Partiamo dall’ipotesi di demurrage sulla moneta, che
diviene quindi a tasso di interesse negativo, ovvero una forma di tassa che le
fa perdere valore periodicamente. Ipotesi distinta da quelle delle banche che
praticano tassi negativi sui depositi, o da quella di un tasso interbancario
negativo praticato da una Banca Centrale. La prima “moneta alternativa” e con
demurrage, si può pervenire già nell’antico Egitto, Maurizio Pittau,
economista, nel libro Economie senza denaro. I sistemi di scambio non monetario
nell’economia di mercato (Emi) riporta la prassi, all’epoca in uso, di ricevere
un gettone chiamato òstraka come ricevuta per il deposito di grano, in pratica
moneta convertibile che divenne la più diffusa moneta fiduciaria.
All’òstraka veniva applicato un addebito di
decumulo, cioè un costo per disporre della moneta nel tempo, che operava come
un tasso di interesse negativo. Chi restituiva dieci gettoni, dopo un anno,
avrebbe avuto in cambio soltanto il valore di nove gettoni in grano, perché il
deterioramento durante il deposito ne aveva ridotto le quantità, e per il
pagamento della custodia del deposito.
Pertanto, la moneta, in Egitto, circolava sempre e
non c’era nessun incentivo ad accumularla, si assistette ad un periodo
importante di crescita e benessere all’epoca: piuttosto che tesaurizzare moneta,
ognuno investiva:in beni produttivi duraturi, in miglioramenti nei terreni
agricoli o in nuovi sistemi di irrigazione. Tuttavia, appena i romani
introdussero il loro sistema monetario, con la pratica dell’interesse positivo,
tutto ebbe fine. In seguito, nella storia si sono susseguite esperienze simili.
Negli Usa, nel 1933, si annoverano ben 159
organizzazioni, in 127 città, che organizzano sistemi di monete locali con
interesse negativo, coinvolgendo oltre un milione di persone tra disoccupati,
anziani, donne e indigenti in genere. Nella Germania iperinflazionata del 1930,
Herr Hebecker, proprietario in bancarotta di una piccola miniera di carbone in
Baviera, stampava un buono di scambio, il wara, convertibile in carbone e
anch’esso con interesse negativo, dotato di un cosiddetto motore di
circolazione che ne scoraggiava l’accumulo. Infatti, ogni buono aveva sul retro
dodici caselle che andavano riempite all’inizio di ogni mese. Ogni casella
annerita corrispondeva alla perdita del 1% del valore nominale del buono. In un
anno furono coinvolte oltre 2.000 società, vennero stampati 20mila wara e, nel
1931, oltre due milioni e mezzo di persone li utilizzavano come mezzo di
scambio. Infine, la Banca Centrale tedesca, preoccupata di perdere il suo
monopolio sulla moneta, vietò l’esperimento. Pochi anni dopo si ripeté lo
stesso esperimento in Austria, dove si diffuse l’utilizzo di certificati di
lavoro.
Poi fu il momento della Svizzera, che, verso la fine
degli anni ottanta, produsse i wir per opera di una sorta di Banca di
Interscambio. Il circolo economico Wir, è stato fondato da Werner Zinnerman e
da Paul Enz, entrambi si sono ispirati alle tesi di Silvio Gesell. Al Wir
aderirono agricoltori, impiegati statali, commercianti, diventando più di mille
i detentori di conti. Il sistema è tuttora attivo (negli anni Ottanta ha avuto
un’esplosione del giro d’affari) e oggi può contare su una “banca Wir” con un
organico di personale dipendente. (Più di recente abbiamo i lets in Canada e
gli Ithaca hours nello stato di New York).
Silvio Gesell fu un imprenditore tedesco, che circa
80 anni fa elaborò una teoria sul ruolo negativo degli interessi positivi e
dell’accumulo di denaro, in grado di rendere la moneta un bene scarso invece
che abbondante ed a disposizione di tutti, come dovrebbe essere. Keynes
scriveva su Gesell, nella Teoria Generale, riportando come egli sostenesse che
l’aumento del capitale reale era ostacolato dal saggio monetario di interesse,
e che, eliminando tale freno, l’aumento del capitale reale sarebbe divenuto più
rapido, giustificando probabilmente un saggio monetario di interesse uguale a
zero. Secondo Gesell, per ridurre il saggio monetario di interesse, la moneta
poteva essere sottoposta a costi di mantenimento, allo stesso modo delle altre
scorte di merci sterili. Gesell, inoltre, si era guadagnato anche
l’approvazione del prof. Irving Fisher.
