DI GIANNI PETROSILLO
Con un “racconto” a puntate scritto dalle sue penne più rappresentative il Giornale di Berlusconi ha svelato l’incipit delle trame internazionali e nazionali che hanno portato alla caduta del governo di Centro-destra e i motivi degli attacchi al fulmicotone contro il suo fondatore.
Tutto molto in ritardo, dunque, tutto molto sospetto, a partire da questa baldanza post festum, dopo che a B. gli è già stata fatta la festa dai suoi detrattori.
Inizialmente, si poteva pensare che questo improvviso coraggio a mezzo stampa del Cav (nessuno può credere all’iniziativa autonoma dei suoi giornalisti) potesse essere assimilabile al colpo di coda del caimano braccato, il quale di fronte alla morte politica ed imprenditoriale (potrebbero arrivare in fretta le sentenze definitive di condanna nei processi in cui è imputato, col rischio dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici e qualche annetto di gattabuia) ha provato, con la forza della disperazione, a divincolarsi sputando sangue su suoi predatori, nel tentativo di riuscire a scantonare anche questa volta.
Emblematica, in proposito, fu la sceneggiata al G8 di Deuville del 2011 quando B. affiancò Obama, a favore di telecamere, per chiedere a voce alta protezione all’uomo più potente del mondo contro una magistratura faziosa e persecutoria. Obama, all’epoca, offrì le sue rassicurazioni ribattendo “o non caschi o caschi in piedi”. Dopo quell’endorsement sotto gli occhi del pianeta B. si è fatto piano piano da parte convinto di essere riuscito a barattare la pelle e le aziende con il progressivo defilamento dal palcoscenico politico.
Si sbagliava. I giudici hanno continuato ad agire speditamente nei suoi riguardi forse proprio perché il Presidente Usa, oltre quelle parole d’occasione, non ha mosso un dito per tutelarlo. Del resto, era stato quest’ultimo a scatenare le sue ire poco pacifiste sul governo italiano la cui intraprendenza verso la Russia e il Mediterraneo infastidiva, e non poco, Washington. Allora, possiamo pensare che le difficoltà in patria di Obama, coinvolto in alcuni scandali che preannunciano una sorta di watergate in salsa black, hanno convinto Berlusconi ad uscire allo scoperto? Qualcuno da oltreoceano, magari qualche vecchio amico repubblicano, gli ha suggerito di sferrare il colpetto?Se lo ha autorizzato non è per il benessere di B. ma per precise intenzioni che celano altri piani sul Belpaese e sull’UE.
Può essere, dunque, ma se gli americani stanno delegittimando l’inquilino della Casa Bianca vuol dire che hanno in mente un mutamento di strategia, soprattutto a livello internazionale, e per questo punterebbero a sbarazzarsi di un Presidente che ha sbagliato molto ed ha perso, da tempo, il controllo della situazione.
B. è forse tornato utile ad alcuni settori yankees per queste motivazioni e può ora alzare un po’ la cresta, magari rendendo più accorto qualche togato eccessivamente zelante nei suoi confronti. A noi, invece, ci interessa capire che di tipo di trasformazioni (probabilmente sconvolgenti) si annunciano in Italia e in Europa col cambio di passo americano. Altro che il ciuffo asfaltato dell’arconano che torna a sventolare sui cieli della patria. Tra qualche riga ci arriveremo, arrischiando alcune previsioni.
Ad ogni modo, dopo la sfuriata di carta del guappo di cartone qualche verità sepolta dalla manfrina repubblicana è venuta a galla, ma troppe restano le zone d’ombra sulle quali si tace per evitare che gli italiani si facciano strane idee circa l’effettiva natura della politica (terreno di conflitti e di cospirazioni) e il suo prodotto epocale più sofisticato, nel senso di contraffatto: la democrazia. Perché ciò che appare non è e ciò che è appena appena s’intuisce, per supposizione ed astrazione, mettendo insieme i fili di molte circostanze e raccogliendo scampoli di deboli segnali; sempre che si sia abbastanza svegli e non si creda alla favola bella, che ieri come oggi illude miliardi di uomini, secondo la quale la politica, al suo attuale stadio di sviluppo, è tensione morale per la costruzione di una superiore civiltà di solidarietà e cooperazione e la democrazia, nonostante tutte le imperfezioni (compresi i droni), il suo braccio operativo più efficiente.
