La medicina ufficiale parla dei semi di albicocca come di un alimento altamente tossico contenente acido cianidrico e la cui assunzione, se eccessiva, potrebbe addirittura portare alla morte.
Quello che la medicina ufficiale si rifiuta di rivelarci è che in realtà, molti anni fa, furono fatte delle interessanti scoperte in merito alle proprietà di questo piccolo e amaro seme. Le mandorle amare e i semi amari contenuti nel nocciolo di albicocca e in generale nel nocciolo di tutti i frutti appartenenti alla famiglia delle Rosacee (prugne, pesche, ciliegie, mele, ecc.), conterrebbero quella che è comunemente nota come vitamina B17, o amigdalina, una vitamina capace di distruggere le cellule cancerogene, senza intaccare minimamente le cellule sane.
La storia della vitamina B17
Fin dall’antichità i prodotti naturali contenenti amigdalina (vitamina B17) sono stati usati per curare il cancro.
Pen T’sao, un grande erborista dell’antica Cina, già nel 2.800 avanti Cristo raccomandava l’uso medico di mandorle di albicocca (armelline).
In Persia il grande maestro di medicina e farmacia Avicenna (980-1037), considerato il padre delle scienze naturali medio-orientali, raccomandava l’uso dell’olio di mandorle amare e di armelline per il trattamento di tumori all’utero, al fegato, allo stomaco e alla milza.
In occidente i primi studi scientifici secondo il metodo moderno si devono ai chimici francesi H.E. Robiquet e A.F. Boutròn Charlard, che nel 1830 isolarono per la prima volta l’amigdalina in cristalli ed intrapresero studi sistematici su di essa.
Sette anni dopo, due scienziati tedeschi, Von Liebig e Woehier, scoprirono che questa strana vitamina, normalmente contenuta in tutti i semi della frutta (ad eccezione degli agrumi) poteva essere scomposta da uno specifico enzima, e soltanto da esso, in ioni-Cianuro, Benzaldeide e Glucosio.
Quindici anni dopo le prime esperienze scientifiche francesi, la rivista medico-scientifica francese “Gazette Medicale de Paris” e, successivamente, anche quella tedesca “Journal Chirurgie und Augenheilkunde” descrissero il primo caso di terapia metabolica con vitamina B17 per la “cura del cancro”, ad opera del medico russo Inosmetzeff, professore presso l’Università Imperiale di Tutte le Russie di Mosca: la terapia era stata eseguita su un ventenne tumorale, e la terapia era consistita in 46 grammi di Amigdalina somministrata per 3 mesi; il grande medico russo aveva curato anche una donna di 48 anni, con estese metastasi da cancro ovarico, e questa donna, nel 1845, risultava essere ancora viva dopo ben 11 anni dalla terapia metabolica con Amigdalina: in entrambi i casi, il dott. Inosmetzeff affermò di non aver notato mai effetti collaterali da parte della vitamina scoperta dai francesi nel 1830 e meglio caratterizzata dai tedeschi nel 1837.
Fu soltanto nel 1950 che uno scrupoloso ricercatore americato, il dr. Ernest T. Krebs, iniziò a curare di nuovo il cancro con l’ausilio della vitamina B17, che, dopo averla fatta bollire, evaporare in alcool, e quindi decantare in piccoli cristalli bianchi, ribattezzò “Laetrile”, una sostanza simile all’amigdalina, ma contenente una molecola di glucosio in meno.
Il laetrile è un glucoside con un radicale cianidrico altamente bio-accessibile. Ciò significa che penetra facilmente all’interno della membrana cellulare raggiungendo alte concentrazioni intracellulari. Tale caratteristica è particolarmente utile nella prevenzione e cura del cancro, perché sfrutta il diverso metabolismo delle cellule tumorali rispetto alle cellule sane dell’organismo.
Le cellule neoplastiche infatti proliferano in regime anaerobico, in grande carenza di ossigeno, e presentano un’elevata concentrazione di betaglucosidasi, con assenza dell’enzima rodanese. Esse pertanto, assorbendo il laetrile, lo decompongono per idrolisi in glucosio e in due potenti veleni: cianuro (acido cianidrico) e benzaldeide , che ne causano la morte selettiva. Le cellule sane invece sono normo-ossigenate, vivono in regime aerobico e sono ricche dell’enzima rodanese, tramite il quale convertono rapidamente il laetrile in acido benzoico e tiocianati, elementi non tossici ed anzi utili.
