ed altri articoli sullo sciacallo banchiere
BCE – Passata la Tempesta, odo Draghi far Festa!
BCE – Dalle proteste al Piano Radicale per ingrassare le
Banche Sovrane e terzomondializzare gli Italiani
In Autunno quasi certe ricapitalizzazioni dirette attraverso
il MES: il regime si organizza e serra la stretta
Proteste Eurotower: cosa è rimasto? L'Esperienza degli
imprenditori veneti e l'ultima beffa di Mario Draghi
di Giovanni
Antonio Fois e Sergio Basile
Francoforte – Nelle ultime ore è trapelata la notizia (ANSA)
secondo la quale la
Banca Centrale Europea (BCE) starebbe lavorando a pieno ritmo
ad un piano di "risanamento
radicale delle banche dell'Eurozona". La notizia è stata ripresa – a
titolo di anticipazione - anche dal settimanale tedesco Die Zeit, secondo cui
''dall'autunno i banchieri centrali con le autorità di controllo esamineranno i
bilanci di circa 140 banche con l'aiuto di stress test. Gli istituti che non
riuscissero da soli a ricapitalizzarsi – secondo tale "piano" -
dovrebbero essere aiutati dagli Stati membri con un possibile coinvolgimento
del Fondo Esm (o MES) se non fossero in grado risanarle". Insomma si
profila all'orizzonte l'ennesima presa per i fondelli, e proprio a pochi giorni
dalla plateale e corposa prote sta dei cittadini europei contro il sistema
truffa Ue-BCE: protesta andata in scena proprio a Francoforte, sotto l'Eurotower.
Un sistema, quello bancario, che come detto più volte costringe soprattutto gli
Europei del Sud alla fame da anni. Ciò mediante meccanismi studiati ad hoc e
ben occultati dai media, come il Sistema Target2 e lo stesso euro: moneta unica
disastrosa, diabolica e funzionale (complementare) al primo (vedi articolo in
allegato per approfondimenti).
Connazionali veneti
alla riscossa
Il mondo mediatico, come al solito, tace al riguardo. Così,
sebbene i nostri connazionali veneti, in concerto con altre centinaia di
migliaia di persone hanno manifestato pacificamente (ma con fervore) contro il
governo centrale, gli organi d'informazione di bandiera hanno – come noto –
lasciato la cittadinanza italiana all'oscuro, onde evitare tragici risvolti. Stesso copione, come visto, per la
rivoluzione che da giorni sta infuriando in Turchia contro il governo
filo-europeista e filo-NAto di Erdogan (vedi aticoli in allegato). Eppure è
proprio a questo che si sta andando incontro. I lunghi periodi d'austerity che
hanno ridotto sul lastrico gli imprenditori e gli operai di tutte le nazioni
europee sono i primi colpevoli del nervosismo e della disperazione, ormai
dilaganti. Una folta delega zione di contribuenti del nord est italiano è
partita alla volta di Francoforte, letteralmente indiavolata. Questi
imprenditori e padri di famiglia onesti, tra i protagonisti assoluti del
miracolo economico della regione veneta e dell'Italia intera negli anni '70 e
'80 del ventunesimo secolo, hanno assistito alla progressiva chiusura di importanti
aziende nei propri settori, costretti quindi a perdere posto di lavoro e
salario. Ricordiamo ai lettori che in questa parte del nostro territorio sono
spuntate come funghi imprese capaci di lanciarsi sui mercati mondiali,
garantendosi introiti da capogiro e salvaguardando per anni lo stipendio dei
lavoratori impiegati. Non di mentichaimoci che queste città hanno avuto per
decenni le leadership di interi capitali industriali, venendo indicati dagli
economisti mondiali come geni assoluti ed inarrivabili del mercato economico.
Il Modello
Montebelluna
Basti pensare a comuni quali Montebelluna, nel trevigiano:
per diverso tempo la terza città più ricca d'Europa, forte di imprese quali
Diadora, Lotto,Dolomite e Nordica, protagoniste dell'abbigliamento sportivo e
delle calzature da moto, acquistate, per l'appunto, in tutto il pianeta. Queste
stesse persone, veri proletari italiani, hanno contribuito cospicuamente alla
crescita di questo Paese, a forza di sudore e di sacrifici. Oggi le imprese
trevigiane hanno spostato le produzioni nei paesi in via di sviluppo, dove la
manodopera, come ben sappiamo, viene a costare cifre irrisorie. D'altra parte
lo stato ha imposto ciò! Il prezzo era il fallimento! Così la Geox, nonostante
continui a sbandierare al mondo l'etichetta Made in Italy, produce quasi la
totalità delle proprie scarpe nel profondo Sud della Cina. La Benetton, fondata
a Treviso nel 1965, si è avvalsa per anni delle prestazioni lavorative di
migliaia di massaie venete, impiegate nella cucitura dei tessuti ma oggi ha
optato anch'essa per la delocalizzazione. Gran parte della produzione si
trova all'estero e migliaia di lavoratori veneti sono ridotti sul lastrico.
