C'è un paese in Europa che ha sofferto, negli ultimi anni, di una
vera e propria sindrome da bassa crescita. Un paese nel quale gli stipendi
stagnano, quando non si riducono, e sopratutto perdono terreno
rispetto alla produttività del lavoro. Un paese dove i lavoratori e
i pensionati sono stati costretti a rinunciare a molto di quello che
avevano conquistato. Un paese dove le disuguaglianze non fanno che
aumentare, i ricchi sono sempre più ricchi e la povertà dilaga. Un
paese sfortunato, il cui nome inizia per G.
Avete indovinato qual è? Ma certo, era ovvio: si tratta della Germania!
Invito tutti a fare un piccolo esperimento.
Digitare su google parole come "poverty", "income distribution", social disparities" e aggiungetevi "in Germany".
Troveremo articoli sulla crescita della miseria in Germania:
Urban poverty rise in Germany
High poverty figures in affluent Germany are skewed*
Altri che mostrano l'aumento delle disuguaglianze:
Link originale
Altri ancora che confrontano le dinamiche salariali a quelle della produttività:
Link originale (merita davvero)
E così via.
Cosa notiamo? Che il mainstream degli ultimi anni è letteralmente costellato di articoli che parlando di un unico tema: il progressivo disfacimento del modello sociale tedesco. Quello che era stato un esempio di Welfare si è trasformato in una landa neoliberista. I dati sono inequivocabili.
Ciò ci permette di giungere a due conclusioni.
La prima è che le notizie mainstream, come al solito, fanno giustizia dei luoghi comuni. Chi viene su questo blog a spiegarci che abbiamo torto perché la Germania è un paradiso dovrebbe prima fare il piccolo sforzo di informarsi.
La seconda è che peccano di superficialità coloro i quali contestano la nostra** analisi della crisi. Non bisogna confrontare gli stipendi italiani di oggi agli stipendi tedeschi di oggi, come se dovessimo confrontare due fotografie istantanee. Si tratta invece di indagare la DINAMICA del fenomeno di cui parliamo. Guardate questa tabella:
Il reddito pro capite (non andiamo nemmeno a vedere gli stipendi dei dipendenti) degli italiani è calato con l'ingresso dell'euro; ma fino al 2009 quello tedesco, che all'inizio era più alto, è calato persino di più. Poi con l'avvitarsi della crisi il nostro ha continuato ad affondare, mentre il loro si è mantenuto stabile. Ma guardate ai PIGS. Nessuno dei paesi oggi in crisi nera ha conosciuto una contrazione dei redditi, anzi; hanno tutti sperimentato una decisa espansione. Una espansione, ovviamente, alimentata dall'afflusso di capitali Esteri, che si è rivolta in maggior domanda per beni Esteri, e che ha gonfiato a dismisura i debiti Esteri di quei paesi. Quindi quello che stiamo dicendo qui non è che i salari tedeschi sono in questo momento più bassi di quelli italiani; in molti settori potrebbe essere vero, ma non è questo il punto. Il punto è che la crisi che viviamo oggi è esattamente il prodotto dell'abbassamento dei salari tedeschi negli anni cruciali tra l'inaugurazione dell'euro e lo scoppio della crisi di Wall Street.
Questa manovra di abbassamento dei salari in Germania ha prodotto la crisi del debito (estero e privato), e trova un'analogia in quello che le classi dirigenti del sud Europa, coadiuvate dalle istituzioni europee, stanno imponendo ai loro paesi da circa tre anni a questa parte. Il che ha una sua (perversa) logica: se lo squilibrio è stato prodotto dalla crescita della domanda nei paesi del sud, il riequilibrio seguirà dalla riduzione di quella domanda. Corollario inevitabile di questa impostazione è il crollo del PIL e l'impennarsi della disoccupazione, ma come abbiamo visto non è nulla che non sia già stato sopportato in Germania!