Il motivo per cui il laetrile non è finora entrato a pieno diritto nei protocolli di cura di medici e ospedali è tutto qui: l’ingente danno economico che causerebbe all’industria farmaceutica mondiale.
Il costo giornaliero di una terapia preventiva a base di laetrile non sarebbe superiore a quello di una tazzina di caffè. Se globalmente pubblicizzata e adottata su scala generale, una terapia profilattica basata sul laetrile porterebbe ad una drastica riduzione (o addirittura alla totale scomparsa) del problema del cancro.
Secondo il dr. Krebs l’assunzione preventiva di 7 semi di albicocca al giorno, ripartite in due dosi, mattino e sera, renderebbero impossibile il manifestarsi del cancro.
Numerosi studiosi in tutto il mondo hanno confermato la validità del laetrile per la cura e prevenzione del cancro.
Fra gli altri si possono citare il dr. Kanematsu Sugiura, ricercatore-capo negli anni 70 presso lo Sloan-Kettering’s laboratory (USA), il dr. Dean Burk, direttore nel 1946 della sezione di citochimica dell’Istituto Nazionale di Ricerca sul cancro (USA), il dr Hans Nieper in Germania Occidentale, direttore del dipartimento di medicina del Silbers ee Hospital di Hannover, ildr. N.R. Bouziane, già direttore dei laboratori di ricerca presso il St. Jeanne Hospital di Montreal (Canada), il dr. Manuel Navarro, professore durante gli anni 70 in medicina e chirurgia presso la Santo Tomas University di Manila (Filippine), il dr Ernesto Contreras, che ha utilizzato per più di 30 anni il laetrile per curare i suoi pazienti presso la Good Samaritan Cancer Clinic (oggi “Oasis Hospital) a Tijuana, in Messico, il professor Ettore Guidetti, della Scuola Medica dell’Università di Torino (durante gli anni 50), il professor Joseph H. Maisin senior, direttore dell’Istituto di Ricerca sul Cancro dell’Università di Lovain, in Belgio, e Presidente Emerito della Lega Internazionale Contro il Cancro, ecc.
Al contrario la F.D.A. (Food and Drugs Administration), che vive e prospera sulla base degli ingenti finanziamenti delle case farmaceutiche, ha fatto di tutto per discreditare e impedire l’uso del laetrile, fino a giungere a proibirne la prescrizione e di fatto anche la vendita sul suolo americano.
Occorre davvero credere ai rapporti negativi della ricerca convenzionale su questa vitamina? Curiosamente il Dr.Dean Burk, ex capo del Cytochemistri Department del National Cancer Institute, famoso ente statunitense di cui egli stesso è stato uno dei co-fondatori, si era occupato personalmente della vitamina B17, e descrisse tale sostanza in termine assai diversi dalla “versione ufficiale”.
Quando aggiungiamo laetrile (vitamina B17) ad una coltura di cancro al microscopio, premesso che sia presente anche l’enzima glucosidase, possiamo osservare le cellule cancerose che muoiono come mosche. – (Il glucosidase è l’enzima, fortemente presente nelle cellule tumorali, che innesca il singolare meccanismo, rilevato nella vitamina B17, che distrugge il cancro. Si può trovare un’eccellente analisi clinica di tale meccanismo in: B17 Metabolic Therapy – In the Prevention and Control Cancer, breve storia della ricerca effettuata su questa vitamina, che comprende molte valutazioni di tipo clinico.)
Il Dr. Burk inoltre affermò che prove dell’efficacia del laetrile erano state riscontrate in almeno cinque istituti indipendenti di tre paesi distanti fra loro.
Il Dr. Ralph Moss ha rivestito l’incarico di vicedirettore degli Affari Pubblici presso il più famoso ente statunitense di ricerca sul cancro, il Memorial Sloan-Kettering a Manhattan, e conosce l’industria del cancro come le sue tasche. Leggete quello che si trovò ad affermare nell’aprile1994 nel corso di un’intervista con Laura Lee, e giudicate voi stessi la consistenza delle prove a sfavore dell’efficacia della vitamina B17:
Dr. Moss: “Poco dopo aver iniziato a lavorare presso il Memorial Sloan-Kettring Cancer Institute, feci visita all’anziano scienziato giapponese Kanematsu Sugiura il quale, quando mi disse chestava lavorando al laetrile (vitamina B17), mi lasciò alquanto sconcertato.
