sabato 27 aprile 2013

MONETA E TASSI DI INTERESSE NEGATIVO O DEMURRAGE






Partiamo dall’ipotesi di demurrage sulla moneta, che diviene quindi a tasso di interesse negativo, ovvero una forma di tassa che le fa perdere valore periodicamente. Ipotesi distinta da quelle delle banche che praticano tassi negativi sui depositi, o da quella di un tasso interbancario negativo praticato da una Banca Centrale. La prima “moneta alternativa” e con demurrage, si può pervenire già nell’antico Egitto, Maurizio Pittau, economista, nel libro Economie senza denaro. I sistemi di scambio non monetario nell’economia di mercato (Emi) riporta la prassi, all’epoca in uso, di ricevere un gettone chiamato òstraka come ricevuta per il deposito di grano, in pratica moneta convertibile che divenne la più diffusa moneta fiduciaria.



All’òstraka veniva applicato un addebito di decumulo, cioè un costo per disporre della moneta nel tempo, che operava come un tasso di interesse negativo. Chi restituiva dieci gettoni, dopo un anno, avrebbe avuto in cambio soltanto il valore di nove gettoni in grano, perché il deterioramento durante il deposito ne aveva ridotto le quantità, e per il pagamento della custodia del deposito.



Pertanto, la moneta, in Egitto, circolava sempre e non c’era nessun incentivo ad accumularla, si assistette ad un periodo importante di crescita e benessere all’epoca: piuttosto che tesaurizzare moneta, ognuno investiva:in beni produttivi duraturi, in miglioramenti nei terreni agricoli o in nuovi sistemi di irrigazione. Tuttavia, appena i romani introdussero il loro sistema monetario, con la pratica dell’interesse positivo, tutto ebbe fine. In seguito, nella storia si sono susseguite esperienze simili.




Negli Usa, nel 1933, si annoverano ben 159 organizzazioni, in 127 città, che organizzano sistemi di monete locali con interesse negativo, coinvolgendo oltre un milione di persone tra disoccupati, anziani, donne e indigenti in genere. Nella Germania iperinflazionata del 1930, Herr Hebecker, proprietario in bancarotta di una piccola miniera di carbone in Baviera, stampava un buono di scambio, il wara, convertibile in carbone e anch’esso con interesse negativo, dotato di un cosiddetto motore di circolazione che ne scoraggiava l’accumulo. Infatti, ogni buono aveva sul retro dodici caselle che andavano riempite all’inizio di ogni mese. Ogni casella annerita corrispondeva alla perdita del 1% del valore nominale del buono. In un anno furono coinvolte oltre 2.000 società, vennero stampati 20mila wara e, nel 1931, oltre due milioni e mezzo di persone li utilizzavano come mezzo di scambio. Infine, la Banca Centrale tedesca, preoccupata di perdere il suo monopolio sulla moneta, vietò l’esperimento. Pochi anni dopo si ripeté lo stesso esperimento in Austria, dove si diffuse l’utilizzo di certificati di lavoro.



Poi fu il momento della Svizzera, che, verso la fine degli anni ottanta, produsse i wir per opera di una sorta di Banca di Interscambio. Il circolo economico Wir, è stato fondato da Werner Zinnerman e da Paul Enz, entrambi si sono ispirati alle tesi di Silvio Gesell. Al Wir aderirono agricoltori, impiegati statali, commercianti, diventando più di mille i detentori di conti. Il sistema è tuttora attivo (negli anni Ottanta ha avuto un’esplosione del giro d’affari) e oggi può contare su una “banca Wir” con un organico di personale dipendente. (Più di recente abbiamo i lets in Canada e gli Ithaca hours nello stato di New York).



Silvio Gesell fu un imprenditore tedesco, che circa 80 anni fa elaborò una teoria sul ruolo negativo degli interessi positivi e dell’accumulo di denaro, in grado di rendere la moneta un bene scarso invece che abbondante ed a disposizione di tutti, come dovrebbe essere. Keynes scriveva su Gesell, nella Teoria Generale, riportando come egli sostenesse che l’aumento del capitale reale era ostacolato dal saggio monetario di interesse, e che, eliminando tale freno, l’aumento del capitale reale sarebbe divenuto più rapido, giustificando probabilmente un saggio monetario di interesse uguale a zero. Secondo Gesell, per ridurre il saggio monetario di interesse, la moneta poteva essere sottoposta a costi di mantenimento, allo stesso modo delle altre scorte di merci sterili. Gesell, inoltre, si era guadagnato anche l’approvazione del prof. Irving Fisher.



