martedì 4 giugno 2013

STOP DEL BUNDESRAT AL PATTO DI STABILITÀ. MERKEL NEI GUAI


L'opposizione sbarra la strada al fiscal compact. È guerra tra le due camere del parlamento di Berlino. Troppo duri i vincoli di bilancio anche per i Laender tedeschi. Intervista a Peter Friedrich rappresentante della Camera alta in Europa. - Filippo Proietti

 

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Giorni di trattative ma anche scontri e accuse reciproche tra i palazzi della politica tedesca. A tre mesi dallo stop al patto di stabilità europeo da parte del Bundesrat, un compromesso sul suo recepimento nella legislazione nazionale è ancora lontano.

La Camera alta ha infatti bloccato, il primo marzo, l'integrazione dell'obbligo della disciplina di bilancio nel sistema giuridico nazionale, mettendo in imbarazzo il governo Merkel nei confronti dei Paesi europei.


Il fiscal compact, tanto voluto da Berlino per imporre una maggiore disciplina di bilancio e firmato da 25 stati dell'Unione Europea, è ora oggetto di una disputa tra le due camere del parlamento tedesco. In quella che rappresenta i Laender infatti gli equilibri politici dopo le elezioni in Bassa Sassonia sono cambiati. Lì la maggioranza è in mano ai socialdemocratici e ai verdi che non si fanno da parte neppure di fronte ai grandi impegni europei.

Come spiega Peter Friedrich (Spd) rappresentante del Bundesrat a Bruxelles, l'introduzione del patto di stabilità introdurrebbe dei vincoli eccessivi, minacciando la tenuta economica dei singoli Laender. «Il patto di stabilità ha inasprito le regole per l'indebitamento anche per noi. È una misura di risanamento molto dura», argomenta il politico socialdemocratico.

Per questo le regioni vendono cara l'approvazione del patto fiscale chiedendo maggiori sicurezze e soprattutto ingenti mezzi economici. Secondo informazioni della Frankfurter Allgemeine Zeitung, si tratterebbe di circa 13 miliardi di euro. Denaro che lo Stato federale a guida liberal conservatrice non vuole trasferire. Con la Fdp che sprona il ministro delle Finanze Schaeuble a «non piegarsi alle richieste dei Laender per un sì al Patto di stabilità». Mentre il governatore della Sassonia Stanislaw Tillich (Cdu) accusa Spd e Verdi di indebolire con i loro “giochetti politici” la credibilità della Germania in Europa.

Ma Peter Friedrich difende il no del Bundesrat. Esponente del Baden Wuertenberg, seconda regione tedesca per ricchezza e grande produttrice di merci da esportazione, Friedrich denuncia l'effetto boomerang della politica di austerità imposta da Berlino: le esportazioni nei paesi europei stanno calando e il patto fiscale non aiuterà se non sarà accompagnato da una politica per la crescita. Prossimo appuntamento il 5 giugno, quando nel comitato di conciliazione tra Bundesrat e Bundestag si cercherà di trovare una soluzione all'impasse del patto di stabilità.

Guarda l'inchiesta "Gli austeri" andata in onda a Report il 12 maggio 2013
Filippo Proietti

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