In base alla proposta di Gesell, la moneta cartacea
(ma si osservava che il metodo dovrebbe applicarsi anche a qualche forma di
moneta bancaria e non), manterrebbe il proprio valore soltanto se si applicano,
ogni mese, delle marche da bollo (o simili) acquistate, ad esempio, presso un
ufficio postale. Secondo Keynes il costo dovrebbe essere uguale, all’incirca,
all’eccedenza del saggio monetario di interesse (escluse le marche da bollo)
sull’efficienza marginale del capitale. Comunque il costo effettivo proposto da
Gesell era dell’1 per mille alla settimana, equivalente al 5,2 per cento
all’anno. Forse un po’ eccessivo, secondo Keynes, ma il giusto ammontare, che
dovrebbe essere soggetto ad adeguamenti nel tempo, lo si può trovare soltanto
procedendo per tentativi successivi.
Secondo Keynes occorreva osservare alcune, anzi
molte difficoltà di cui Gesell non aveva tenuto conto: la moneta non è la sola
a possedere un premio di liquidità, tale premio differisce soltanto per una
questione di gradi, quindi la moneta trae la sua importanza dal fatto di avere
un premio di liquidità maggiore di quello di ogni altro strumento monetario. Se
quindi la carta moneta dovesse essere privata del suo premio di liquidità,
mediante il sistema della stampigliatura, si sarebbe subito indotti ad optare
per una serie di surrogati: moneta bancaria, crediti a vista, monete estere,
gioielli, metalli preziosi in genere, e così via. Quindi Silvio Gesell ci
appare molto attuale, in quanto responsabile di aver teorizzato una tassa sul
possesso di denaro, e per la sua preoccupazione inerente il fatto che in
periodi di crisi finanziaria, gli operatori accumulano denaro, piuttosto che
darlo in prestito, e le banche detengono un notevole eccesso di riserve.
Probabilmente il tutto sembra poco ortodosso, non
convenzionale, e c’è un modo più pratico per ottenere tassi di interesse
negativi: l’inflazione. Supponiamo che, nel lungo periodo, una banca centrale
si impegni a generare un rilevante tasso di inflazione. In questo caso, mentre
i tassi di interesse nominali potrebbero rimanere a zero, i tassi di interesse
reali - i tassi di interesse misurati in relazione al potere d’acquisto -
diventerebbero negativi. Se si ha fiducia nel fatto che si possano rimborsare i
propri debiti a interesse zero in moneta svalutata, gli operatori hanno anche
un incentivo a prendere capitali in prestito e ad investirli. Ma l’adozione di
politiche inflazionistiche, da parte di una banca centrale, rappresenta uno
shock per gli economisti e gli osservatori finanziari, che vedono nella
stabilità dei prezzi il principale obiettivo della politica monetaria. Ma vi
sono realtà peggiori dell’inflazione, quali l’aumento della disoccupazione, le
misure fiscali e i debiti che graveranno sulle generazioni future.
William Buiter definisce una sciocca asimmetria
ritenere che, poiché la moneta circolante ha un tasso di interesse nominale
nullo, i tassi nominali delle attività finanziarie debbano essere sempre non
inferiori a zero, anche se in realtà, dati i costi di detenzione della moneta
circolante, i tassi di interesse, ad esempio per la detenzione di un deposito
in un conto bancario, sono leggermente negativi Quindi tornando al’idea del
tasso negativo di Gesell , egli immaginava un denaro che seguisse l’ordine
naturale delle cose, e quindi morisse con esse. L’idea del tasso negativo nasce
durante la crisi del ’29 con la trappola della liquidità, e ci si poneva il
problema di far circolare moneta in abbondanza che non veniva spesa dagli
investitori. Gesell proponendo quindi la moneta dotata di demurrage., ne
disincentiva l’accumulazione inducendo a impiegarla. Pertanto, dopo un certo
numero di anni, che dipendono dal tasso negativo, la banconota perde il suo
valore, secondo l’idea di Gesell si ha una moneta che deperisce così come ogni
altra merce.
