Cosa si aspettano i tedeschi dalle elezioni italiane del febbraio 2013? Dopo tanti anni di
Berlusconi, ancora impantanata in una crisi che rischia di diventare un
vortice per tutto il continente, l’Italia non è mai stata tanto discussa
all’estero. Come dovrebbe essere un esecutivo in grado di lavorare insieme ai
tedeschi? Davvero la Germania crede che l’austerity possa funzionare? Per
ripetere un vecchio cliché, è vero che i tedeschi non ci stimano, ma ci
amano?
Ulrike Herrmann è corrispondente economica per il quotidiano “Tageszeitung”,
orientato storicamente su posizioni di sinistra fin dalla sua fondazione
come progetto autonomo nella Berlino Ovest del 1978. Dall’esplosione della
crisi, la Herrmann ha intrapreso una battaglia contro ciò che ella
ritiene essere il “mainstream culturale tedesco” sulle cause dei problemi
del continente. Non giustifica il successo tedesco solo con la qualità delle
imprese nazionali: ritiene che la cattiva distribuzione dei redditi in
Europa – così come in Germania – dipenda da precisi problemi di gestione,
di cui i tedeschi non si vogliono rendere conto.
Nell’intervista con Linkiesta, Ulrike Herrmann mostra un volto poco noto della Germania: quello di un
paese che s’interroga sul proprio essere morale e sul suo ruolo nel continente.
Se l’euro ha avvantaggiato le esportazioni tedesche, e se i problemi
strutturali europei hanno messo in crisi i debiti nazionali di Italia, Spagna
e Grecia, i tedeschi devono essere pronti a rinunciare a parte del proprio
successo per evitare il tracollo generale.
La Herrmann è anche autrice di un libro sul declino della classe media (Hurra, wir dürfen zahlen. Der
Selbstbetrug der Mittelschicht. Westend Verlag, 2010), in cui si denuncia come
il successo tedesco sia avvenuto al costo di una nuova questione
economica: quella della polarizzazione della società. Nella sua intervista
non impiega mai le mezze misure: se i tedeschi non vogliono capire le sue idee
“sono stupidi”. Rivolge uno sguardo severo al processo di
“americanizzazione” in atto nel mondo tedesco.
Soprattutto, vuole tentare di “aprire gli occhi” anche
agli italiani. Se l’Italia uscisse dall’euro, ciò sarebbe
terribile per la Germania. Questa sarebbe un’”arma di ricatto” che potrebbe
consentire al prossimo premier italiano di negoziare una nuova posizione
per l’Italia in Europa, abbandonando il rigore dell’austerity, che non
riuscirà a risolvere i problemi.
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