BCE-MES – Dopo il
Danno la Beffa. E
proprio dall'Italiano Draghi
Il tutto ovviamente è avvenuto nell'indifferenza più totale
dell'Europa dei poteri occulti e dei camerieri obbedienti di Roma. Non importa
quanti sacrifici abbiano fatto in passato, quante le ore di straordinario,
quanto sudore e sangue abbiano lasciato sui propri passi. I proletari italiani
si ritrovano con un pugno di mosche e il Veneto ne rappresenta il primo
emblema. Eppure, nonostante le proteste, le manifestazioni, i lunghi viaggi
fino a Francoforte, l'azione di queste persone viene oscurata dai principali
organi d'informazione e le loro parole rimangono inascoltate. E – come se ciò
non bastasse – dopo il danno la beffa finale: a pochi giorni dalla veemente
protesta dinnanzi alla BCE, la notizia fresca fresca sulla ricapitalizzazione
diretta delle "povere banche" mediante il MES. Il dittatoriale ed
anti-costituzionale MES (vedi articolo in allegato). Questo è davvero
l'ennesimo affronto. L'ennesimo schiaffo questa volta da non accettare facendo
buon viso a cattivo gioco, come negli ultimi 20/30 anni i media di regime
italioti ci hanno abituato a fare con un continuo e sistematico "Progetto
Monarch", avallato e pilotato da questa TV spazzatura a trazione
"sionista" e "liberal-stalinista". Una TV che ha annienato
la nostra coscienza critica. La notizia sulle nuove strategie del caro Mario
Draghi e dei colleghi della privata BCE – ci scommettiamo – domani nemmeno
apparirà sui tabloid di regime, che qualora ne dovessero parlare, lo faranno
con enfasi estrema, come accaduto con la storia ridicola ed ingannevole
dell'abbassamento dei tassi d'interesse (vedi articolo in allegato – La Bufala:
Taglio Tassi BCE e MES). Ci domandiamo allora – con una vena di sarcasmo –
quali siano gli avvenimenti considerabili notiziabili e per quanto tempo ancora
gli stessi telegiornali nazionali continueranno a far valere il loro
oscurantismo. Perchè non anticipare le loro mosse è non disdire i nostri
abbonamenti di Pay-TV e abbonamenti satellitari in massa? Sarebbe un
piccolo-grande sgarro ai nostri aguzzini! Almeno in attesa di intraprendere le
strategie giuste per riconquistare la nostra sovranità monetaria e finanziaria.
I miracoli esistono! Basta crederci!
Giovanni
Antonio Fois, Sergio Basile (Copyright © 2013 Qui Europa)
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dei Gamberi
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Via libera al Fiscal Compact e alla fine della Democrazia
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ma non decide tutto la Merkel? Scrive i trattati e li firma
tutti lei per conto terzi, narra la leggenda
Mario Draghi insiste con rigore, riforme e unione bancaria
6 GIU – Le prospettive di crescita dell’Eurozona hanno
qualche “prospettiva di ripresa” nella seconda parte dell’anno. Lo ha detto il
presidente della Bce, Mario Draghi, promettendo una politica “accomodante per
tutto il tempo necessario”.I Paesi in difficoltà che ora godono di un
atteggiamento più favorevole da parte dei mercati, ha aggiunto, non devono
abbassare la guardia e abbandonare gli sforzi per realizzare le riforme
strutturali per la crescita.
La Banca centrale europea ha nuovamente tagliato le sue
sTime per la crescita dell’Eurozona per il 2013, ora a -0,6% contro -0,5%
indicato tre mesi fa. Lo ha detto il presidente della Bce, Mario Draghi. Per il
2014 le nuove stime danno +1,1%, rivisto lievemente al rialzo.
Secondo Draghi, I prossimi passi per realizzare l‘unione
bancaria, e cioé il meccanismo unico di sorveglianza delle banche e quello
relativo alla gestione dei fallimenti, sono “fondamentali” per ripristinare il
funzionamento delle banche “e quindi richiedono una più veloce realizzazione”.
“Non direi”. Così il presidente della Bce, Mario Draghi,
risponde alla domanda se anche l’Eurotower si senta di fare un ‘mea culpa’ dopo
le indiscrezioni di un report in cui il Fondo monetario internazionale
esprimere rammarico per le dure misure di austerity imposte alla Grecia.
La
Banca Centrale Europea nella riunione di oggi ha lasciato il
tasso d’interesse di riferimento fermo allo 0,50%. La decisione era attesa dal
mercato.