All’epoca si trattava della questione oncologica più controversa, in quanto reputata una cura contro il cancro. Noi degli Affari Pubblici diramavamo dichiarazioni secondo cui il laetrile era privo di qualsiasi efficacia, roba da ciarlatani, e che le persone non avrebbero dovuto abbandonare le terapie comprovate. Rimasi perplesso dal fatto che il nostro più insigne scienziato si occupasse di una cosa del genere, e dissi, perché se ne sta occupando se non funziona? Egli prese i suoi registri di laboratorio e mi mostrò che in effetti il laetrile era tremendamente efficace nell’arrestare la diffusione del cancro.”
Laura Lee: “Quindi la questione è accertata, il laetrile può avere questo effetto positivo?”
Moss: “Ce ne stavamo rendendo conto e tuttavia a noi degli Affari Pubblici venne detto di diramare dichiarazioni esattamente opposte a quanto si stava riscontrando sotto il profilo scientifico.”
Incapace di tenere nascoste tali informazioni. Il Dr. Moss in seguito convocò personalmente una conferenza stampa e, davanti ad una torma di giornalisti e operatori televisivi, accusò i funzionari dello Sloan-Kettering di aver organizzato un’imponente insabbiamento; fornì tutta la documentazione a sostegno delle sue affermazioni e citò tutti i nominativi utili a convalidare la vicenda. Il giorno successivo fu licenziato per “non aver rispettato le sue fondamentali responsabilità professionali.”
Come riferisce Pat Rattigan, autore di The Cancer Business; “La minaccia che le terapie efficaci costituivano per l’industria del cancro fu presa assai seriamente sin dagli inizi. Negli anni ’40 il Sindacato annoverava nei propri archivi di “ciarlatanerie” ben 300.000 voci. La vitamina B17, costituendo in virtù della sua semplicità una minaccia formidabile, attirò contro di sé più attacchi concentrati che tutte le altre cure messe assieme: rapporti di laboratorio falsi; picchetti prezzolati dotati di striscioni all’esterno delle cliniche; giurie controllate; stroncature sui quotidiani; licenziamento dei dipendenti eretici, ecc.
La FDA (Food and Drug Administration, ente statunitense preposto al controllo alimentare e farmaceutico), che organizzò il massacro, inviò 10.000 manifesti e centinaia di migliaia di opuscoli che mettevano in guardia dai pericoli della tossicità di quella sostanza atossica. In precedenza, un Ufficio Contabile del Congresso aveva scoperto che 350 dipendenti della FDA possedevano azioni dell’industria farmaceutica, oppure si erano rifiutati di dichiarare i propri interessi nella stessa.
I resoconti allarmistici focalizzano sempre l’attenzione sui minuscoli quantitativi di cianuro presente in natura nella vitamina B17, ma in nessuna di queste storie si menziona il fantastico meccanismo che presiede al rilascio di questo cianuro. La persona che ingerisce questa vitamina non subisce alcun danno, se così fosse, le albicocche, mele, pesche, ciliegie ecc. contenenti vitamina B17 che abbiamo mangiato sarebbero state sufficienti ad averci stroncato già da parecchio tempo.
Il cianuro viene rilasciato soltanto quando le cellule cancerogene, che il cianuro contenuto nella B17 attacca specificamente,vengono riconosciute in virtù del loro elevato contenuto di glucosidase. Se non vengono individuati ingenti quantitativi di glucosidase, il cianuro non viene rilasciato. State tranquilli, non esistono prove che la vitamina B17 possa uccidere, – a meno che, ovviamente, qualcuno non resti accidentalmente schiacciato da un pallet che ne è carico!
E’ interessante notare che al giorno d’oggi esistono culture per le quali il cancro rimane quasi completamente estraneo. Gli Abrasi, gli Arzebaigiani, gli Hunza, gli Eschimesi e gli abitanti del Karakorum seguono tutti un’alimentazione ricca di nitriloside o vitamina B17.
Tale alimentazione consiste, a seconda dei casi, di grano saraceno, piselli, fave, erba medica, rape, lattuga, germogli di legumi o di cereali, albicocche col nocciolo e bacche di vario genere; tale dieta può fornire loro da 250 a 3000 mg di nitriloside al giorno.
