Il caso della piattaforma “Giovanna”, nella
provincia di Teramo, dove Eni-Agip ha operato negli anni 90. Come
estrarre gas “fratturando” il fondo servendosi di acqua marina. Volumi
triplicati, costi ridotti. Anche grazie a concessioni convenienti.
Per concessione di Altraeconomia
Fonte: http://www.altreconomia.it/site/fr_contenuto_detail.php?intId=4100
Data dell'articolo originale: 13/05/2013
URL dell'articolo: http://www.tlaxcala-int.org/article.asp?reference=9726
“Fino al 1992 nel mio pezzo di mare,
abbastanza lontano dalla costa, pescare era una bellezza. Ma quando è
arrivata Giovanna ho smesso, perché l’acqua non era più la stessa”.
Con queste parole Aldino ricorda il suo passato da pescatore.
Tossisce, si ferma un attimo, appoggia la cornetta sul tavolo, si
allontana, e poi ritornando al telefono dice che “il mare di fronte
al tratto di costa tra Montesilvano e Marina di Silvi e Giulianova
pure oggi non è lo stesso. A me non piace più”.
La piattaforma “Giovanna” nel mar Adriatico / Foto tratta dal sito Unmig
Siamo nel medio Adriatico, in Abruzzo, nella provincia di Teramo
dove le numerose piattaforme di gas -monotubolari, bitubolari e
reticolari- hanno cambiato le abitudini dei pescatori.
Anche se fino al
2002 (anno in cui è entrata in vigore un’ordinanza della Capitaneria
di Porto di Pescara, ndr) pescare in prossimità delle piattaforme
metanifere era quasi una regola fissa. Una di queste è la piattaforma
“Giovanna” (in foto), realizzata nel 1992, e localizzata a poco più di
23 miglia dalla costa. A 37, 38 chilometri dalla terraferma. Il
giacimento di gas “Giovanna” fu scoperto da Agip e Deutsche Shell nel
1988, dopo 6 anni dalla messa in produzione del giacimento “Emma”, con
omonima piattaforma. Entrambe si trovano all’interno della concessione
di coltivazione “B.C 10.AS”, conferita il 16 dicembre 1980 e per la
quale alle due compagnie fu addebitato un canone annuo di 867.400 lire.
40 lire per ettaro. Nel 1993 la Edison Gas subentra alla Shell, nel
1998 l’Eni prende il posto dell’Agip e nel 2010 l’Adriatica idrocarburi
spa rileva le quote di Eni, affiancandosi alla Edison. Secondo gli ultimi dati forniti dal ministero dello Sviluppo economico
negli ultimi dieci anni la produzione media è stata di quasi 255
milioni di metri cubi di gas ed i pozzi produttivi sono 12, anche se ne
sono stati perforati almeno una quarantina.
Il signor Aldino pur affermando che “l’acqua non era più la stessa”,
non poteva sapere che il giacimento “Giovanna” -oltre a cambiare
presumibilmente il suo destino di pescatore- è stato oggetto di una
particolare sperimentazione di fratturazione idraulica (chiamata
fracking). A darne notizia un articolo scientifico pubblicato il 17
luglio 2000 su Oil&Gas Journal, dal titolo “Seawater streamlines polymer-free fracturing” (L’acqua marina accelera la fratturazione senza polimero).
Lo studio si è focalizzato in un periodo che va dal 1994 al 1999 ed ha
interessato la riperforazione dei pozzi 6, 12 e 20. Il primo tuttora
produttivo. Il secondo ed il terzo produttivi ma non più eroganti.
“Un nuovo fluido, basato sull’acqua marina e senza polimeri, ha migliorato l’efficienza operativa di 23 banchi di frattura nell’area Giovanna di Eni Agip, fuori dall’Italia nel Mare Adriatico. I trattamenti facevano parte di un pozzo a tre vie, programma di riprocessamento multizonale, che richiedeva una stimolazione con frattura di grandi dimensioni. Per Eni-Agip, questi costituivano i primi trattamenti riusciti che includevano acqua marina come fluido base per il sistema ClearFrac di Schlumberger, un fluido di frattura senza polimeri, viscoelastico tensioattivo (VES)”. Si apre così il documento. In sostanza, l’acqua marina “è stata usata come fluido base per ridurre i costi di frattura in mare aperto in diverse parti del mondo, ma i risultati del trattamento sono stati confusi” […] “Le recenti operazioni di frattura nel Mare Adriatico hanno dimostrato che l’acqua marina è una base efficace” […] “L’acqua marina riduceva anche i costi incrementando l’efficienza operativa e preservando i tempi della piattaforma e del processo”.
In pratica, prima di accertare con successo le operazioni di
ingegneria mineraria e geologica applicata all’industria estrattiva, le
estrazioni di gas a mezzo fatturazione idraulica venivano operate
utilizzando un fluido di polimeri HEC (idrossietilcellulosa). Invece,
in questo caso i tecnici di Eni-Agip -operanti sui pozzi dell’area
Giovanna- hanno sperimentato un fluido viscoelastico tensioattivo,
appunto il VES. Attraverso le analisi chimiche hanno stabilito che
questo tipo di fluido era più funzionale rispetto all’HEC, perché
riusciva ad agire senza polimeri e, cosa non meno secondaria, a
utilizzare esclusivamente acqua marina.
Con questa sperimentazione di fratturazione idraulica si è reso
possibile il riprocessamento di pozzi ritenuti esauriti o a scarso
rendimento, estraendone il più possibile il contenuto di idrocarburi
(in questo caso gas), triplicazione dei volumi di materiale estratto e
decisa contrazione del volume dei costi e dei tempi morti di
produzione. Ed è proprio il caso dell’area “Giovanna”, caratterizzata
da strati di scisto e contenente “formazioni più sporche e con minor
permeabilità con contenuto di argilla elevato fino al 50%”. Una
sperimentazione riuscita, tanto da essere ripetuta qualche anno più
tardi, in più a nord, nel mare di fronte le coste di Falconara
marittima, nel giacimento “Barbara”. Un campo off-shore di sfruttamento
del gas enorme, nel quale sono stati perforati dagli anni Settanta ad
oggi oltre 100 pozzi, gran parte direzionali, ed installate ben 11
piattaforme. Alcuni degli autori dell’articolo, dopo un passato in Eni,
oggi lavorano presso l’Halliburton, la prima azienda ad usare
commercialmente questa tecnica di stimolazione dei giacimenti.
Non è, comunque, la prima volta che il mar Adriatico è trasformato
in banco di prova. Ad esempio -più a Sud rispetto alla piattaforma
Giovanna- di fronte le coste di Vasto, nella concessione ad olio “Rospo
Mare”, la Elf Italiana perforò uno dei primi pozzi orizzontali in
Europa, il “Rospo Mare 6 dir”. Era il 1982 e la storia è raccontata in
uno stralcio di documento della stessa azienda.
Per concessione di Altraeconomia
Fonte: http://www.altreconomia.it/site/fr_contenuto_detail.php?intId=4100
Data dell'articolo originale: 13/05/2013
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