L'opposizione sbarra la strada al fiscal compact. È guerra tra le due camere del parlamento di Berlino. Troppo duri i vincoli di bilancio anche per i Laender tedeschi. Intervista a Peter Friedrich rappresentante della Camera alta in Europa. - Filippo Proietti
Giorni di trattative ma anche scontri e accuse reciproche tra
i palazzi della politica tedesca. A tre mesi dallo stop al patto di stabilità
europeo da parte del Bundesrat, un compromesso sul suo recepimento nella legislazione
nazionale è ancora lontano.
La
Camera alta ha infatti bloccato, il primo marzo, l'integrazione
dell'obbligo della disciplina di bilancio nel sistema giuridico nazionale,
mettendo in imbarazzo il governo Merkel nei confronti dei Paesi europei.
Il fiscal compact, tanto voluto da Berlino per imporre una maggiore
disciplina di bilancio e firmato da 25 stati dell'Unione Europea, è ora oggetto
di una disputa tra le due camere del parlamento tedesco. In quella che rappresenta
i Laender infatti gli equilibri politici dopo le elezioni in Bassa Sassonia
sono cambiati. Lì la maggioranza è in mano ai socialdemocratici e ai verdi che
non si fanno da parte neppure di fronte ai grandi impegni europei.
Come spiega Peter Friedrich (Spd) rappresentante del
Bundesrat a Bruxelles, l'introduzione del patto di stabilità introdurrebbe dei
vincoli eccessivi, minacciando la tenuta economica dei
singoli Laender. «Il patto di stabilità ha inasprito le regole per l'indebitamento
anche per noi. È una misura di risanamento molto dura», argomenta il politico
socialdemocratico.
Per questo le regioni vendono cara l'approvazione del patto
fiscale chiedendo maggiori sicurezze e soprattutto ingenti mezzi economici.
Secondo informazioni della Frankfurter Allgemeine Zeitung, si tratterebbe di
circa 13 miliardi di euro. Denaro che lo Stato federale a guida liberal
conservatrice non vuole trasferire. Con la Fdp che sprona il
ministro delle Finanze Schaeuble a «non piegarsi alle richieste dei Laender per
un sì al Patto di stabilità». Mentre il governatore della Sassonia Stanislaw
Tillich (Cdu) accusa Spd e Verdi di indebolire con i loro “giochetti politici” la credibilità della
Germania in Europa.
Ma Peter Friedrich difende il no del Bundesrat. Esponente
del Baden Wuertenberg, seconda regione tedesca per ricchezza e grande
produttrice di merci da esportazione, Friedrich denuncia l'effetto boomerang
della politica di austerità imposta da Berlino: le esportazioni nei paesi
europei stanno calando e il patto fiscale non aiuterà se non sarà accompagnato
da una politica per la crescita. Prossimo
appuntamento il 5 giugno, quando nel comitato di
conciliazione tra Bundesrat e Bundestag si cercherà di trovare una soluzione
all'impasse del patto di stabilità.
Guarda l'inchiesta "Gli austeri" andata in onda a
Report il 12 maggio 2013
Filippo Proietti
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