giovedì 28 febbraio 2013

L’EUROPA SI FACCIA I CASI SUOI




Per onestà:il titolo originale era:”l’Europa si faccia i Cazzi suoi“, perché solo nei romanzi del settecento e nei fondi di Scalfari si utilizza “casi” al posto di “cazzi”. Però, questo sito ha iniziato ad avere un gran seguito su twitter, dove la parola “cazzo”, benché molto popolare e tanto utilizzata, non ha grande fama al punto che alcuni la mascherano con i geroglifici tipo: c!%%#, altri la scrivono con la chiocciolina e le x, manco fosse una specie di indirizzo di posta pornografica: c@xxo e tanti mettono la c puntata che, se vogliamo, è la forma semanticamente più rozza perché non la distingue da “culo” il quale con la c puntata ha la stessa grafia.
Per non offendere le sensibilità altrui, per quanto a volte appaiano un tantino ipocrite, stamattina si è riunito il comitato di redazione di mentecritica che, mentre si lavava i denti, ha deciso di non usare più “cazzi” nei titoli, ma di rifugiarsi in un’elegante perifrasi che avvicina questo sito all’eccellente livello qualitativo dei grandi quotidiani nazionali, quelli dove lavorano i giornalistoni veri che durante queste ultime due settimane si sono grandemente distinti reggendo i microfoni ai politici mentre i suddetti facevano dichiarazioni senza contraddittorio e incazzandosi solo con Grillo, l’unico con il quale si risvegliava l’orgoglio professionale che gli imponeva di fare “domande imbarazzanti”

Ciò doverosamente premesso, è tempo di passare dall’introduzione alla sostanza della narrazione (vocabolo sul quale Vendola potrebbe stabilire una sorta di copyright perché prima della gloria guadagnata nelle sue performance era relegato alle recensioni di film e romanzacci da quattro soldi).

Ieri ho ricevuto un pacco. Da quando ho lasciato la mia città natale, i miei anziani genitori si sono convinti che presso la mia attuale residenza non siano reperibili vettovaglie di livello qualitativo adeguato allo standard nel quale mi hanno cresciuto per quanto questo abbia provocato una pericolosa predisposizione ad una mostruosa eccedenza ponderale. Le loro preoccupazioni non trovano adeguato riscontro nella realtà. Tutto sommato qui, se si ignorano i prezzi strabilianti di frutta e verdure fresche, se i dolci sono proibiti pena coma glicemico, se al posto del pane si preferisce una specie di semilavorato che assomiglia alternativamente a un cracker muffo o a un chewing gum che completa il processo di lievitazione nello stomaco, se per pasta si intende esclusivamente penne (nell’emozionante variante liscia e rigata), se alla mozzarella fresca di bufala si preferisce un prodotto industriale grumoso e gelido dall’oscura origine casearia, si mangia discretamente bene.


Ho più volte tentato di rassicurali con precise considerazioni che includevano una valutazione della derivata del peso rispetto al tempo, ma i miei vecchi genitori non amano essere contraddetti e, con una certa periodicità mi indirizzano dei pacchetti che ho affettuosamente denominato della “croce rossa”.

Il pacco di ieri era imballato, come al solito, alla perfezione. Mio padre è convinto, non a torto, che i corrieri non abbiano il minimo rispetto per i colli che sono affidati alle loro “cure” e, per qualche strano motivo, pensa che usare un intero rotolo di adesivo per pacchi, possa essere un sistema per evitare danneggiamenti. Quando, però, ho telefonicamente ringraziato la croce rossa elencando puntualmente le cibarie per mostrare la mia riconoscenza da profugo, è emerso che tra la mia distinta e quella di mio padre c’era una sostanziale differenza: mancavano un pezzo di prosciutto di Parma e un tocco di parmigiano. Dopo un’analisi dell’imballaggio, ho scoperto che era stato chirurgicamente aperto, il contenuto esaminato, prelevati i due elementi di maggior valore economico e accuratamente richiuso per evitare contestazioni al momento della consegna al destinatario. Qualcuno di SDA aveva deciso che quelle cose potevano aggravare la mia condizione di salute e ha deciso di tenermi a dieta.
Due anni fa, quando mi sono trasferito, ho avuto un’esperienza addirittura peggiore con un altro corriere: TNT. Ho spedito 44 colli in un’unica spedizione, dieci dei quali mi sono arrivati come se fossero stati lanciati dal terzo piano. Un danno di oltre 2000 euro.

