martedì 5 marzo 2013

LIBERARSI DEI LUOGHI COMUNI

C'è un paese in Europa che ha sofferto, negli ultimi anni, di una vera e propria sindrome da bassa crescita. Un paese nel quale gli stipendi stagnano, quando non si riducono, e sopratutto perdono terreno rispetto alla produttività del lavoro. Un paese dove i lavoratori e i pensionati sono stati costretti a rinunciare a molto di quello che avevano conquistato. Un paese dove le disuguaglianze non fanno che aumentare, i ricchi sono sempre più ricchi e la povertà dilaga. Un paese sfortunato, il cui nome inizia per G.
Avete indovinato qual è?
Ma certo, era ovvio: si tratta della Germania!
Invito tutti a fare un piccolo esperimento.
Digitare su google parole come "poverty", "income distribution", social disparities" e aggiungetevi "in Germany".



Troveremo articoli sulla crescita della miseria in Germania:

Urban poverty rise in Germany


High poverty figures in affluent Germany are skewed*
Altri che mostrano l'aumento delle disuguaglianze:



Link originale


Altri ancora che confrontano le dinamiche salariali a quelle della produttività:

Link originale (merita davvero)


E così via.

Cosa notiamo? Che il mainstream degli ultimi anni è letteralmente costellato di articoli che parlando di un unico tema: il progressivo disfacimento del modello sociale tedesco. Quello che era stato un esempio di Welfare si è trasformato in una landa neoliberista. I dati sono inequivocabili.
Ciò ci permette di giungere a due conclusioni.
La prima è che le notizie mainstream, come al solito, fanno giustizia dei luoghi comuni. Chi viene su questo blog a spiegarci che abbiamo torto perché la Germania è un paradiso dovrebbe prima fare il piccolo sforzo di informarsi.
La seconda è che peccano di superficialità coloro i quali contestano la nostra** analisi della crisi. Non bisogna confrontare gli stipendi italiani di oggi agli stipendi tedeschi di oggi, come se dovessimo confrontare due fotografie istantanee. Si tratta invece di indagare la DINAMICA del fenomeno di cui parliamo. Guardate questa tabella:









1995
1999
2002
2005
2007
2010
2011
Belgium
128
123
125
120
116
119
119
Bulgaria
32
27
32
37
40
44
46
Czech Republic
76
72
73
79
83
80
80
Denmark
131
131
128
123
122
128
125
Germany
128
121
115
116
115
119
121
Estonia
36
42
50
61
70
63
67
Ireland
103
126
138
144
147
129
129
Greece
84
83
90
91
90
87
79
Spain
91
96
100
102
105
99
98
France
116
115
116
110
108
108
108
Italy
121
118
112
105
104
101
100
Cyprus
87
87
88
93
94
97
94
Latvia
31
36
41
50
57
54
58
Lithuania
35
39
44
53
59
57
66
Luxembourg
222
238
240
254
274
267
271
Hungary
51
54
61
63
61
65
66
Malta
86
81
81
78
76
85
85
Netherlands
123
131
133
131
132
131
131
Austria
134
132
127
125
124
127
129
Poland
43
48
48
51
54
63
64
Portugal
77
81
80
79
79
80
77
Romania
33
26
29
35
41
47
49
Slovenia
74
81
82
87
88
84
84
Slovakia
47
50
54
60
68
73
73
Finland
107
115
115
114
117
113
114
Sweden
125
126
122
122
125
124
127
United Kingdom
114
118
120
123
117
111
109
















Euro area (17 countries)
114
113
111
109
109
108
108
EU (27 countries)
100
100
100
100
100
100
100


Il reddito pro capite (non andiamo nemmeno a vedere gli stipendi dei dipendenti) degli italiani è calato con l'ingresso dell'euro; ma fino al 2009 quello tedesco, che all'inizio era più alto, è calato persino di più. Poi con l'avvitarsi della crisi il nostro ha continuato ad affondare, mentre il loro si è mantenuto stabile. Ma guardate ai PIGS. Nessuno dei paesi oggi in crisi nera ha conosciuto una contrazione dei redditi, anzi; hanno tutti sperimentato una decisa espansione. Una espansione, ovviamente, alimentata dall'afflusso di capitali Esteri, che si è rivolta in maggior domanda per beni Esteri, e che ha gonfiato a dismisura i debiti Esteri di quei paesi. Quindi quello che stiamo dicendo qui non è che i salari tedeschi sono in questo momento più bassi di quelli italiani; in molti settori potrebbe essere vero, ma non è questo il punto. Il punto è che la crisi che viviamo oggi è esattamente il prodotto dell'abbassamento dei salari tedeschi negli anni cruciali tra l'inaugurazione dell'euro e lo scoppio della crisi di Wall Street.
Questa manovra di abbassamento dei salari in Germania ha prodotto la crisi del debito (estero e privato), e trova un'analogia in quello che le classi dirigenti del sud Europa, coadiuvate dalle istituzioni europee, stanno imponendo ai loro paesi da circa tre anni a questa parte. Il che ha una sua (perversa) logica: se lo squilibrio è stato prodotto dalla crescita della domanda nei paesi del sud, il riequilibrio seguirà dalla riduzione di quella domanda. Corollario inevitabile di questa impostazione è il crollo del PIL e l'impennarsi della disoccupazione, ma come abbiamo visto non è nulla che non sia già stato sopportato in Germania!

Queste cose sono già state dette e ripetute molte volte e in maniera molto migliore. Ma fare il punto non è inutile. Sopratutto in clima post-elettorale. Conoscere i dati libera dai luoghi comuni. E permette di distinguersi, per esempio, da coloro che dicono "guardate che imbecilli gli italiani, hanno dato il 30% a Berlusconi!"
I tedeschi, nel 2009, hanno dato il 33% a Angela Merkel, l'aguzzino della Grecia, e tutti i sondaggi confermano la sua diffusa popolarità. Ecco, quando cominceremo a dire fra noi "che imbecilli questi tedeschi, continuano a votare una classe politica che li ha impoveriti e ingannati" saremo sicuri di esserci liberati dai luoghi comuni.


*Il titolo fa riferimento a un dibattito sull'effettiva entità di questo impoverimento, ma nessuno mette in dubbio che un impoverimento ci sia stato.



**Nostra si fa per dire. L'abbiamo praticamente copiata da Alberto Bagnai, la quale l'ha copiata dalle dispense universitarie. Se Bagnai è un nano sulle spalle di giganti, noi siamo nani sulle spalle di un nano.

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