Nel porto delle nebbie dell’ideologia e della menzogna è facile scambiare un guerrafondaio per un nobel per la pace ed un possibile interlocutore per un dittatore sanguinario. Insomma, figli di Putin mai, servitori di Ba(ld)rack sempre, sognando le stelle dell’american way of life e risvegliandoci col culo a strisce. Ecco la storia dei nostri tempi spiegata ai bambini.
Il dossier in argomento è stato denominato “Intrigo internazionale” e i sette articoli finora pubblicati hanno tracciato il vasto arco di sotterfugi e di manovre attraverso le quali l’Italia (e qualche altro Paese subordinato come la Grecia) è stata costretta a retrocedere da posizioni diplomatiche non gradite ai suoi alleati, nonché da affari troppo lucrosi per essere lasciati ad un partner minore, come noi siamo considerati dagli atlantici. Nell’ordine questi sono i titoli dei pezzi pubblicati dal quotidiano:
Ce n’è per tutti i gusti e per tutti i complotti ma andiamo al sodo della questione. L’assioma (che crediamo incontestabile) è questo: Berlusconi è stato costretto a sloggiare per la sua amicizia con Putin che si traduceva in pericolosi accordi energetici, tanto per la costruzione del gasdotto south stream che per i vari altri business, in comparti viciniori agli idrocarburi, spartiti tra italiani, russi, libici, algerini, turchi ecc. ecc.. “Quali sono i punti di vista dei funzionari del governo e di quelli dell’Eni sulle relazioni nel settore energia dell’Italia con la Russia e con il progetto South Stream… Vi preghiamo di fornire ogni informazione sui rapporti tra i funzionari dell’Eni, incluso il presidente Scaroni e i componenti del governo, specialmente con il primo ministro Berlusconi e il ministro degli Esteri”, tanto pretendeva dai suoi diplomatici e agenti travestiti da feluchei Hillary Clinton (secondo un cablogramma desecretato da wikileaks) allorché incominciarono a trapelare brutte notizie dal fronte italiano che si autonomizzava sulle intese strategiche, nei settori di peso geopolitico, senza chiedere il permesso ai padroni del mondo.
Bush aveva lasciato fare perchè differente era il suo progetto geostrategico ma ora la musica doveva cambiare. B. mescolando i fatti suoi con gli investimenti del Paese si era spinto troppo in là e lo zio Sam, che non è Sam…aritano per niente, si preparava a dargli una bella lezione.
A questo punto, chiamati all’adunanza, scesero in campo i soliti guastafeste che non mancano mai quando il caos politico diventa l’habitat preferito dai mercenari: agenti segreti, provocatori armati di statuette, un ex leader sovietico passato al nemico quando era ancora sovietico, burocrati europei camuffati da superesperti, ruffiani di casa nostra, serpi in senso, traditori a ritta e a manca, carrieristi, puttane di stato, di partito e di lupanare vero e proprio, tutti, ma propri tutti si misero a disposizione del bello ed abbronzato per interrompere le liaisons dangereuses ed eliminare il nano che si credeva un gigante. Viviamo in una nazione di valvassini ed in una Unione europea di valvassori e vassalli per cui non c’era da aspettarsi qualcosa di difforme. Infine, francesi ed inglesi occuparono manu militari l’arena e B. fece puff essendo un puffo di statista, tra una risata e l’altra dei suoi nemici.
La storia però non si conclude qui. Dicevamo che potrebbe verificarsi una metamorfosi repentina che cambierà i connotati economici e politici dell’Italia e dell’Europa. Infatti, contestualmente alla campagna del Giornale sulle macchinazioni indicibili ai bei tempi delle ammucchiate sessuali (oggi sono diventate politiche e, pertanto, fanno ancor più ribrezzo), l’altro quotidiano di discendenza destrorsa, Libero, inaugurava l’operazione antieuro. Solo un caso?
Pareri di esperti e di tecnici, consigli di economisti e politici, missive di semplici lettori, quasi tutti d’accordo nell’affermare che l’euro ci ha spinto nel baratro finanziario e tutti d’accordissimo, anche chi si conferma pro-moneta unica, nell’accusare la Germania di questo sfracello sovranazionale. Ecco come togliere forza ad una battaglia sacrosanta e fare un altro favore agli americani.
Abbiamo già visto come gli statunitensi non abbiano bisogno del fiscal compact per amministraci la vita, a loro bastano le congiure e le minacce, temute anche dai tedeschi che quasi non mettono becco nei teatri caldi della scacchiera globale. I brutti ed inflessibili mangiatori di crauti si sarebbero avvantaggiati della valuta forte e adesso ci costringerebbero a soffrire le pene austere dell’inferno per mantenerla tale, anche a costo di affamare le popolazioni.
