Zagrebelsky: non c'è pacificazione senza
verità e giustizia. "L'art.138 prevede un procedimento lineare per
mutare la Carta. E, invece, si vuole una procedura blindata, totalmente
estranea alla Carta. E gli esperti sono solo delle maschere"
L'ora della mobilitazione, per reagire
"a questa condizione crepuscolare della democrazia". Per difendere la
Costituzione ancora una volta "a rischio" dall'attacco che le viene
mosso da una "oligarchia politica" che ricorre adesso a una
Convenzione "estranea alla Costituzione". Parla di tentativo di
"normalizzare" il Paese, il presidente emerito della Consulta Gustavo
Zagrebelsky, altro che di "pacificazione". E di parlamentari che
"senza titoli" si son messi in testa di cambiare volto alla Carta.
Il 2 giugno, lei e il professor Rodotà in
piazza a Bologna in difesa della Costituzione: "Non è cosa vostra".
Perché questo rinnovato atto di fedeltà alla Carta proprio mentre la
maggioranza studia come modificarla? È una provocazione controcorrente?
"Si sta giocando una partita politica e
la posta è elevatissima. È in atto un tentativo di spoliticizzazione, una sorta
di mascheramento".
Un mascheramento, professore Zagrebelsky?
"Le maschere sono i tecnici, i saggi,
gli esperti. Certo, dell'efficienza un sistema politico non può fare a meno,
pena il suicidio. Ma, l'efficienza non esiste in sé e per sé".
Si è insediato un governo di larghe intese
che si propone tra l'altro di modificare la macchina dello Stato. Non la
convince?
"A me pare piuttosto evidente che sia in
atto un disegno
di razionalizzazione d'un potere oligarchico.
In Italia non si è forse radicato un sistema di giri di potere, sempre gli
stessi che si riproducono per connivenze e clientele? Parlando di oligarchie,
non si pensi solo alla politica, ma al complesso d'interessi nazionali e
internazionali, che nella politica trovano la loro garanzia di
perpetuità".
Appunto, quale occasione migliore per
cambiare quegli assetti, per riformare?
"Sono decenni che se ne parla. Ma ora
sembra che sia giunta l'ora. Quel complesso d'interessi è sovraccarico e non
riesce più a trovare un equilibrio. Rischia l'implosione e s'inceppa. La
rielezione del Presidente della Repubblica - impensabile in un sistema di
governo anche solo minimamente dinamico - è rivelatrice. L'applauso grato e
commosso d'una maggioranza impotente è il segno dell'impasse. Per il futuro, ci
vogliono riforme. Ma dal punto di vista democratico, sono in realtà
controriforme".
Perché controriforme?
"Guardiamo le cose che si intende e le cose
che non s'intende fare. Il presidenzialismo, quale che ne sia il modello, è un
modo di concentrare in alto la politica e di ridurre dei cittadini a
"micro-investitori" del loro voto, a favore d'un gestore d'affari nel
cerchio stretto delle oligarchie. In breve: è il protettorato d'un sistema di
potere chiuso. Altro che più potere al popolo! Anzi, il popolo deve non sapere
o sapere il meno possibile: si è ripresa infatti la discussione sul
"riequilibrio dei poteri" a danno dell'indipendenza della magistratura,
e sui limiti al giornalismo d'inchiesta (vedi la questione delle
intercettazioni). E poi, quel che non si intende fare: vedi il silenzio calato
sul conflitto di interessi e sull'inasprimento delle misure contro
l'illegalità. Le oligarchie, del resto, sono regimi dei privilegi. Hanno
bisogno di compiacenze e illegalità".
È così sicuro che una riforma in chiave semi
presidenziale non ci metta in linea con le moderne democrazie? In fondo, anche
il ruolo di garanzia del presidente della Repubblica negli ultimi anni si è
rivelato ancor più risolutivo per uscire da pericolose crisi. Perché non
codificarlo nella Costituzione?
"Inviterei a maneggiare l'argomento con
cautela. Una cosa è l'espansione dell'azione presidenziale a tutela delle
istituzioni parlamentari previste dalla Costituzione. Altro è l'azione che
prelude a una nuova normalità. Questa seconda cosa contraddirebbe l'obbligo di
fedeltà alla Costituzione. Il Capo dello Stato ne è "garante" quando
agisce per preservarla dalle trasformazioni "materiali", non certo
quando le promuove. Ma il presidente Napolitano ha più volte precisato di
muoversi nella prima direzione e di quello gli va dato atto. Chi oggi sostiene
che siamo ormai in un regime presidenziale fa torto al presidente della
Repubblica".
Lei parla di consolidamento oligarchico. E la
pacificazione di cui si fa un gran parlare?
"Chi di noi non è per la pace e per la
pacificazione? Ma la pace è esigente, molto esigente. Non può esistere senza
condizioni. La pace è la conseguenza della verità e della giustizia.
Altrimenti, pacificare significa solo "normalizzare"".
La Convenzione non basta per la
pacificazione?
"Perché dovrebbe essere affiancata da
"esperti", cioè da persone al fuori dei contrasti politici? Gli
esperti sono a loro volta portatori di visioni politiche e saranno messi lì dai
partiti in quanto corrispondano ai loro progetti. Saranno "maschere".
Mi auguro che in pochi accettino di assumere questo ruolo".
Insomma, non pone alcuna fiducia nella
Convenzione?
"Mah. La Costituzione, all'art. 138,
prevede un procedimento lineare per mutare la Carta. Si vuole, invece, una
procedura, per così dire, blindata, dapprima la Convenzione, poi il voto
bloccato delle Camere: o sì, o no, senza emendamenti. Mi chiedo come possano i
parlamentari accettare una simile umiliazione. Una procedura complicata ma
anche totalmente estranea alla Costituzione. Per questo, si prevede - solo dopo
- una ratifica con legge costituzionale, che è essa stessa la confessione che
si agisce contro la Costituzione".
Ma i parlamentari avranno il potere di
riformare, almeno nelle commissioni competenti, o no?
"I nostri politici
"costituenti" hanno un mandato? Chi li ha autorizzati? Sono stati
eletti per questo? Basta la retorica delle riforme per legittimarli? Il 2
giugno ci troveremo per dire non solo che i contenuti della controriforma non
ci piacciono, ma anche che il metodo è sospetto. Sono in gioco nodi cruciali
della nostra vita, non fredde operazioni di ingegneria costituzionale, come si
vuol far credere. Lavoro, uguaglianza, giustizia sociale, diritti di tutti,
cultura, salute, legalità, trasparenza: cose possibili in democrazia, quando la
si espande. Difficili o impossibili, quando la si restringe".
http://www.repubblica.it/politica/2013/05/18/news/la_convenzione_umilia_il_parlamento_cos_si_blinda_solo_una_oligarchia-59045400/?ref=HREC1-3
Nessun commento:
Posta un commento