Uscendo dal personale e cercando di generalizzare il discorso, la faccenda è questa: da tempo la strategia nella produzione e nei servizi prevede una drastica riduzione dei costi. Va bene, anzi, va benissimo. La tecnologia e la scienza sono costantemente alla ricerca del sistema per fare le cose prima, meglio e con minore dispendio di energia e risorse. E’ un processo virtuoso straordinario dal quale tutti abbiamo guadagnato tantissimo. Il problema c’è quando, invece di aumentare efficacia ed efficienza, si riduce la qualità del bene o del servizio, mantenendo inalterato prezzo e confezione come se fosse sempre la stessa cosa.
E’ così che voi pensate di mangiare carne di manzo, ma in realtà rimasticate qualcosa che contiene chissà che, che viene chissà da dove. Oppure che spendete 30 euro per mandare un pacco con SDA o TNT e finite per ritrovarvi alla porta un cingalese che non parla italiano, con un furgone senza targa, che vi mette il pacco in mano (o quello che ne resta) e scappa.
Se poi il pacco è stato aperto o la merce distrutta, nessun problema. C’è il servizio clienti per questo. Fax, raccomandate, email, foto, dichiarazioni, per pervenire infine ad una lettera standardizzata di uno studio legale in un’altra parte del paese che nega ogni rimborso citando tre pagine di sentenze e lasciandovi come unica alternativa un’azione legale presso un foro remoto che durerà decenni e costerà migliaia di euro.

Rispetto a quando veniva il postino, con tanto di divisa, a consegnare la posta o i pacchi, oggi si spende lo stesso, si ottiene un servizio solo apparentemente simile, ma effettivamente peggiore perché basato sullo sfruttamento della precarietà e sulla totale indifferenza nei confronti dei colli trasportati. In molti campi, ovunque è possibile direi, l’impresa tende sempre più spesso ad aumentare i suoi margini non investendo sulla ricerca e sulla tecnologia, ma riducendo la qualità del servizio o della merce curando esclusivamente  l’involucro con i quali li presenta al pubblico.

Alla base di tutto questo c’è il fatto che la rendita da erogazione di servizi o da produzione deve competere con la rendita finanziaria. Se gestendo un’impresa che richiede lavoro, impegno e dedizione realizzo un margine del 20%, probabilmente, a parità di rischio, è meglio investire in strumenti finanziari dove, senza fare niente, posso ottenere rendimenti simili se non superiori. Poco importa, poi, se quegli strumenti non riferiscono se non lontanamente a imprese, produzioni, servizi. Lavoro e fatica, insomma, le due uniche cose che fanno funzionare veramente il mondo, quelle che ci procurano il pane.

Lo stato delle cose è questo.  La Cina sta imponendo uno standard sul quale molti paesi del mondo stanno impostando il loro nuovo modello culturale.  Qualcuno può ragionevolmente asserire che non ci siano alternative. Nello stesso tempo credo di avere il diritto di non essere d’accordo. La mia avversione non è etica, ma tecnica. Io credo che se c’è un futuro per questo mondo è un futuro dove la conoscenza e la ricerca rendono compatibile lo sviluppo con le risorse disponibili. Meglio fare un ottimo apparecchio televisivo e pagare un regolare canone di manutenzione/upgrade che farne 10 pessimi. Magari il numero corretto non è uno, ma è in un punto mediano tra uno e dieci, tra decrescita felice e consumismo, passando per lo sviluppo sostenibile. Se ne può parlare, ma si deve iniziare a discuterne. Secondo me non c’è alternativa.

E’ per questo che nel nostro paese è stupido regolare il fenomeno di Grillo con la stessa superficialità con la quale io stesso, fino ad oggi, ho regolato il fenomeno di Berlusconi. E’ vero, i sistemi di approccio sono simili e, almeno a questo stadio di sviluppo, il leader ha un ruolo fondamentale, ma le istanze che si concentrano nel M5S hanno una profondità ed uno spessore che non sono riuscito a percepire nei minuscoli interessi da bottegaio di cui Berlusconi si erge a difensore.

Io credo che l’Europa debba iniziare a farsi i cazzi suoi. Nel senso che questo continente non può vincere la guerra al ribasso con la Cina. Se abbiamo ancora un ruolo è quello di ipotizzare, impostare e perseguire un modello di sviluppo evoluto e compatibile con quello che abbiamo a disposizione. Noi europei abbiamo il know how culturale e filosofico per inventare un mondo migliore ed è questo il prodotto che possiamo mettere sul mercato domani insieme a tecnologie rivoluzionarie a basso impatto che aiuteranno anche i cinesi a sopravvivere al disastro che stanno comminando al loro stesso paese.

Grillo non è nulla, passerà come gli altri, ma il bisogno di cui lui è l’anticipatore non va sottovalutato. Ne va della sopravvivenza di un sistema di vita. E questo, se permettete, non è una questione solo italiana.

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