Imola Oggi
Banca Internazionale dei Regolamenti, a Draghi la presidenza
del Ghos
Pubblicato da ImolaOggi
giu 5, 2013
5 GIU – Compromesso Europa-paesi emergenti alla Bri. Dal
prossimo 1 luglio le tre cariche occupate dal governatore della Bank of England
Mervyn King (il quale lascera’ l’incarico a Londra a fine giugno) saranno
spartite fra il presidente della Bce Mario Draghi e il governatore della Banca
centrale del Messico Agustin Castrens.
In particolare a Draghi andra’ la presidenza del Ghos
l’organo principale del Comitato di Basilea sulla supervisione bancaria.
Cambio della guardia, ma anche cambio di struttura ai vertici
della Bri, laBanca internazionale dei regolamenti, con l’uscita di Mervyn King
e l’entrata di Agustín Carstens e di Mario Draghi.
Alla fine di giugno Mervyn King andrà in pensione come
Governatore della Banca d’Inghilterra e di conseguenza si dimetterà dalla
carica di presidente – che ricopriva dal novembre 2011 – dei tre gruppi della
Bri: l’Economic Consultative Committee (ECC), il Global Economy Meeting (GEM) e
il Gruppo dei Governatori e dei Capi della vigilanza (GHOS).
Nella nuova versione, le prime due poltrone di presidenza
saranno occupate da Agustín Carstens, governatore della Banca del Messico,
mentre la terza da Mario Draghi, governatore della Banca centrale europea.
Lo dice una nota della Bri, precisando che le nuove cariche
saranno in vigore dal primo luglio prossimo per un periodo di tre anni.
Il Comitato consultivo economico (ECC) supporta il Global
Economy Meeting (GEM), assembla le proposte del GEM. L’ECC comprende tutti i
Governatori membri del board della Bri, i Governatori delle banche centrali di
India e Brasile, e il Direttore generale della BRI.
Il Global economy Meeting (GEM) è il principale forum di
discussione dei governatori delle banche centrali durante i regolari incontri
bimestrali della BRI. Ha due ruoli principali: monitoraggio e valutazione degli
sviluppi dell’economia mondiale e del sistema finanziario globale, e servire
come forum di discussione aperta e cooperazione tra le banche centrali. Inoltre
ha il ruolo di fornire una guida e ricevere informazioni dalle commissioni
della banca centrale con sede a Basilea: il Global Financial System (CGFS), il
Committee on Payment and Settlement Systems (CPSS) e il Markets Committee.
Il GEM comprende i governatori delle 30 banche centrali
membri della BRI nelle principali economie avanzate ed emergenti che
rappresentano circa quattro quinti del PIL mondiale
Il Gruppo dei Governatori e dei Capi della vigilanza (GHOS)
è l’organo direttivo del Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria. reuters
Imola oggi
La Fed pronta a comprare il debito italiano? Dalla padella
alla brace
6 giu – C’è già qualcuno che ipotizza un nuovo Piano
Marshall, ma più che agli aiuti gli Stati Uniti sembrano pensare le modalità
con cui aumentare la propria influenza sull’Unione europea. Secondo rumor riportati
ieri da Milano Finanza, la
Federal Reserve sarebbe infatti pronta a comprare il debito
italiani svaligiando i Btp decennali sul mercato secondario.
“Che l’America sposti il fulcro dei suoi interessi dal Medio
Oriente ad altre fonti, come il Pacifico e il Sud America non ci sono dubbi –
spiega Vittorio Dan Segre – è stanca dell’incapacità dei leader delle due zone
di prendere delle decisioni”. Tutt’altro discorso se la Casa Bianca e Wall
Street iniziano a guardare all’Unione europea con occhi famelici. “Se in
parallelo gli Stati Uniti compreranno il debito europeo è ancora tutto da
vedere – avverte Segre – tuttavia è tecnicamente possibile”. La Fed di Ben
Bernanke è, infatti, pronta ad avviare quell’operazione che da mesi i governi
europei chiedono che venga messa in cantiere dalla Bce. D’altra parte è stato
proprio Bernanke a spiegare che “la Fed ha l’autorità per acquistare sia debito
pubblico nazionale sia debito pubblico straniero”. “Nulla può fermare la Fed
dal fare il lavoro che la Bce si rif iuta di fare”, spiega il capo economista
di Ubs Andreas Hoefert ricordando, tuttavia, che l’economia americana non è
ancora del tutto uscita dalla crisi economica che lei stessa ha fatto esplodere
con il buco creato dai mutui subprime. Anche perché, qualora la Fed dovesse
entrare a gamba tesa sui mercati del Vecchio Continente, deve sganciare euro
che, al contrario di come fa coi dollari, non può stampare.
NATO economica: l’euro sarà sostituito dal dollaro??
