Mai nella
storia, in nessun paese e in nessuna civiltà, il denaro è costato meno: giovedì
5 giugno Mario Draghi ha portato i tassi della BCE allo 0,15 per cento,
praticamente zero; ha introdotto tassi negativi per i depositi bancari presso
la BCE e ha annunciato nuovi prestiti a lungo termine per le banche, come pure
acquisti di titoli e cartolarizzazioni. Inoltre, ha comunicato che la BCE non
sterilizzerà più gli acquisti sul mercato secondario, il che significa aumento
della liquidità nel sistema.
Draghi
stesso ha ammesso che la BCE ha raggiunto il limite del costo del denaro. Il
passo successivo è quello di gettare soldi dall’elicottero, come promise il
Presidente della Federal Reserve Ben Bernanke in un famoso discorso
Il discorso
della BCE, terra terra, è: dobbiamo agire contro il pericolo della deflazione –
e quindi creare inflazione. È come muovere la coda del cane per agitarne il
corpo. Draghi ha promesso che i prestiti alle banche (si parla di un primo
colpo di 400 miliardi) saranno concessi solo a condizione che verranno
impiegati per finanziare le imprese. Ma in realtà la liquidità sparata col
“bazooka” serve a salvare le banche da crac dietro l’angolo, denunciato dalla stessa
BCE nell’ultimo rapporto sulla stabilità finanziaria (vedi “Persino la BCE
ammette che sta arrivando il crac”). Il modello indicato da Draghi, quello del
“funds for lending” della Banca d’Inghilterra, è miseramente fallito. I
prestiti alle imprese sono diminuiti invece che aumentare.
Draghi, che
si è guadagnato il soprannome di “Hjalmario” dal suo predecessore Schacht,
persegue un altro piano, di criminalità efferata: eliminando il costo del
denaro, egli spinge i risparmiatori a investire in borsa, l’unico posto dove i
soldi sono nominalmente remunerati, e dove verranno regolarmente “tosati”
quando la borsa crollerà o quando i neoazionisti o obbligazionisti si
accorgeranno di essere diventati parte del paniere globale del bail-in, o
prelievo forzoso per salvare le banche.
Questo è
l’allarme lanciato da Georg Fahrenschon, capo dell’Associazione delle Casse di
Risparmio tedesche, in numerose interviste la scorsa settimana. Quando gli è
stato chiesto se la politica della BCE costituisce un esproprio dei risparmi,
Fahrenschon ha risposto: “Si, molto chiaramente! Con questa politica di bassi
tassi d’interesse della BCE, le famiglie tedesche perderanno circa quindici
miliardi all’anno di rendita. Questo fa… circa duecento euro a testa”.
Di fronte
alla prospettiva di perdere entrate sui depositi (attualmente remunerati allo
0,2%) e sulle polizze di assicurazione vita, le famiglie tedesche sposteranno i
propri risparmi in borsa, dove i rialzi si susseguono quotidianamente, spinti
dalla bolla. Il 5 giugno, dopo l’annuncio della BCE, il DAX ha oltrepassato la
soglia dei diecimila punti, e ha chiuso la settimana a 9987,19, un record
storico.
Mario Draghi
è esperto negli espropri: quando era direttore generale del Tesoro e capo del
Comitato privatizzazioni, egli fu tra i principali artefici della manovra che
portò milioni di famiglie italiane a uscire dai Bot e investire in borsa, dove
nel crac della new economy (2001-2002) persero 216 miliardi di euro.
Fonte:
www.movisol.org
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