Pure noi siamo convinti che l’euro ci abbia fatto più male che bene ma non è certo per colpa della Merkel. Il fatto che poi si faccia giocare l’americanissimo Mario Draghi, ex Goldman Sachs (ricordiamoci dei danni che questa merchant bank ha combinato a molti membri europei) ed attuale Presidente della BCE, contro la Cancelliera la dice lunga sull’imbroglio e sull’abbaglio.
Probabilmente, la Germania ha saputo sfruttare la debolezza altrui e quella complessiva della costruzione comunitaria, essendo il perno industriale ed economico di tutta l’area, ma ora che alcuni Paesi, soprattutto mediterranei, vedi Portogallo, Spagna, Grecia e Italia, arrancano paurosamente ed i benefici diventano sproporzionati per i contesti del nord qualcuno si sta già attrezzando per insinuarsi nei problemi e farne equilibri pro domo sua, dunque peggiorandoci l’esistenza. Chi? Ancora gli Usa naturalmente, i quali hanno in testa di staccare il club med dall’euro e di condurlo direttamente nella loro orbita d’influenza finanziaria, prendendo così due piccioni con una fava. Si tratta, invero, di ridimensionare l’egemonia tedesca e di servirsi di questi Stati, ricoprenti una posizione logistica molto interessante per Washington che vuole predisporre avamposti adeguati per tenere sotto osservazione la dorsale africana e quella medio-orientale, provando ad integrarla, in qualche forma, con i dirimpettai. Non a caso c’è chi parla, almeno per l’Italia, di tornare alla lira e di agganciare quest’ultima al dollaro. Sono gli stessi che hanno esultato alla notizia della Fed che si appresterebbe a comprare il debito dei paesi del sud Europa, Italia inclusa.
Stiamo per finire dalla padella alla brace e per rimpiangere persino i teutonici. Sfatta l’Europa non sarà fatta l’Italia, non in queste condizioni.
Gianni Petrosillo
Fonte: www.conflittiestrategie.it
Link: http://www.conflittiestrategie.it/leuropa-sta-per-spezzarsi-in-due-ma-non-edetto-che-sia-una-buona-notizia
Con un “racconto” a puntate scritto dalle sue penne più rappresentative il Giornale di Berlusconi ha svelato l’incipit delle trame internazionali e nazionali che hanno portato alla caduta del governo di Centro-destra e i motivi degli attacchi al fulmicotone contro il suo fondatore.
Tutto molto in ritardo, dunque, tutto molto sospetto, a partire da questa baldanza post festum, dopo che a B. gli è già stata fatta la festa dai suoi detrattori.
Inizialmente, si poteva pensare che questo improvviso coraggio a mezzo stampa del Cav (nessuno può credere all’iniziativa autonoma dei suoi giornalisti) potesse essere assimilabile al colpo di coda del caimano braccato, il quale di fronte alla morte politica ed imprenditoriale (potrebbero arrivare in fretta le sentenze definitive di condanna nei processi in cui è imputato, col rischio dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici e qualche annetto di gattabuia) ha provato, con la forza della disperazione, a divincolarsi sputando sangue su suoi predatori, nel tentativo di riuscire a scantonare anche questa volta.
Emblematica, in proposito, fu la sceneggiata al G8 di Deuville del 2011 quando B. affiancò Obama, a favore di telecamere, per chiedere a voce alta protezione all’uomo più potente del mondo contro una magistratura faziosa e persecutoria. Obama, all’epoca, offrì le sue rassicurazioni ribattendo “o non caschi o caschi in piedi”. Dopo quell’endorsement sotto gli occhi del pianeta B. si è fatto piano piano da parte convinto di essere riuscito a barattare la pelle e le aziende con il progressivo defilamento dal palcoscenico politico.
Si sbagliava. I giudici hanno continuato ad agire speditamente nei suoi riguardi forse proprio perché il Presidente Usa, oltre quelle parole d’occasione, non ha mosso un dito per tutelarlo. Del resto, era stato quest’ultimo a scatenare le sue ire poco pacifiste sul governo italiano la cui intraprendenza verso la Russia e il Mediterraneo infastidiva, e non poco, Washington. Allora, possiamo pensare che le difficoltà in patria di Obama, coinvolto in alcuni scandali che preannunciano una sorta di watergate in salsa black, hanno convinto Berlusconi ad uscire allo scoperto? Qualcuno da oltreoceano, magari qualche vecchio amico repubblicano, gli ha suggerito di sferrare il colpetto?Se lo ha autorizzato non è per il benessere di B. ma per precise intenzioni che celano altri piani sul Belpaese e sull’UE.