Queste cose sono già state dette e ripetute molte volte e in maniera molto migliore. Ma fare il punto non è inutile. Sopratutto in clima post-elettorale. Conoscere i dati libera dai luoghi comuni. E permette di distinguersi, per esempio, da coloro che dicono "guardate che imbecilli gli italiani, hanno dato il 30% a Berlusconi!"
I tedeschi, nel 2009, hanno dato il 33% a Angela Merkel, l'aguzzino della Grecia, e tutti i sondaggi confermano la sua diffusa popolarità. Ecco, quando cominceremo a dire fra noi "che imbecilli questi tedeschi, continuano a votare una classe politica che li ha impoveriti e ingannati" saremo sicuri di esserci liberati dai luoghi comuni.
Avete indovinato qual è? Ma certo, era ovvio: si tratta della Germania!
Invito tutti a fare un piccolo esperimento.
Digitare su google parole come "poverty", "income distribution", social disparities" e aggiungetevi "in Germany".
Troveremo articoli sulla crescita della miseria in Germania:
Urban poverty rise in Germany
High poverty figures in affluent Germany are skewed*
Altri che mostrano l'aumento delle disuguaglianze:
Link originale
Altri ancora che confrontano le dinamiche salariali a quelle della produttività:
Link originale (merita davvero)
E così via.
Cosa notiamo? Che il mainstream degli ultimi anni è letteralmente costellato di articoli che parlando di un unico tema: il progressivo disfacimento del modello sociale tedesco. Quello che era stato un esempio di Welfare si è trasformato in una landa neoliberista. I dati sono inequivocabili.
Ciò ci permette di giungere a due conclusioni.
La prima è che le notizie mainstream, come al solito, fanno giustizia dei luoghi comuni. Chi viene su questo blog a spiegarci che abbiamo torto perché la Germania è un paradiso dovrebbe prima fare il piccolo sforzo di informarsi.
La seconda è che peccano di superficialità coloro i quali contestano la nostra** analisi della crisi. Non bisogna confrontare gli stipendi italiani di oggi agli stipendi tedeschi di oggi, come se dovessimo confrontare due fotografie istantanee. Si tratta invece di indagare la DINAMICA del fenomeno di cui parliamo. Guardate questa tabella:
1995
|
1999
|
2002
|
2005
|
2007
|
2010
|
2011
|
|
Belgium
|
128
|
123
|
125
|
120
|
116
|
119
|
119
|
Bulgaria
|
32
|
27
|
32
|
37
|
40
|
44
|
46
|
Czech Republic
|
76
|
72
|
73
|
79
|
83
|
80
|
80
|
Denmark
|
131
|
131
|
128
|
123
|
122
|
128
|
125
|
Germany
|
128
|
121
|
115
|
116
|
115
|
119
|
121
|
Estonia
|
36
|
42
|
50
|
61
|
70
|
63
|
67
|
Ireland
|
103
|
126
|
138
|
144
|
147
|
129
|
129
|
Greece
|
84
|
83
|
90
|
91
|
90
|
87
|
79
|
Spain
|
91
|
96
|
100
|
102
|
105
|
99
|
98
|
France
|
116
|
115
|
116
|
110
|
108
|
108
|
108
|
Italy
|
121
|
118
|
112
|
105
|
104
|
101
|
100
|
Cyprus
|
87
|
87
|
88
|
93
|
94
|
97
|
94
|
Latvia
|
31
|
36
|
41
|
50
|
57
|
54
|
58
|
Lithuania
|
35
|
39
|
44
|
53
|
59
|
57
|
66
|
Luxembourg
|
222
|
238
|
240
|
254
|
274
|
267
|
271
|
Hungary
|
51
|
54
|
61
|
63
|
61
|
65
|
66
|
Malta
|
86
|
81
|
81
|
78
|
76
|
85
|
85
|
Netherlands
|
123
|
131
|
133
|
131
|
132
|
131
|
131
|
Austria
|
134
|
132
|
127
|
125
|
124
|
127
|
129
|
Poland
|
43
|
48
|
48
|
51
|
54
|
63
|
64
|
Portugal
|
77
|
81
|
80
|
79
|
79
|
80