A Worgl in Tirolo, il seguace di Gesell realizzò un
esperimento di questo tipo, nel luglio del 1932, e si verificò quello che fu
chiamato il "miracolo di Worgl". Nonostante una situazione di
gravissima crisi, in pochi mesi la disoccupazione scomparve, la miniera riaprì,
le fabbriche ripresero la produzione, furono costruite nuove case e opere
pubbliche (un ponte) quindi, la depressione fu sconfitta. In seguito, dopo poco
più di un anno, l’Austrian National Bank si riappropriò del monopolio
dell’emissione di moneta.
Nel luglio 2009, si è ripreso a discutere di tasso
negativo, in quanto non si prevede alcuna possibilità di uscita dalla crisi,
dalla depressione, senza un intervento radicale sulla moneta.
Infine riportiamo, ai fini del sostegno alla
crescita in periodi di crisi, Domenico de Simone in un interessante contributo,
in cui analizza l’idea di emettere dei Titan (Titoli a tasso negativo). La
denominazione può trarre in inganno, in quanto non si tratta di un tasso
negativo, bensì di una tassa da pagare annualmente su tale moneta. In
particolare si tratterebbe di Buoni Ordinari Comunali (o Provinciali o
Regionali) in tagli da 100 o 200 euro, non emessi per il circuito
obbligazionario, come avviene normalmente, ma utilizzati per i pagamenti alle
imprese che abbiano eseguito delle opere pubbliche, con la funzione quindi del
circolante o del denaro contante.
Le aziende faranno circolare i buoni come moneta
fiduciaria (garantita dall’ente locale che pagherà alla scadenza l’importo al
portatore), uno strumento di pagamento, quindi, e con esso potranno pagare i
loro fornitori e così via per gli stessi fornitori, assumendo pertanto una
funzione monetaria e anche di stimolo agli scambi (moneta intesa in senso
funzionale). La garanzia fornita dall’ente locale emittente consentirà anche
scambi in altre regioni, per cui sarà probabile che il portatore alla fine del
periodo non sia esclusivamente un cittadino o un’azienda locale, ma possa anche
essere di una regione lontana.
Alla scadenza, l’ammontare occorrente per il
rimborso al portatore finale del Buono Ordinario, sarà disponibile per l’ente
locale grazie alla tassa annuale (il tasso negativo!) che ogni portatore avrà
pagato (all’ente locale) alla scadenza di ogni anno (es. il 5% per un Buono
ventennale o il 10% per un Buono decennale). Tale tassa sarà necessaria
affinché il titolo possa essere validamente scambiato e l’Ente locale possa
disporre, alla scadenza del titolo, della somma occorrente per il rimborso.
l’Ente locale, infatti, senza gravare sul proprio bilancio, riesce a realizzare
opere pubbliche che altrimenti avrebbero richiesto un indebitamento; immette nuova
liquidità nel territorio locale e innesca un moltiplicatore rilevante di scambi
commerciali. Il peso della tassa (5 o 10 euro per ogni 100) viene frazionato
tra un alto numero di operatori (i portatori) ed è solo un modesto sacrificio.
Inoltre, i Titan, con un funzionamento analogo,
potrebbero anche essere utilizzati per concedere ai privati mutui senza
interesse, per la realizzazione di opere di interesse pubblico, con il solo
obbligo di restituire il capitale in 10 o 20 anni. Il privato pagherebbe i
lavori commissionati a terzi, con tali Buoni, fino alla scadenza del titolo,
quindi il portatore ultimo lo consegnerà all’Ente Locale emittente per essere
rimborsato del valore del titolo.
Con questo sistema l’Ente Locale avrà alla scadenza
il 100% del valore dei Buoni emessi, per la restituzione del finanziamento
senza interessi concesso al privato, e con tale somma potrà finanziare
nuovamente altre attività sociali, mentre l’altro 100% gli verrà restituito
tramite la tassa annuale di validità pagata dai vari portatori, e con tali
introiti restituirà il denaro ai portatori finali del titolo.
Avremo presto esempi di Titan?
http://95.110.198.57/agora/Moneta-e-tassi-di-interesse?debut_articles_rubrique=30
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