro l’inganno del Trattato, è poi di ritrovarci qui a soffocare nella melma italica senza neppure l’Europa a mitigarla. Questo va detto per onestà.
Questa macchina va fermata e la parola va restituita a noi, i cittadini, attraverso i referendum, come accade in Irlanda. Il Trattato di Lisbona pone 500 milioni di esseri umani in bilico fra due possibilità: un dubbio progresso, o la probabile caduta in un abisso di dominio degli interessi di pochi privilegiati su un oceano di cittadini con sempre meno diritti essenziali. Sto parlando di te, di me, di noi persone.
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