Saremo guariti? Forse lo spread non significa oramai più nulla, i nostri problemi son risolti, il debito ricomprato e quindi ora non dobbiamo più temere quel fatidico numeretto. Oppure… oppure il fatidico numeretto non ha mai misurato un bel nulla in realtà: era solo lo strumento della shock economy, attraverso il quale ci è stata fatta ingerire a forza l’austerità del governo “sobrio”. Così, qual è ora il destino dello spread? Tornare nel cassetto della Storia? Forse, ma è lecito temere che in quel cassetto sia destinato a restarci poco. Ci sono le elezioni tra meno di un mese. E dopo le elezioni si dovrà fare un governo. Non certo un governo che piaccia a noi, quando mai, mica vige la democrazia qui: un governo che piaccia all’Eu e ai soliti mandanti finanziari internazionali.
L’ha minacciato Monti proprio ieri, «Una nuova manovra? Dipende da come andrà il voto». Se non votate come vuole lui e i suoi compagni di merende, vi beccate una nuova manovra lacrime e sangue. In quel caso, lo spread sarà rispolverato e tornerà utile per terrorizzarci di nuovo. Mi aspetto uno spread a 500 subito dopo le elezioni, onde forzare un governo d’emergenza mappazzone a “salvarci dal baratro” per la seconda volta. Un baratro finto, ma noi siamo ben addestrati a credere alle frottole.
(Debora Billi, “Monte Paschi: e lo spread? Niente paura, si risveglia il 26 febbraio”, dal blog “Crisis” del 29 gennaio2013).
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