Che c’entra con l’astrofisica? Bene, mettiamo ora che
ci sia, a circa 5000 anni luce dalla Terra, un sistema binario formato da una
stella e da un buco nero che pedalano l’uno attorno all’altra al ritmo di un
giro ogni 2 ore e 48 minuti. Osservando l’emissione – non sonora, in questo
caso, bensì luminosa – del sistema, riuscite ad accorgervi che varia in modo
strano, non giustificabile se non con la presenza d’un oggetto imprevisto.
Proprio come con la bicicletta, non avete la più pallida idea di che si possa
trattare, ma sapete che c’è. E analizzando le onde luminose con più attenzione
riuscite persino a capire dove si trova l’intruso e che forma potrebbe avere: è
una struttura mai vista prima, tanto che la vostra scoperta finisce
dritta sulle pagine di Science.
Ebbene, è esattamente ciò che è riuscito a compiere un
team di astronomi guidato da Jesús Corral-Santana dell’Instituto de
Astrofísica de Canarias di La Laguna, alle Canarie. Allertati dal satellite
Swift della NASA, che il 28 gennaio del 2011 aveva individuato una binaria X
nella costellazione della Vergine, tra il febbraio e il marzo successivi hanno
puntato gli specchi da 2.5 e 4.2 metri dei telescopi Isaac Newton e William
Herschel (entrambi sull’Isola di La Palma, accanto al TNG) in quella direzione.
Il sistema, battezzato Swift J1357.2-0933, è una cosiddetta VXFB (Very
Faint X-ray Binary), ovvero una binaria X ultra-debole: una classe
particolare di cui sono già stati osservati, nella nostra galassia, circa una
quarantina d’esemplari.
In prima battuta Swift J1357.2-0933 sembra avere una
conformazione standard: un buco nero “cannibale” (di circa 3 masse solari)
circondato da uno spesso disco d’accrescimento attorno al quale spiraleggia,
come una falena attratta da una lanterna, una piccola stella (appena un quarto
della massa del Sole) che gli cede materia, in attesa di capitolare. Ha però
una peculiarità, rispetto ai sistemi analoghi già conosciuti: oltre a essere
relativamente vicino (1500 parsec), visto dalla Terra è orientato in modo
tale che lo riusciamo a osservare quasi di taglio. Quel “quasi” è
importante: proprio la leggera inclinazione consente infatti una vista
privilegiata, tale da poter cogliere i fotoni provenienti dalla zona interna
del disco d’accrescimento pur mantenendo una prospettiva, appunto, di taglio.
Ed è proprio dall’analisi delle variazioni periodiche
nello spettro di quei fotoni – troppo rapide rispetto al periodo orbitale del
sistema – che Corral-Santana e colleghi sono riusciti a rilevare la presenza
dell’intruso, a localizzarne la posizione e a ricostruirne la forma: si tratta
di una struttura verticale mai vista prima che si erge al centro del disco
d’accrescimento della binaria X, proprio nei pressi del buco nero. Ora si
tratta di capire a cosa possa essere dovuta, e se è presente o meno anche nelle
altre VXFB.
Per saperne di più:
- Leggi su Science l’articolo ”A Black Hole Nova Obscured by an Inner Disk Torus“, di J. M. Corral-Santana, J. Casares, T. Muñoz-Darias, P. Rodríguez-Gil, T. Shahbaz, M. A. P. Torres, C. Zurita e A. A. Tyndall
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