Tre ferite alla Costituzione, la stampa complice; poi si
chiedono perché non compriamo i quotidiani. Perché gli onesti lettori
dovrebbero pagare per leggere le fandonie dei reggicoda della demonicrazia?
Il rientro di Napolitano nel Quirinale [leggi qui quanto
costa], da cui non è mai uscito, chiude l’ellisse di inganni e false garanzie
democratiche. Il significato della nomina dei dieci saggi dell’acqua calda oggi
è chiaro anche ai ciechi che non videro quando fu decretata: guadagnare tempo
per il PD.
Quanti rilevano la mia doppia previsione errata, tanto su
D’Alema quanto su Prodi hanno ragione. Mi sono tuttavia sinceramente rallegrato del doppio errore
e prego i miei censori di tener conto che la voglia di autopreservazione di
questa sconcia demonicrazia la costringe a imprevedibili funambolismi, mai
visti in precedenza.
Le convergenze parallele di morotea memoria sono limpida
acqua di fonte, rispetto alla merda di questa demonicrazia.
D’altro canto la prevsione sui marò l’ho centrata in pieno e
anche la preminenza della conquista del Quirinale rispetto a quella di palazzo
Chigi. Non potevo tuttavia sospettare che re Giorgio avrebbe preferito se
stesso a qualunque altro candidato. Questo non significa che i disegni da me
paventati non fossero in via di esecuzione; basti anzi osservare la conclusione
che vanno preparando, per comprendere che sono capaci di tutto e di ben peggio.
Io rimango convinto che la cupola di M5S reciti una parte
ben definita e abbia manovrato per rendere ripresentabili personaggi altrimenti inadatti anche alla custodia
dei gabinetti pubblici. Non chiedetemi la prova, non è un omicidio di borgata
ciò di cui parliamo; abbiamo a che fare con menti poltitiche diaboliche, che
occupano il Palazzo da oltre mezzo secolo e da sempre avvelenano la
Costituzione senza lasciare impronte. Gli effetti delle tossine iniettate
lentissimamente, sono nascosti dalla stampa e si palesano solo mano a mano che
la malattia s’aggrava: è un maleficio demoniaco contro gli italiani.
Berl definisce M5S:«Burattini, manovrati da uno squilibrato»;
è un giudizio temerario, attagliabile al suo PDL di pochi mesi addietro. La
situazione non migliora osservando che egli predica mentre s’accomoda
nell’aereo per Washington, dove bacia la pantofola di quanti lo buttarono fuori
da palazzo Chigi, dopo avergli massacrato il suo amico Gheddafi, sulla cui
sorte egli maramaldeggiò. Egli va pellegrino a Washington, così come fece il
carrista Giorgio Napolitano mentre
torturavano Aldo Moro. Il guaio è che questo volta l’ostaggio è l’intero
popolo italiano e i nostri risparmi; a questi, ai soldi, essi mirano.
Del PD occorre dire poco, dopo il lebbrosario spalancatosi
davanti agli occhi di tutti. Ai fasti del Pci seguono gli agguati fra Bersani,
D’Alema, Bindi e Renzi. Tutto dà la misura di che cosa produsse Tangentopoli,
indirizzata piuttosto che a far piazza pulita, a disegnare maggioranze cotte e
corrotte, gradite a via Veneto e al consolato statunitense di Milano, che
s’intratteneva col più intransigente di Manettopoli, oggi consegnato all’oblio,
dal quale noi tuttavia lo traiamo volentieri con la domanda che poniamo da
anni: che faceva, lei, Antonio Di Pietro, nella scorta di Carlo Alberto Dalla
Chiesa, poi assassinato come sappiamo?
La risposta non sembra interessare neppure il figlio del
generale, ma noi la riponiamo.
Solo questo squallore politico può far sembrare normale la
candidatura di Giuliano 3pensioni Amato alla presidenza del consiglio [leggi
anche qui]. L’alternativa, pensate un po’, sarebbe un tale Enrico Letta,
Bildeberg boy, enfant prodige d’una famiglia double face: zio e nipote come il
palettò rigirato di quanti da piazza Venezia si precipitarono a piazzale
Loreto, pronti a tornare indietro se li avessero convocati. Se fra le fogne del
fascismo napoletano, Botteghe Oscure e il Quirinale corre un filo lungo
settant’anni, non occorre domandarsi perché oggi il trasformismo lampedusiano
non necessita neppure di valzer e coreografie viscontiane per offrirsi,
svelarsi, superare il partito e perfino il Bilderberg, per incardinarsi nella
tribù, affinché tutto cambi perché loro restino, a spese nostre.
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Se questa è l’offerta demonicratica, non serve a nulla
votare finché non si presenta uno che assicuri la costituzione d’un tribunale
speciale, che giudichi quanti governarono questo povero paese negli ultimi
venti anni e quant’altri finsero d’essere opposizione. Un tribunale che li
giudichi con la severità un tempo usata
agli agenti infiltrati, che pure combattevano una guerra a loro modo onorevole.
Questi invece sono volgari ladri; quando non rubano soldi, rapinano spazi di
democrazia per mutarli in potere e denaro; pagliacci che ballano sulle bare di
dozzine di imprenditori suicidi, incuranti della disperazione, della
disoccupazione a due cifre, inebriati
leccando il fondo del trogolo delle migliaia di miliardi nostri regalati alla
Germania, agli USA, alla Francia, alla Gran Bretagna, al nemico, di cui sono
complici, prezzolati, lo sono stati, lo saranno ancora, vogliono esserlo a
tutti costi, nostri costi, ovvio. Essi vogliono altri soldi, altri miliardi,
senza rinunciare a un centesimo di quanto hanno già rubato. Questa è la
demonicrazia sotto i nostri occhi.
http://www.pierolaporta.it/una-sconcia-sceneggiata/
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