Circa tre mesi, le reti di monitoraggio
dell'Osservatorio Vesuviano del INGV registrarono una "variazioni significative
dei parametri sismici, geochimici e di deformazione del suolo rispetto ai
livelli ordinariamente registrati". Ora, a rincarare la dose sulle
prospettive di un possibile risveglio dei Campi Flegrei è il geologo russo
Vladimir Kir'janov, docente della facoltà di geologia dell'Università statale
di San Pietroburgo.
Secondo le informazioni riportate da “La Voce della
Russia”, pare che l'area vulcanica dei Campi Flegrei si stia alzando di tre
centimetri sul livello del mare ogni anno. Microterremoti e accumulazioni di
gas nel terreno fanno temere che il vulcano si stia preparando ad eruttare.
I Campi Flegrei sono una vasta area di natura
vulcanica situata a nord-ovest della città di Napoli; Nella zona sono tuttora
riconoscibili almeno ventiquattro tra crateri ed edifici vulcanici, alcuni dei
quali presentano manifestazioni gassose effusive (area della Solfatara) o
idrotermali (ad Agnano, Pozzuoli, Lucrino). [Che cosa succederebbe se i Campi Flegrei eruttassero?].
Sulla base degli ultimi dati disponibili, che mostrano
un sollevamento del suolo rispetto al livello del mare, Kir'janov manifesta le
sue preoccupazioni alla Voce della Russia:
“Se il sollevamento avviene in maniera regolare,
allora è probabile che sia in corso il riempimento della camera magmatica e per
questo si sta sollevando il terreno sopra di essa. I Campi Flegrei sono un
supervulcano, come anche Yellowstone negli Stati Uniti e Toba in Indonesia, che
eruttano più di mille chilometri cubici di magma che provocherebbero eruzioni
catastrofiche. [Strani segnali dalla camera magmatica di Yellowstone].
Nella regione dei Campi Flegrei è avvenuta una grande
eruzione circa 30-40 mila anni fa. La cenere vulcanica che ne risultò si trova
ancora adesso nel Mar Mediterraneo, in Bulgaria, in Ucraina e persino nel
territorio russo. Ora sta avvenendo l'ennesimo riempimento della camera
magmatica e prima o poi l'eruzione potrebbe succedere”.
Ma se così fosse, sarebbe possibile prevedere quando
potrebbe avvenire la prossima eruzione? Come spiega Natalja Kovalenko nel suo
articolo, le eruzioni dei supervulcani sono talmente rare che gli scienziati
non possono dire quanto tempo possa passare tra i segnali iniziali e lo scoppio
vero e proprio.
“Si tratta di un presagio piuttosto a lungo termine:
potrebbe riempirsi per decenni, anche centinaia di anni. Non è un problema
attuale, molte montagne crescono di cinque centimetri all'anno, è un processo
naturale in geologia”.
La zona dei Campi Flegrei, negli anni settanta dello scorso
secolo, ha giù sperimentato il fenomeno del bradisismo, un lento sollevamento e
abbassamento del terreno, che in tre anni sollevo il livello del suolo di un
metro e mezzo, provocando crepe su molte case.
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