In base alla proposta di Gesell, la moneta cartacea (ma si osservava che il metodo dovrebbe applicarsi anche a qualche forma di moneta bancaria e non), manterrebbe il proprio valore soltanto se si applicano, ogni mese, delle marche da bollo (o simili) acquistate, ad esempio, presso un ufficio postale. Secondo Keynes il costo dovrebbe essere uguale, all’incirca, all’eccedenza del saggio monetario di interesse (escluse le marche da bollo) sull’efficienza marginale del capitale. Comunque il costo effettivo proposto da Gesell era dell’1 per mille alla settimana, equivalente al 5,2 per cento all’anno. Forse un po’ eccessivo, secondo Keynes, ma il giusto ammontare, che dovrebbe essere soggetto ad adeguamenti nel tempo, lo si può trovare soltanto procedendo per tentativi successivi.



Secondo Keynes occorreva osservare alcune, anzi molte difficoltà di cui Gesell non aveva tenuto conto: la moneta non è la sola a possedere un premio di liquidità, tale premio differisce soltanto per una questione di gradi, quindi la moneta trae la sua importanza dal fatto di avere un premio di liquidità maggiore di quello di ogni altro strumento monetario. Se quindi la carta moneta dovesse essere privata del suo premio di liquidità, mediante il sistema della stampigliatura, si sarebbe subito indotti ad optare per una serie di surrogati: moneta bancaria, crediti a vista, monete estere, gioielli, metalli preziosi in genere, e così via. Quindi Silvio Gesell ci appare molto attuale, in quanto responsabile di aver teorizzato una tassa sul possesso di denaro, e per la sua preoccupazione inerente il fatto che in periodi di crisi finanziaria, gli operatori accumulano denaro, piuttosto che darlo in prestito, e le banche detengono un notevole eccesso di riserve.



Probabilmente il tutto sembra poco ortodosso, non convenzionale, e c’è un modo più pratico per ottenere tassi di interesse negativi: l’inflazione. Supponiamo che, nel lungo periodo, una banca centrale si impegni a generare un rilevante tasso di inflazione. In questo caso, mentre i tassi di interesse nominali potrebbero rimanere a zero, i tassi di interesse reali - i tassi di interesse misurati in relazione al potere d’acquisto - diventerebbero negativi. Se si ha fiducia nel fatto che si possano rimborsare i propri debiti a interesse zero in moneta svalutata, gli operatori hanno anche un incentivo a prendere capitali in prestito e ad investirli. Ma l’adozione di politiche inflazionistiche, da parte di una banca centrale, rappresenta uno shock per gli economisti e gli osservatori finanziari, che vedono nella stabilità dei prezzi il principale obiettivo della politica monetaria. Ma vi sono realtà peggiori dell’inflazione, quali l’aumento della disoccupazione, le misure fiscali e i debiti che graveranno sulle generazioni future.



William Buiter definisce una sciocca asimmetria ritenere che, poiché la moneta circolante ha un tasso di interesse nominale nullo, i tassi nominali delle attività finanziarie debbano essere sempre non inferiori a zero, anche se in realtà, dati i costi di detenzione della moneta circolante, i tassi di interesse, ad esempio per la detenzione di un deposito in un conto bancario, sono leggermente negativi Quindi tornando al’idea del tasso negativo di Gesell , egli immaginava un denaro che seguisse l’ordine naturale delle cose, e quindi morisse con esse. L’idea del tasso negativo nasce durante la crisi del ’29 con la trappola della liquidità, e ci si poneva il problema di far circolare moneta in abbondanza che non veniva spesa dagli investitori. Gesell proponendo quindi la moneta dotata di demurrage., ne disincentiva l’accumulazione inducendo a impiegarla. Pertanto, dopo un certo numero di anni, che dipendono dal tasso negativo, la banconota perde il suo valore, secondo l’idea di Gesell si ha una moneta che deperisce così come ogni altra merce.



