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di Gianni Lannes
E’ finita la guerra fredda ed è cominciata la terza
guerra mondiale. Benvenuti nell’eldorado a stelle e strisce, una portaerei nel
Mediterraneo dove albergano indisturbate le armi nucleari per la distruzione della
vita.
Prossimamente la Boeing aumenterà il potere distruttivo delle 90 bombe termonucleari tattiche, meglio note
come “B 61” a caduta gravitazionale (da 30 a 170 chilotoni: la bomba d
Hiroshima aveva una potenza di 19 chilotoni) - di proprietà USA - che giacciono allo stato d’allerta, in alcuni
aeroporti militari: a Ghedi Torre in
provincia di Brescia e ad Aviano,
terra del Friuli Venezia Giulia.
C’è l’imbarazzo della scelta: ordigni atomici in
miniatura, ma comunque letali nella base di Camp Darby, a Livorno. Mentre in Sicilia, alle falde dell’Etna
sonnecchiano missili e mine atomiche di profondità. Gli Alleati non hanno
lesinato sul potenziale distruttivo: plutonio ed uranio arricchito. Senza escludere altri siti “top secret”,
assolutamente inaccessibili ai comuni mortali.
Una volta, tanto tempo fa, l’Italia veniva chiamata
“Isola delle meraviglie”. Allora il giardino d’Europa esprimeva una civiltà e
non era ancora preda dei ladri di futuro, di quelli che si riservano il diritto
di annientare la vita in un lampo, ammantati dai segreti militari.
Per la seconda volta, dopo il referendum del 1987, nel
2011 il popolo italiano ha bandito il nucleare. Fatica vana perché il Belpaese
- sull’orlo dell’olocausto atomico -
nasconde un arsenale di bombe
nucleari che infestano mari e terraferma, targate Stati Uniti d’America, in grado di cancellare per sempre il vecchio
continente e dintorni dalla carta geografica. L’atomo bellico non è in agenda,
insomma, non esiste nella “democrazia radioattiva” e, quindi, non si discute
con i sudditi drogati dalla bulimia televisiva. Infatti, va in onda un giorno
sì e l’altro pure a reti semplificate per i consumatori ubbidienti, la congiura
del silenzio informativo. Grazie alla casta politica che ha appesantito la
subordinazione e ci ha resi una colonia. Anche in materia di squisito diritto
non si scherza: la Corte di Cassazione del Belpaese ha stabilito che la
magistratura italiana non ha voce in capitolo sul nutrito campionario di
atomiche USA, impiantate a casa nostra, ad un soffio da asili, scuole, ospedali
e piazze.
Nel XXI secolo valgono ancora i patti siglati
sottobanco, suggeriti da diplomatici e militari in carriera. L’accordo
bilaterale - Bilateral Infrastructure
Agreement (1954) - mai ratificato dal Parlamento, è stato imposto dagli USA
su richiesta di politicanti venduti allo straniero. Fra tutti: De Gasperi, Fanfani, Segni, Gronchi,
Taviani, Andreotti, Cossiga, Prodi, D’Alema, Berlusconi, Monti. Una
sudditanza consolidata in tempi più recenti dall’interregno bellico di vip
inossidabili. Insomma, una delega in bianco in nome e per conto di milioni di
biografie anonime: nomi, cognomi, soprannomi, date di nascita e giorni di
morte.
Era stata appena consumata la penultima macelleria
mondiale, al ritmo di bombardamenti al fosforo
e al napalm (sperimentati sul territorio italiano ben prima del
Vietnam). Allora gli anglo-americani allestirono in gran fretta nei mari
italiani (Adriatico e Tirreno), alcuni cimiteri subacquei di armamenti chimici
vietati dalla Convenzione di Ginevra (1925), per far sparire le tracce del loro
arsenale proibito. Dal 1945 ne subiamo le conseguenze incalcolabili.
Negli anni ‘60 tuonava in Italia il boom dell’atomo
bellico: esperimenti, incidenti e fallimenti; in particolare, fughe di
radioattività. Il campionario del dottor Stranamore, a guerra fredda consumata
sonnecchia accanto a noi. I boiardi in divisa non hanno risparmiato un lembo
tricolore: da nord a sud, isole incluse, mari annessi, vulcani, parchi
nazionali ed aree protette, zone sismiche e territori franosi che si squagliano
dopo un temporale. L’abbiamo sempre scampata bella, ma chissà se la fortuna
persisterà a lungo nell’ex paese di santi, poeti e navigatori.
Negli Stati Uniti d’America le unità a propulsione
ed armamento nucleare non possono attraccare - per legge - dentro i porti
civili. In Italia, invece, sostano e si esercitano in almeno una dozzina di
aree portuali (ad esempio: Cagliari, La
Spezia, Livorno, Genova, Napoli, Taranto, Trieste, Augusta), dinanzi a litorali popolosi. Navi e sommergibili
atomici si rincorrono dribblando le petroliere in transito a Trieste, senza
risparmiare Venezia o le Bocche di Bonifacio e lo Stretto di Messina; si
inabissano e riemergono a ridosso di raffinerie, piattaforme dedite alla rapina
di idrocarburi, oleodotti, rigassificatori e fabbriche chimiche. Ogni tanto
perdono qualche siluro o missile, oppure, in alternativa colano a picco qualche
peschereccio: lavoratori del mare, tutto compreso. Più ancora prediligono i
parchi marini, meglio noti come santuari naturalistici di carta straccia. Piani
di sicurezza? Mai pervenuti all’opinione pubblica.
A metà degli anni ’70, in gran segreto le forze
armate italiane hanno testato con tre lanci nel poligono sardo Salto di Quirra,
il missile “Alfa”, destinato ad
essere usato con testate atomiche. I
militari nostrani hanno ottenuto dallo zio Sam un impianto nucleare (Camen,
oggi Cisam, ex Cresam) alle porte di Pisa, dinanzi al Tirreno, nel parco di
Migliorino-San Rossore, dove sperimentare e infine accumulare all’aria aperta,
quantità di scorie nucleari non contabilizzate nell’inventario nazionale. La
base atomica, è stata trasformata in una
discarica militare a pieno regime.
Quando piovono improvvisamente dal cielo sulla
terraferma i velivoli militari esplodono. Come nel caso di un aereo Usa
decollato il 12 luglio 1984 dalla base di Sigonella, precipitato subito dopo a
Lentini in Sicilia. Da allora, a
pagarne le conseguenze sono in particolare i bambini, fulminati dalle leucemie
più che ogni altra parte d’Italia. E la magistratura tricolore non osa toccare i
padroni (alleati).
Nella “democrazia” telecomandata è vietato curiosare
negli affari di chi indossa grembiulini globali, senza patria né confine etico.
Via
le bombe atomiche USA dall’Italia. Fuori dalla NATO il nostro Paese!
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/
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