Ernst T. Krebs, padre fondatore della ricerca sulla vitamina B17, studiò le abitudini alimentari di queste popolazioni ed affermò: “Esaminando la dieta di queste genti, abbiamo scoperto che il nocciolo dell’albicocca veniva apprezzato come una squisitezza e che di tale frutto veniva utilizzata ogni parte.”
La dieta occidentale media, coi suoi cibi raffinati e privi di fibre, fornisce meno di 2 mg di nitriloside al giorno. Si è inoltre notato che i membri di queste tribù i quali si trasferiscono nelle aree “civilizzate” e, di conseguenza, cambiano il loro regime alimentare, sono inclini al cancro secondo l’incidenza occidentale standard.
In realtà la Vitamina B 17 era già in uso nella Russia zarista per curare il cancro mentre si era notato che le popolazioni con alimentazione ricca di questa vitamina non erano soggette allo stesso
Tra i recenti sostenitori “nostrani” della vitamina B17 è giusto citare anche il medico e specialista in Medicina Nucleare, Giuseppe Nacci, noto per la sue campagne contro le cure tradizionali anti-cancro, come la chemio e la radioterapia.
Il dr. Nacci raccomanda l’assunzione di vitamina B17, tramite il consumo dei semi di albicocca, o di altri frutti (non di agrumi), sia per la prevenzione che per la cura del cancro. Si può trovare un sunto del suo pensiero nel libro 1000 piante per guarire dal cancro senza chemio.
Prevenzione dal cancro
Per un’efficace prevenzione di ogni forma di cancro un uomo adulto (per i bambini è meglio evitare) dovrebbe includere nella propria dieta abituale 7/12 semi di
albicocca al giorno. Secondo il dr. Ernst T. Krebs “ se una persona mangiasse da 7 a 12 armelline al giorno per tutta la vita, probabilmente non svilupperebbe mai alcuna forma di cancro”.
La cosa migliore è assumere 5/6 armelline al mattino e 5/6 alla sera, preferibilmente a stomaco pieno, per evitare la possibilità di idrolisi parziale della vitamina B17 da parte dell’acido cloridrico, e per permettere un assorbimento più lento e costante da parte dell’organismo.
Quello che la medicina ufficiale si rifiuta di rivelarci è che in realtà, molti anni fa, furono fatte delle interessanti scoperte in merito alle proprietà di questo piccolo e amaro seme. Le mandorle amare e i semi amari contenuti nel nocciolo di albicocca e in generale nel nocciolo di tutti i frutti appartenenti alla famiglia delle Rosacee (prugne, pesche, ciliegie, mele, ecc.), conterrebbero quella che è comunemente nota come vitamina B17, o amigdalina, una vitamina capace di distruggere le cellule cancerogene, senza intaccare minimamente le cellule sane.
La storia della vitamina B17
Fin dall’antichità i prodotti naturali contenenti amigdalina (vitamina B17) sono stati usati per curare il cancro.
Pen T’sao, un grande erborista dell’antica Cina, già nel 2.800 avanti Cristo raccomandava l’uso medico di mandorle di albicocca (armelline).
In Persia il grande maestro di medicina e farmacia Avicenna (980-1037), considerato il padre delle scienze naturali medio-orientali, raccomandava l’uso dell’olio di mandorle amare e di armelline per il trattamento di tumori all’utero, al fegato, allo stomaco e alla milza.
In occidente i primi studi scientifici secondo il metodo moderno si devono ai chimici francesi H.E. Robiquet e A.F. Boutròn Charlard, che nel 1830 isolarono per la prima volta l’amigdalina in cristalli ed intrapresero studi sistematici su di essa.
Sette anni dopo, due scienziati tedeschi, Von Liebig e Woehier, scoprirono che questa strana vitamina, normalmente contenuta in tutti i semi della frutta (ad eccezione degli agrumi) poteva essere scomposta da uno specifico enzima, e soltanto da esso, in ioni-Cianuro, Benzaldeide e Glucosio.
