Venduti 45 miliardi. La moneta unica scende al 24% delle riserve: è il livello più basso dal 2002.
La rincorsa dell'euro al dollaro subisce una battuta d'arresto, con i Paesi emergenti che scaricano la moneta unica. Nel 2012 le banche centrali dei Paesi emergenti hanno ridotto le proprie riserve in euro dell'8%, vendendone 45 miliardi: la moneta unica rappresenta ora solo il 24% delle loro riserve, il livello più basso dal 2002 dopo il picco del 31% nel 2009. Il dollaro resta stabile al 60% delle riserve.
ECCO I DANNI DELLA CRISI. I dati - ha riportato il Financial Times - mostrano i danni che la crisi del debito europea ha causato allo status dell'euro sui mercati internazionali»: «la scelta della composizione delle riserve invia infatti un chiaro messaggio sulla valuta che i Paesi emergenti ritengono più stabile, sicura e liquida».
L'euro potrà riconquistare il proprio fascino se l'Europa si muoverà verso un'unione fiscale e un singolo mercato dei bond. Ma il suo momento potrebbe anche essere passato con i grandi cambiamenti in corso nell'economia globale che spingono le valute dei Paesi emergenti a sfidare sia il dollaro sia l'euro.
«Gli effetti della crisi dell'euro continueranno, la crescita sarà lenta, i tassi di interesse resteranno bassi e il fascino esercitato dagli asset in euro resterà scarso», ha affermato Edwin Truman del Peterson Institute.
VERSO UN SISTEMA MULTI VALUTE. «Il dollaro per ora tiene ma ci stiamo muovendo verso un sistema multi valute». E la dimostrazione è arrivato dall'accordo di swap per 30 miliardi di dollari siglato fra Cina e Brasile, con il quale i due Paesi potranno prendere in prestito le rispettive valute in caso di turbolenze sui mercati finanziari, bypassando così l'uso del dollaro come riserva. «L'euro sarà la seconda valuta internazionale», ha affermato Jeffrey Frankel, professore di Harvard, «ma non ci sono prospettive sul fatto che possa sfidare il dollaro».
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