Può essere, dunque, ma se gli americani stanno delegittimando l’inquilino della Casa Bianca vuol dire che hanno in mente un mutamento di strategia, soprattutto a livello internazionale, e per questo punterebbero a sbarazzarsi di un Presidente che ha sbagliato molto ed ha perso, da tempo, il controllo della situazione.
B. è forse tornato utile ad alcuni settori yankees per queste motivazioni e può ora alzare un po’ la cresta, magari rendendo più accorto qualche togato eccessivamente zelante nei suoi confronti. A noi, invece, ci interessa capire che di tipo di trasformazioni (probabilmente sconvolgenti) si annunciano in Italia e in Europa col cambio di passo americano. Altro che il ciuffo asfaltato dell’arconano che torna a sventolare sui cieli della patria. Tra qualche riga ci arriveremo, arrischiando alcune previsioni.
Ad ogni modo, dopo la sfuriata di carta del guappo di cartone qualche verità sepolta dalla manfrina repubblicana è venuta a galla, ma troppe restano le zone d’ombra sulle quali si tace per evitare che gli italiani si facciano strane idee circa l’effettiva natura della politica (terreno di conflitti e di cospirazioni) e il suo prodotto epocale più sofisticato, nel senso di contraffatto: la democrazia. Perché ciò che appare non è e ciò che è appena appena s’intuisce, per supposizione ed astrazione, mettendo insieme i fili di molte circostanze e raccogliendo scampoli di deboli segnali; sempre che si sia abbastanza svegli e non si creda alla favola bella, che ieri come oggi illude miliardi di uomini, secondo la quale la politica, al suo attuale stadio di sviluppo, è tensione morale per la costruzione di una superiore civiltà di solidarietà e cooperazione e la democrazia, nonostante tutte le imperfezioni (compresi i droni), il suo braccio operativo più efficiente.
Nel porto delle nebbie dell’ideologia e della menzogna è facile scambiare un guerrafondaio per un nobel per la pace ed un possibile interlocutore per un dittatore sanguinario. Insomma, figli di Putin mai, servitori di Ba(ld)rack sempre, sognando le stelle dell’american way of life e risvegliandoci col culo a strisce. Ecco la storia dei nostri tempi spiegata ai bambini.
Il dossier in argomento è stato denominato “Intrigo internazionale” e i sette articoli finora pubblicati hanno tracciato il vasto arco di sotterfugi e di manovre attraverso le quali l’Italia (e qualche altro Paese subordinato come la Grecia) è stata costretta a retrocedere da posizioni diplomatiche non gradite ai suoi alleati, nonché da affari troppo lucrosi per essere lasciati ad un partner minore, come noi siamo considerati dagli atlantici. Nell’ordine questi sono i titoli dei pezzi pubblicati dal quotidiano:
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Ce n’è per tutti i gusti e per tutti i complotti ma andiamo al sodo della questione. L’assioma (che crediamo incontestabile) è questo: Berlusconi è stato costretto a sloggiare per la sua amicizia con Putin che si traduceva in pericolosi accordi energetici, tanto per la costruzione del gasdotto south stream che per i vari altri business, in comparti viciniori agli idrocarburi, spartiti tra italiani, russi, libici, algerini, turchi ecc. ecc.. “Quali sono i punti di vista dei funzionari del governo e di quelli dell’Eni sulle relazioni nel settore energia dell’Italia con la Russia e con il progetto South Stream… Vi preghiamo di fornire ogni informazione sui rapporti tra i funzionari dell’Eni, incluso il presidente Scaroni e i componenti del governo, specialmente con il primo ministro Berlusconi e il ministro degli Esteri”, tanto pretendeva dai suoi diplomatici e agenti travestiti da feluchei Hillary Clinton (secondo un cablogramma desecretato da wikileaks) allorché incominciarono a trapelare brutte notizie dal fronte italiano che si autonomizzava sulle intese strategiche, nei settori di peso geopolitico, senza chiedere il permesso ai padroni del mondo.