Quindici anni dopo le prime esperienze scientifiche francesi, la rivista medico-scientifica francese “Gazette Medicale de Paris” e, successivamente, anche quella tedesca “Journal Chirurgie und Augenheilkunde” descrissero il primo caso di terapia metabolica con vitamina B17 per la “cura del cancro”, ad opera del medico russo Inosmetzeff, professore presso l’Università Imperiale di Tutte le Russie di Mosca: la terapia era stata eseguita su un ventenne tumorale, e la terapia era consistita in 46 grammi di Amigdalina somministrata per 3 mesi; il grande medico russo aveva curato anche una donna di 48 anni, con estese metastasi da cancro ovarico, e questa donna, nel 1845, risultava essere ancora viva dopo ben 11 anni dalla terapia metabolica con Amigdalina: in entrambi i casi, il dott. Inosmetzeff affermò di non aver notato mai effetti collaterali da parte della vitamina scoperta dai francesi nel 1830 e meglio caratterizzata dai tedeschi nel 1837.
Fu soltanto nel 1950 che uno scrupoloso ricercatore americato, il dr. Ernest T. Krebs, iniziò a curare di nuovo il cancro con l’ausilio della vitamina B17, che, dopo averla fatta bollire, evaporare in alcool, e quindi decantare in piccoli cristalli bianchi, ribattezzò “Laetrile”, una sostanza simile all’amigdalina, ma contenente una molecola di glucosio in meno.
Il laetrile è un glucoside con un radicale cianidrico altamente bio-accessibile. Ciò significa che penetra facilmente all’interno della membrana cellulare raggiungendo alte concentrazioni intracellulari. Tale caratteristica è particolarmente utile nella prevenzione e cura del cancro, perché sfrutta il diverso metabolismo delle cellule tumorali rispetto alle cellule sane dell’organismo.
Le cellule neoplastiche infatti proliferano in regime anaerobico, in grande carenza di ossigeno, e presentano un’elevata concentrazione di betaglucosidasi, con assenza dell’enzima rodanese. Esse pertanto, assorbendo il laetrile, lo decompongono per idrolisi in glucosio e in due potenti veleni: cianuro (acido cianidrico) e benzaldeide , che ne causano la morte selettiva. Le cellule sane invece sono normo-ossigenate, vivono in regime aerobico e sono ricche dell’enzima rodanese, tramite il quale convertono rapidamente il laetrile in acido benzoico e tiocianati, elementi non tossici ed anzi utili.
Il motivo per cui il laetrile non è finora entrato a pieno diritto nei protocolli di cura di medici e ospedali è tutto qui: l’ingente danno economico che causerebbe all’industria farmaceutica mondiale.
Il costo giornaliero di una terapia preventiva a base di laetrile non sarebbe superiore a quello di una tazzina di caffè. Se globalmente pubblicizzata e adottata su scala generale, una terapia profilattica basata sul laetrile porterebbe ad una drastica riduzione (o addirittura alla totale scomparsa) del problema del cancro.
Secondo il dr. Krebs l’assunzione preventiva di 7 semi di albicocca al giorno, ripartite in due dosi, mattino e sera, renderebbero impossibile il manifestarsi del cancro.
Numerosi studiosi in tutto il mondo hanno confermato la validità del laetrile per la cura e prevenzione del cancro.
Fra gli altri si possono citare il dr. Kanematsu Sugiura, ricercatore-capo negli anni 70 presso lo Sloan-Kettering’s laboratory (USA), il dr. Dean Burk, direttore nel 1946 della sezione di citochimica dell’Istituto Nazionale di Ricerca sul cancro (USA), il dr Hans Nieper in Germania Occidentale, direttore del dipartimento di medicina del Silbers ee Hospital di Hannover, ildr. N.R. Bouziane, già direttore dei laboratori di ricerca presso il St. Jeanne Hospital di Montreal (Canada), il dr. Manuel Navarro, professore durante gli anni 70 in medicina e chirurgia presso la Santo Tomas University di Manila (Filippine), il dr Ernesto Contreras, che ha utilizzato per più di 30 anni il laetrile per curare i suoi pazienti presso la Good Samaritan Cancer Clinic (oggi “Oasis Hospital) a Tijuana, in Messico, il professor Ettore Guidetti, della Scuola Medica dell’Università di Torino (durante gli anni 50), il professor Joseph H. Maisin senior, direttore dell’Istituto di Ricerca sul Cancro dell’Università di Lovain, in Belgio, e Presidente Emerito della Lega Internazionale Contro il Cancro, ecc.