|
77
|
Romania
|
33
|
26
|
29
|
35
|
41
|
47
|
49
|
Slovenia
|
74
|
81
|
82
|
87
|
88
|
84
|
84
|
Slovakia
|
47
|
50
|
54
|
60
|
68
|
73
|
73
|
Finland
|
107
|
115
|
115
|
114
|
117
|
113
|
114
|
Sweden
|
125
|
126
|
122
|
122
|
125
|
124
|
127
|
United Kingdom
|
114
|
118
|
120
|
123
|
117
|
111
|
109
|
Euro area (17 countries)
|
114
|
113
|
111
|
109
|
109
|
108
|
108
|
EU (27 countries)
|
100
|
100
|
100
|
100
|
100
|
100
|
100
|
Il reddito pro capite (non andiamo nemmeno a vedere gli stipendi dei dipendenti) degli italiani è calato con l'ingresso dell'euro; ma fino al 2009 quello tedesco, che all'inizio era più alto, è calato persino di più. Poi con l'avvitarsi della crisi il nostro ha continuato ad affondare, mentre il loro si è mantenuto stabile. Ma guardate ai PIGS. Nessuno dei paesi oggi in crisi nera ha conosciuto una contrazione dei redditi, anzi; hanno tutti sperimentato una decisa espansione. Una espansione, ovviamente, alimentata dall'afflusso di capitali Esteri, che si è rivolta in maggior domanda per beni Esteri, e che ha gonfiato a dismisura i debiti Esteri di quei paesi. Quindi quello che stiamo dicendo qui non è che i salari tedeschi sono in questo momento più bassi di quelli italiani; in molti settori potrebbe essere vero, ma non è questo il punto. Il punto è che la crisi che viviamo oggi è esattamente il prodotto dell'abbassamento dei salari tedeschi negli anni cruciali tra l'inaugurazione dell'euro e lo scoppio della crisi di Wall Street.
Questa manovra di abbassamento dei salari in Germania ha prodotto la crisi del debito (estero e privato), e trova un'analogia in quello che le classi dirigenti del sud Europa, coadiuvate dalle istituzioni europee, stanno imponendo ai loro paesi da circa tre anni a questa parte. Il che ha una sua (perversa) logica: se lo squilibrio è stato prodotto dalla crescita della domanda nei paesi del sud, il riequilibrio seguirà dalla riduzione di quella domanda. Corollario inevitabile di questa impostazione è il crollo del PIL e l'impennarsi della disoccupazione, ma come abbiamo visto non è nulla che non sia già stato sopportato in Germania!
Queste cose sono già state dette e ripetute molte volte e in maniera molto migliore. Ma fare il punto non è inutile. Sopratutto in clima post-elettorale. Conoscere i dati libera dai luoghi comuni. E permette di distinguersi, per esempio, da coloro che dicono "guardate che imbecilli gli italiani, hanno dato il 30% a Berlusconi!"
I tedeschi, nel 2009, hanno dato il 33% a Angela Merkel, l'aguzzino della Grecia, e tutti i sondaggi confermano la sua diffusa popolarità. Ecco, quando cominceremo a dire fra noi "che imbecilli questi tedeschi, continuano a votare una classe politica che li ha impoveriti e ingannati" saremo sicuri di esserci liberati dai luoghi comuni.
*Il titolo fa riferimento a un
dibattito sull'effettiva entità di questo impoverimento, ma nessuno
mette in dubbio che un impoverimento ci sia stato.
**Nostra si fa per dire. L'abbiamo
praticamente copiata da Alberto Bagnai, la quale l'ha copiata dalle
dispense universitarie. Se Bagnai è un nano sulle spalle di giganti,
noi siamo nani sulle spalle di un nano.
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