l presidente Olafur
Ragnar Grimsson sulla ripresa dell’economia dell’isola, che tanto dipendeva dal
sistema finanziario: dopo 4 anni Pil +3% e disoccupazione scesa al 5%.
NEW YORK (WSI) –
L’Islanda ha permesso che le sue banche facessero bancarotta, come succederebbe
a qualsiasi altra societa’ in un sistema capitalistico ben funzionante. “Anche
se le dimensioni sono diverse rispetto agli Stati Uniti – ha detto in
un’intervista a Fox news il quinto presidente della piccola nazione del nord
Europa, Olafur Ragnar Grimsson, – le caratteristiche di base sono molto simili
e quindi si potrebbero applicare soluzioni simili” anche in Europa e Stati
Uniti. Approfittando anche dei ridotti intrecci del suo sistema finanziario con
l’estero, limitati agli istituti inglesi e olandesi, il governo islandese ha
lasciato fallire le sue banche e quattro anni dopo l’economia e’ tornata a
crescere (Pil +3%), mentre al 5% la disoccupazione non rappresenta piu’ un
problema. “Non ho mai capito come mai le banche sono sacre, mentre le altre
societa’ vengono lasciate fallire”, ha proseguito l’ex ministro delle Finanze.
“Perche’ quando un istituto di credito fallisce, i contribuenti devono pagare?”
“Andando contro questa visione ortodossa, siamo riusciti a rilanciare
l’economia”. Ma il percorso per arrivarci non e’ stato facile. “Non dovremmo
dimenticare che per i cittadini e’ stata molto dura, molte famiglie hanno perso
le loro case e visto depauperare i propri risparmi”, ha ricordato l’ex membro
del Consiglio economico. Il segreto e’ dare pieni poteri ala gente. E non far
pagare a loro gli errori commessi da qualche dirigente finanziario.
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