Stanno per mangiarsi le nostre banche per tamponare la
maxi-falla di Wall Street
L’economia Usa si salverà facendo trasferire verso Wall
Street il capitale finanziario europeo
Borsa, Opa su New York: nasce il gigante Usa che inghiotte
mezza UE
Supervisione diretta: la Bce potrà decidere quali banche
finanziare e quali far fallire
Libero mercato transatlantico o Stato sovranazionale?
Aldilà della validità dell’operazione che gli analisti di
Bernanke stanno studiando, l’interesse del lettore deve spostarsi sui motivi
che spingono l’amministrazione Obama a spostare l’interesse dal Medio Oriente,
carico di petrolio ma instabile politicamente, al Vecchio Continente, che da
anni non è più un luogo strategicamente interessante da dover impegnare le
proprie risorse politiche, diplomatiche ed economiche. La risposta dovrebbe
essere cercata nei disordini che hanno trasformato il Mediterraneo in una vera
e propria polveriera.
La primavera araba in Egitto e Tunisia, la guerra civile in
Siria e in Libia e le sempre più scarse prospettive d’ingerenza in Iran hanno
spinto il presidente Barack Obama a lavorare perché l’Unione europea riesca ad
uscire definitivamente dalla crisi economica e, al tempo stesso, entri sotto la
sfera egemonica americana. Un’operazione che potrebbe togliere lo scettro alla
cancelliera tedesca Angela Merkel che da anni fa il bello e il cattivo tempo
con i Paesi economicamente azzoppati dalla recessione. La preoccupazione
maggiore degli Stati Uniti, però, è legata all’appoggio che i singoli Paesi Ue sono
in grado di fornire all’esercito americano in caso di conflitti bellici. Nelle
ultime occasioni (dall’attacco sferrato alla Libia di Gheddafi all’intervento
in Mali), la Germania si è dimostrata refrattaria a intervenire.
Che lo strapotere tedesco a Bruxelles non faccia piacere
alla Casa Bianca, non è certo un mistero. In questo senso va infatti letta la
batosta firmata in settimana dagli analisti del Fondo monetario internazionale
che non solo hanno dimezzato le stime di crescita del pil tedesco, ma anche
lancia un rischio recessione per l’intera economia. Mentre il governo di
Berlino punta a rafforzare politicamente e, soprattutto, economicamente l’Ue e
Francoforte, l’intervento della Fed sui debiti pubblici dei Paesi periferici
dell’Europa, in primis Italia e Spagna, sposterebbe violentemente il baricentro
dei poteri. Il risultato? Da colonia tedesca l’Italia rischierebbe di diventare
una colonia americana. “Una mossa del genere non potrà certo lasciare
indifferente la Bce che, tendenzialmente, rimarrà nel limbo fino alle elezioni
in Germania”, spiega l’analista Ulisse Severino ricordando come le difficoltà
europee stiano “zavorrando” tutto il mondo. “Grazie al suo sistema
finanziario-federale – spiega Segre – l’America può stampare tutti i dollari
che vuole senza che nessuno la controlli”. Tuttavia, l’iniziezione eccessiva di
moneta potrebbe anche svalutare il dollaro nei confronti dell’euro, con il
risultato che l’export dall’Europa costerebbe di più rispetto a quella
dall’America.
Dal momento che, dall’inizio dell’anno, il Giappone ha preso
a svalutare lo yen, la parallela svalutazione del dollaro rafforzerebbe la
moneta unica sfavorendo, in questo modo, le aziende che producono in Europa e
dall’Europa esportano. Un esempio su tutti: il settore automobilistico. Con un
euro forte la Volkswagen, il più grosso gruppo nel Vecchio Continente, avrebbe
difficoltà a vendere le proprie vetture in Asia e, in particolar modo, in Cina.
D’altro canto, comprare euro per pagare titoli di Stato farebbe aumentare la circolazione
dei dollari sul mercato. “Se la massa di dollari dovesse apparire agli
americani eccessiva – continua Segre – non avrebbero difficoltà a inventare un
nuovo dollaro che ingloberebbe parte del vecchio debito”. Al tempo stesso,
l’operazione eviterebbe che i prezzi del petrolio e delle materie prime
schizzino alle stelle. “Il fatto che gli Stati Uniti, grazie al loro sviluppo
tecnologico , si siano trasformati da maggiore importatore di petrolio
dall’estero a probabile maggiore produttore di petrolio el prossimo futuro –
conclude Segre – trasforma radicalmente la situazione finanziarie e il debito
degli Stati Uniti”.
il giornale
Amato Confessa: “Gli Americani ci avevano avvertito che
l’euro sarebbe fallito”
Banca Internazionale dei Regolamenti, a Draghi la presidenza
del Ghos
Imola oggi
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