Bush aveva lasciato fare perchè differente era il suo progetto geostrategico ma ora la musica doveva cambiare. B. mescolando i fatti suoi con gli investimenti del Paese si era spinto troppo in là e lo zio Sam, che non è Sam…aritano per niente, si preparava a dargli una bella lezione.
A questo punto, chiamati all’adunanza, scesero in campo i soliti guastafeste che non mancano mai quando il caos politico diventa l’habitat preferito dai mercenari: agenti segreti, provocatori armati di statuette, un ex leader sovietico passato al nemico quando era ancora sovietico, burocrati europei camuffati da superesperti, ruffiani di casa nostra, serpi in senso, traditori a ritta e a manca, carrieristi, puttane di stato, di partito e di lupanare vero e proprio, tutti, ma propri tutti si misero a disposizione del bello ed abbronzato per interrompere le liaisons dangereuses ed eliminare il nano che si credeva un gigante. Viviamo in una nazione di valvassini ed in una Unione europea di valvassori e vassalli per cui non c’era da aspettarsi qualcosa di difforme. Infine, francesi ed inglesi occuparono manu militari l’arena e B. fece puff essendo un puffo di statista, tra una risata e l’altra dei suoi nemici.
La storia però non si conclude qui. Dicevamo che potrebbe verificarsi una metamorfosi repentina che cambierà i connotati economici e politici dell’Italia e dell’Europa. Infatti, contestualmente alla campagna del Giornale sulle macchinazioni indicibili ai bei tempi delle ammucchiate sessuali (oggi sono diventate politiche e, pertanto, fanno ancor più ribrezzo), l’altro quotidiano di discendenza destrorsa, Libero, inaugurava l’operazione antieuro. Solo un caso?
Pareri di esperti e di tecnici, consigli di economisti e politici, missive di semplici lettori, quasi tutti d’accordo nell’affermare che l’euro ci ha spinto nel baratro finanziario e tutti d’accordissimo, anche chi si conferma pro-moneta unica, nell’accusare la Germania di questo sfracello sovranazionale. Ecco come togliere forza ad una battaglia sacrosanta e fare un altro favore agli americani.
Abbiamo già visto come gli statunitensi non abbiano bisogno del fiscal compact per amministraci la vita, a loro bastano le congiure e le minacce, temute anche dai tedeschi che quasi non mettono becco nei teatri caldi della scacchiera globale. I brutti ed inflessibili mangiatori di crauti si sarebbero avvantaggiati della valuta forte e adesso ci costringerebbero a soffrire le pene austere dell’inferno per mantenerla tale, anche a costo di affamare le popolazioni.
Pure noi siamo convinti che l’euro ci abbia fatto più male che bene ma non è certo per colpa della Merkel. Il fatto che poi si faccia giocare l’americanissimo Mario Draghi, ex Goldman Sachs (ricordiamoci dei danni che questa merchant bank ha combinato a molti membri europei) ed attuale Presidente della BCE, contro la Cancelliera la dice lunga sull’imbroglio e sull’abbaglio.
Probabilmente, la Germania ha saputo sfruttare la debolezza altrui e quella complessiva della costruzione comunitaria, essendo il perno industriale ed economico di tutta l’area, ma ora che alcuni Paesi, soprattutto mediterranei, vedi Portogallo, Spagna, Grecia e Italia, arrancano paurosamente ed i benefici diventano sproporzionati per i contesti del nord qualcuno si sta già attrezzando per insinuarsi nei problemi e farne equilibri pro domo sua, dunque peggiorandoci l’esistenza. Chi? Ancora gli Usa naturalmente, i quali hanno in testa di staccare il club med dall’euro e di condurlo direttamente nella loro orbita d’influenza finanziaria, prendendo così due piccioni con una fava. Si tratta, invero, di ridimensionare l’egemonia tedesca e di servirsi di questi Stati, ricoprenti una posizione logistica molto interessante per Washington che vuole predisporre avamposti adeguati per tenere sotto osservazione la dorsale africana e quella medio-orientale, provando ad integrarla, in qualche forma, con i dirimpettai. Non a caso c’è chi parla, almeno per l’Italia, di tornare alla lira e di agganciare quest’ultima al dollaro. Sono gli stessi che hanno esultato alla notizia della Fed che si appresterebbe a comprare il debito dei paesi del sud Europa, Italia inclusa.
Stiamo per finire dalla padella alla brace e per rimpiangere persino i teutonici. Sfatta l’Europa non sarà fatta l’Italia, non in queste condizioni.
Gianni Petrosillo
Fonte: www.conflittiestrategie.it
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