Al contrario la F.D.A. (Food and Drugs Administration), che vive e prospera sulla base degli ingenti finanziamenti delle case farmaceutiche, ha fatto di tutto per discreditare e impedire l’uso del laetrile, fino a giungere a proibirne la prescrizione e di fatto anche la vendita sul suolo americano.
Occorre davvero credere ai rapporti negativi della ricerca convenzionale su questa vitamina? Curiosamente il Dr.Dean Burk, ex capo del Cytochemistri Department del National Cancer Institute, famoso ente statunitense di cui egli stesso è stato uno dei co-fondatori, si era occupato personalmente della vitamina B17, e descrisse tale sostanza in termine assai diversi dalla “versione ufficiale”.
Quando aggiungiamo laetrile (vitamina B17) ad una coltura di cancro al microscopio, premesso che sia presente anche l’enzima glucosidase, possiamo osservare le cellule cancerose che muoiono come mosche. – (Il glucosidase è l’enzima, fortemente presente nelle cellule tumorali, che innesca il singolare meccanismo, rilevato nella vitamina B17, che distrugge il cancro. Si può trovare un’eccellente analisi clinica di tale meccanismo in: B17 Metabolic Therapy – In the Prevention and Control Cancer, breve storia della ricerca effettuata su questa vitamina, che comprende molte valutazioni di tipo clinico.)
Il Dr. Burk inoltre affermò che prove dell’efficacia del laetrile erano state riscontrate in almeno cinque istituti indipendenti di tre paesi distanti fra loro.
Il Dr. Ralph Moss ha rivestito l’incarico di vicedirettore degli Affari Pubblici presso il più famoso ente statunitense di ricerca sul cancro, il Memorial Sloan-Kettering a Manhattan, e conosce l’industria del cancro come le sue tasche. Leggete quello che si trovò ad affermare nell’aprile1994 nel corso di un’intervista con Laura Lee, e giudicate voi stessi la consistenza delle prove a sfavore dell’efficacia della vitamina B17:
Dr. Moss: “Poco dopo aver iniziato a lavorare presso il Memorial Sloan-Kettring Cancer Institute, feci visita all’anziano scienziato giapponese Kanematsu Sugiura il quale, quando mi disse chestava lavorando al laetrile (vitamina B17), mi lasciò alquanto sconcertato.
All’epoca si trattava della questione oncologica più controversa, in quanto reputata una cura contro il cancro. Noi degli Affari Pubblici diramavamo dichiarazioni secondo cui il laetrile era privo di qualsiasi efficacia, roba da ciarlatani, e che le persone non avrebbero dovuto abbandonare le terapie comprovate. Rimasi perplesso dal fatto che il nostro più insigne scienziato si occupasse di una cosa del genere, e dissi, perché se ne sta occupando se non funziona? Egli prese i suoi registri di laboratorio e mi mostrò che in effetti il laetrile era tremendamente efficace nell’arrestare la diffusione del cancro.”
Laura Lee: “Quindi la questione è accertata, il laetrile può avere questo effetto positivo?”
Moss: “Ce ne stavamo rendendo conto e tuttavia a noi degli Affari Pubblici venne detto di diramare dichiarazioni esattamente opposte a quanto si stava riscontrando sotto il profilo scientifico.”
Incapace di tenere nascoste tali informazioni. Il Dr. Moss in seguito convocò personalmente una conferenza stampa e, davanti ad una torma di giornalisti e operatori televisivi, accusò i funzionari dello Sloan-Kettering di aver organizzato un’imponente insabbiamento; fornì tutta la documentazione a sostegno delle sue affermazioni e citò tutti i nominativi utili a convalidare la vicenda. Il giorno successivo fu licenziato per “non aver rispettato le sue fondamentali responsabilità professionali.”
Come riferisce Pat Rattigan, autore di The Cancer Business; “La minaccia che le terapie efficaci costituivano per l’industria del cancro fu presa assai seriamente sin dagli inizi. Negli anni ’40 il Sindacato annoverava nei propri archivi di “ciarlatanerie” ben 300.000 voci. La vitamina B17, costituendo in virtù della sua semplicità una minaccia formidabile, attirò contro di sé più attacchi concentrati che tutte le altre cure messe assieme: rapporti di laboratorio falsi; picchetti prezzolati dotati di striscioni all’esterno delle cliniche; giurie controllate; stroncature sui quotidiani; licenziamento dei dipendenti eretici, ecc.