A Worgl in Tirolo, il seguace di Gesell realizzò un esperimento di questo tipo, nel luglio del 1932, e si verificò quello che fu chiamato il "miracolo di Worgl". Nonostante una situazione di gravissima crisi, in pochi mesi la disoccupazione scomparve, la miniera riaprì, le fabbriche ripresero la produzione, furono costruite nuove case e opere pubbliche (un ponte) quindi, la depressione fu sconfitta. In seguito, dopo poco più di un anno, l’Austrian National Bank si riappropriò del monopolio dell’emissione di moneta.



Nel luglio 2009, si è ripreso a discutere di tasso negativo, in quanto non si prevede alcuna possibilità di uscita dalla crisi, dalla depressione, senza un intervento radicale sulla moneta.



Infine riportiamo, ai fini del sostegno alla crescita in periodi di crisi, Domenico de Simone in un interessante contributo, in cui analizza l’idea di emettere dei Titan (Titoli a tasso negativo). La denominazione può trarre in inganno, in quanto non si tratta di un tasso negativo, bensì di una tassa da pagare annualmente su tale moneta. In particolare si tratterebbe di Buoni Ordinari Comunali (o Provinciali o Regionali) in tagli da 100 o 200 euro, non emessi per il circuito obbligazionario, come avviene normalmente, ma utilizzati per i pagamenti alle imprese che abbiano eseguito delle opere pubbliche, con la funzione quindi del circolante o del denaro contante.



Le aziende faranno circolare i buoni come moneta fiduciaria (garantita dall’ente locale che pagherà alla scadenza l’importo al portatore), uno strumento di pagamento, quindi, e con esso potranno pagare i loro fornitori e così via per gli stessi fornitori, assumendo pertanto una funzione monetaria e anche di stimolo agli scambi (moneta intesa in senso funzionale). La garanzia fornita dall’ente locale emittente consentirà anche scambi in altre regioni, per cui sarà probabile che il portatore alla fine del periodo non sia esclusivamente un cittadino o un’azienda locale, ma possa anche essere di una regione lontana.



Alla scadenza, l’ammontare occorrente per il rimborso al portatore finale del Buono Ordinario, sarà disponibile per l’ente locale grazie alla tassa annuale (il tasso negativo!) che ogni portatore avrà pagato (all’ente locale) alla scadenza di ogni anno (es. il 5% per un Buono ventennale o il 10% per un Buono decennale). Tale tassa sarà necessaria affinché il titolo possa essere validamente scambiato e l’Ente locale possa disporre, alla scadenza del titolo, della somma occorrente per il rimborso. l’Ente locale, infatti, senza gravare sul proprio bilancio, riesce a realizzare opere pubbliche che altrimenti avrebbero richiesto un indebitamento; immette nuova liquidità nel territorio locale e innesca un moltiplicatore rilevante di scambi commerciali. Il peso della tassa (5 o 10 euro per ogni 100) viene frazionato tra un alto numero di operatori (i portatori) ed è solo un modesto sacrificio.



Inoltre, i Titan, con un funzionamento analogo, potrebbero anche essere utilizzati per concedere ai privati mutui senza interesse, per la realizzazione di opere di interesse pubblico, con il solo obbligo di restituire il capitale in 10 o 20 anni. Il privato pagherebbe i lavori commissionati a terzi, con tali Buoni, fino alla scadenza del titolo, quindi il portatore ultimo lo consegnerà all’Ente Locale emittente per essere rimborsato del valore del titolo.



Con questo sistema l’Ente Locale avrà alla scadenza il 100% del valore dei Buoni emessi, per la restituzione del finanziamento senza interessi concesso al privato, e con tale somma potrà finanziare nuovamente altre attività sociali, mentre l’altro 100% gli verrà restituito tramite la tassa annuale di validità pagata dai vari portatori, e con tali introiti restituirà il denaro ai portatori finali del titolo.



Avremo presto esempi di Titan?

 http://95.110.198.57/agora/Moneta-e-tassi-di-interesse?debut_articles_rubrique=30

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