Nel corso dell’audizione al Senato USA dei regolatori bancari a Washington
qualche giorno fa, la neo-senatrice democratica Elizabeth Warren ha indicato
come vanno trattati gli istituti che hanno fatto crollare il sistema
finanziario: con l’incriminazione. La Warren ha messo in forte imbarazzo i
rappresentanti dei vari enti preposti alla vigilanza bancaria, chiedendo “Qual è stata l’ultima volta che avete portato una banca
di Wall Street a processo?” Nessuno ha saputo rispondere,
perché i regolatori sono abituati così: fanno accordi e transazioni con le
banche, accettando delle multe, senza mai andare
fino in fondo.
Il fatto è che con gli accordi si fermano le indagini sulla vera portata
dell’attività criminale, e non si stabilisce un disincentivo a delinquere di
nuovo.
Una multa da 1,9 miliardi di dollari? A prima vista sembra tanto. E’ quanto
paga la HSBC per il sospetto riciclaggio di almeno 15 miliardi di
dollari di denaro provenienti dai trafficanti di droga messicani.
Ma in realtà quella multa rappresenta i profitti di appena 4-5 settimane!
Altro che forte segnale. Le banche pagano queste multe irrisorie – l’entità
delle sanzioni è così misera che non va nemmeno a cancellare i profitti della
propria attività criminale – e promettono di fare i bravi in futuro, ma il
messaggio vero è un altro ed è chiaro: in un sistema dominato dalla
speculazione si fanno i soldi ovunque sia possibile. Al massimo si verserà un
obolo allo stato quando si viene beccati.
La Sen. Warren ha affermato che “troppo
grande per fallire è diventato troppo grande per processare”
ovvero
“too big to fail has become too big for trial”, così facendo invoca un
approccio che ricorda la famosa Commissione Pecora, guidata dal PM newyorchese
negli anni Trenta, che mise sul banco degli imputati i baroni finanziari che
avevano provocato il crollo del ’29.
La performance
della Warren – il cui video su youtube ha già superato in poche ore il milione
di visioni nei diversi canali – è stata salutata con grande piacere da molti
negli USA. Il giornalista di Rolling Stone Matt Taibbi – autore
di numerose inchieste approfondite sui misfatti di Wall Street – si è spinto
perfino a prefigurare la Warren come futuro presidente.
L’atteggiamento giustamente aggressivo della
neo-senatrice apre una nuova fase della battaglia per una vera riforma del
sistema finanziario negli Stati Uniti, a partire dal ripristino della Legge Glass-Steagall, la
separazione tra banche ordinarie e speculative ormai al centro del dibattito in
numerosi paesi. Se n’è parlato parecchio anche in Italia nelle ultime
settimane, in risposta al disastro Mps, salvo poi ricadere presto
nei confini di un dibattito più “accettabile” per i poteri forti. Quanti
mettono in discussione le regole folli del Fiscal Compact?
Negli USA cresce la pressione da membri vecchi e nuovi
del Congresso e tra la società civile, dai movimenti progressisti e in alcuni
casi anche dai gruppi di destra che sono contrari ad ogni salvataggio
governativo.
Dall’altra parte troviamo invece il successore di
Tim Geithner al Tesoro USA, Jack Lew, che dovrebbe essere
confermato dal Senato a giorni. L’insider nominato da Obama ha indicato
chiaramente che lui intende proseguire con la linea subalterna verso Wall
Street tenuta dall’Amministrazione finora. In risposta ad una domanda
specifica su Glass-Steagall
Lew l’ha definita “anacronistica”, dicendo che la situazione è più complicata
ora.
Più complicata, certo. Quando i governanti provengono
da Wall Street, o hanno paura della reazione del sistema speculativo
internazionale, fanno presto a sacrificare gli interessi della gente normale.
E’ ora che sentano la nostra voce, chiara e forte sui
temi che determineranno il futuro.
Alla sua prima audizione la Sen. Warren ha fatto la
fatidica domanda come dicevamo:
“Qual’è stata l’ultima volta che avete
portato una banca di Wall Street a processo?”
Per primo ha riposto Thomas Curry, capo
dell’Office of the Comptroller of the Currency, dichiarando che la sua agenzia
ha fatto un gran numero di “consent orders”, accordi.
Di rimando la Warren ha rincarato la dose,
riproponendo: “la mia domanda è:
Quando è stata l’ultima volta che avete
portato una banca di Wall Street a processo?”
Curry ha dovuto ammettere che non lo hanno fatto,
affermando che gli accordi sono funzionali a raggiungere gli obiettivi della
supervisione bancaria.
Poi la Sen. Warren ha
interrogato Elisse Walter, a capo della SEC, la Consob americana,
che ha risposto dicendo che la sua agenzia (la Sec) valuta quanto riuscirebbe a
prendere da una banca senza andare in tribunale, rispetto a quanto verrebbe
riconosciuto all’esito di un processo.
Di nuovo la Warren ha ripetuto la domanda: Mi
può dire quando è stata l’ultima volta che avete portato una banca di Wall
Street a processo?
Walter ha accusato il colpo suscitando l’ilarità nel
pubblico ed ha detto che tornerà con informazioni più dettagliate.
«Ci sono procuratori distrettuali e
federali – ha detto la Warren – che ogni giorno mettono alle strette cittadini
ordinari a volte con prove molto poco solide allo scopo di ‘farne un esempio’,
come dicono. Sono davvero preoccupata che il “troppo grande per fallire” sia
diventato ormai “troppo grande per essere processato”»
In Italia siamo pronti a far sentire la nostra voce?
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