La FDA (Food and Drug Administration, ente statunitense preposto al controllo alimentare e farmaceutico), che organizzò il massacro, inviò 10.000 manifesti e centinaia di migliaia di opuscoli che mettevano in guardia dai pericoli della tossicità di quella sostanza atossica. In precedenza, un Ufficio Contabile del Congresso aveva scoperto che 350 dipendenti della FDA possedevano azioni dell’industria farmaceutica, oppure si erano rifiutati di dichiarare i propri interessi nella stessa.
I resoconti allarmistici focalizzano sempre l’attenzione sui minuscoli quantitativi di cianuro presente in natura nella vitamina B17, ma in nessuna di queste storie si menziona il fantastico meccanismo che presiede al rilascio di questo cianuro. La persona che ingerisce questa vitamina non subisce alcun danno, se così fosse, le albicocche, mele, pesche, ciliegie ecc. contenenti vitamina B17 che abbiamo mangiato sarebbero state sufficienti ad averci stroncato già da parecchio tempo.
Il cianuro viene rilasciato soltanto quando le cellule cancerogene, che il cianuro contenuto nella B17 attacca specificamente,vengono riconosciute in virtù del loro elevato contenuto di glucosidase. Se non vengono individuati ingenti quantitativi di glucosidase, il cianuro non viene rilasciato. State tranquilli, non esistono prove che la vitamina B17 possa uccidere, – a meno che, ovviamente, qualcuno non resti accidentalmente schiacciato da un pallet che ne è carico!
E’ interessante notare che al giorno d’oggi esistono culture per le quali il cancro rimane quasi completamente estraneo. Gli Abrasi, gli Arzebaigiani, gli Hunza, gli Eschimesi e gli abitanti del Karakorum seguono tutti un’alimentazione ricca di nitriloside o vitamina B17.
Tale alimentazione consiste, a seconda dei casi, di grano saraceno, piselli, fave, erba medica, rape, lattuga, germogli di legumi o di cereali, albicocche col nocciolo e bacche di vario genere; tale dieta può fornire loro da 250 a 3000 mg di nitriloside al giorno.
Ernst T. Krebs, padre fondatore della ricerca sulla vitamina B17, studiò le abitudini alimentari di queste popolazioni ed affermò: “Esaminando la dieta di queste genti, abbiamo scoperto che il nocciolo dell’albicocca veniva apprezzato come una squisitezza e che di tale frutto veniva utilizzata ogni parte.”
La dieta occidentale media, coi suoi cibi raffinati e privi di fibre, fornisce meno di 2 mg di nitriloside al giorno. Si è inoltre notato che i membri di queste tribù i quali si trasferiscono nelle aree “civilizzate” e, di conseguenza, cambiano il loro regime alimentare, sono inclini al cancro secondo l’incidenza occidentale standard.
In realtà la Vitamina B 17 era già in uso nella Russia zarista per curare il cancro mentre si era notato che le popolazioni con alimentazione ricca di questa vitamina non erano soggette allo stesso
Tra i recenti sostenitori “nostrani” della vitamina B17 è giusto citare anche il medico e specialista in Medicina Nucleare, Giuseppe Nacci, noto per la sue campagne contro le cure tradizionali anti-cancro, come la chemio e la radioterapia.
Il dr. Nacci raccomanda l’assunzione di vitamina B17, tramite il consumo dei semi di albicocca, o di altri frutti (non di agrumi), sia per la prevenzione che per la cura del cancro. Si può trovare un sunto del suo pensiero nel libro 1000 piante per guarire dal cancro senza chemio.
Prevenzione dal cancro
Per un’efficace prevenzione di ogni forma di cancro un uomo adulto (per i bambini è meglio evitare) dovrebbe includere nella propria dieta abituale 7/12 semi di
albicocca al giorno. Secondo il dr. Ernst T. Krebs “ se una persona mangiasse da 7 a 12 armelline al giorno per tutta la vita, probabilmente non svilupperebbe mai alcuna forma di cancro”.
La cosa migliore è assumere 5/6 armelline al mattino e 5/6 alla sera, preferibilmente a stomaco pieno, per evitare la possibilità di idrolisi parziale della vitamina B17 da parte dell’acido cloridrico, e per permettere un assorbimento più lento e costante da parte dell’organismo.
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