Il dottor Corbucci propone un nuovo metodo di cura per i problemi al ginocchio che permette di evitare l’intervento chirurgico
Nessuna parte del corpo sarebbe “dolorante”, se non ci fosse un “sistema nervoso” a “trasmettere” un danno tessutale, una lesione, una pressione, una variazione termica, sotto forma di un “segnale”, il dolore.
La scoperta importante è che proprio nel sistema nervoso che si nasconde il segreto della cura di alcune patologie fra cui il dolore cronico al ginocchio…
Supponiamo che il ginocchio di un paziente si sia bloccato, facendogli sentire un tremendo dolore. Il gonfiore, sovrapposto ad un dolore di fondo molto fastidioso, suggerisce un problema all’interno del ginocchio, che generalmente si pensa di diagnosticare con una artroscopia, una RMN, o altri metodi di diagnosi per immagine.
Di solito, per fronteggiare una situazione del genere, se si ricorre all’approccio medico tradizionale, la terapia sarà rappresentata dalla somministrazione di farmaci antiflogistici, antidolorifici ed eutrofici sulla formazione delle cartilagini strutturali del ginocchio. Il risultato è ovviamente palliativo. La terapia chirurgica è rappresentata da vari step, dove si parte dall’infiltrazione semplice, per continuare con il tentativo di pulizia attraverso una artroscopia. Possono seguire vari interventi chirurgici a ginocchio aperto, fino ad arrivare alla sostituzione dell’intera articolazione, con una protesi. Ammesso e non concesso che dopo la protesi i problemi per cui il soggetto ha deciso di sottoporsi ad un intervento così demolitivo e invasivo, in parte si risolvano (cosa che non sempre avviene), resta il fatto che l’impianto richiede frequenti sostituzioni nel tempo, rendendo controindicata una tale procedura.
Ora esiste un’altra possibilità!
Grazie al nuovo metodo ideato dal Dott. Corbucci è possibile cambiare il destino di tutte le persone che, ad una certa età non necessariamente senile (talvolta giovanile), senza alcuna causa traumatica, vedono insorgere problemi al ginocchio e che impropriamente curati, sono vittime di pesantissime complicazioni, di gran lunga peggiori del problema iniziale.
Nessuna parte del corpo sarebbe “dolorante”, se non ci fosse un “sistema nervoso” a “trasmettere” un danno tessutale, una lesione, una pressione, una variazione termica, sotto forma di un “segnale”, il dolore.
La scoperta importante è che proprio nel sistema nervoso che si nasconde il segreto della cura di alcune patologie fra cui il dolore cronico al ginocchio…
Supponiamo che il ginocchio di un paziente si sia bloccato, facendogli sentire un tremendo dolore. Il gonfiore, sovrapposto ad un dolore di fondo molto fastidioso, suggerisce un problema all’interno del ginocchio, che generalmente si pensa di diagnosticare con una artroscopia, una RMN, o altri metodi di diagnosi per immagine.
Di solito, per fronteggiare una situazione del genere, se si ricorre all’approccio medico tradizionale, la terapia sarà rappresentata dalla somministrazione di farmaci antiflogistici, antidolorifici ed eutrofici sulla formazione delle cartilagini strutturali del ginocchio. Il risultato è ovviamente palliativo. La terapia chirurgica è rappresentata da vari step, dove si parte dall’infiltrazione semplice, per continuare con il tentativo di pulizia attraverso una artroscopia. Possono seguire vari interventi chirurgici a ginocchio aperto, fino ad arrivare alla sostituzione dell’intera articolazione, con una protesi. Ammesso e non concesso che dopo la protesi i problemi per cui il soggetto ha deciso di sottoporsi ad un intervento così demolitivo e invasivo, in parte si risolvano (cosa che non sempre avviene), resta il fatto che l’impianto richiede frequenti sostituzioni nel tempo, rendendo controindicata una tale procedura.
Ora esiste un’altra possibilità!
Grazie al nuovo metodo ideato dal Dott. Corbucci è possibile cambiare il destino di tutte le persone che, ad una certa età non necessariamente senile (talvolta giovanile), senza alcuna causa traumatica, vedono insorgere problemi al ginocchio e che impropriamente curati, sono vittime di pesantissime complicazioni, di gran lunga peggiori del problema iniziale.
Per capire meglio il presupposto su cui poggia il nuovo metodo di “MEDICINA CANALARE” ® del dott. Corbucci, possiamo immaginare, per esempio, che dal menisco del ginocchio parte un tubicino che sale verso la coscia, entra nella regione pelvica e poi si insinua verso la colonna vertebrale dove, a livello delle vertebre T12-L1 si collega con le vie spinali e da queste risale fino a sbucare nel piano cutaneo dorsale. Ora che abbiamo conosciuto l’esistenza di veri e propri canali fisici che, dal piano cutaneo dorsale (livello spinale T12-L1) COMUNICANO con le parti articolari del ginocchio (menisco, legamenti e tessuti dello spazio articolare, compresa la vascolarizzazione e le vie linfatiche) come utilizzare questa preziosa scoperta a livello clinico?
Diagnosi e cura passo per passo
Serve una DIAGNOSI iniziale che, intanto, ci consente di conoscere:
Quanto dolore affligge il soggetto affetto da gonartrosi (in una scala da 1 a 10)
Se, oltre al dolore, c’è anche un deficit motorio dell’arto.
Se, oltre al dolore e al deficit motorio, c’è anche un deficit propriocettivo che sostiene un disallineamento (in genere atteggiamento antalgico) della gamba o un valgismo o, al contrario, un varismo, che incidono sulla postura e sul tipo di deambulazione.
Dopo aver avuto la certezza oggettiva che il problema apparentemente a carico del ginocchio e delle sue strutture interne è dovuto a un vero e proprio deficit di conduzione di segnali neuro-fisiologici a carico delle vie nervose che presiedono all’innervazione di quella parte del ginocchio e di quelle strutture interne, possiamo capire quanto improprio e inutile sarebbe sia l’approccio classico medico, sia l’intervento chirurgico.
Terapia classica del dolore al ginocchio e intervento chirurgico
L’approccio medico standard, vale a dire la terapia medica che prevede la somministrazione “OS” o parenterale di antiinfiammatori (FANS o STEROIDI) o di antidolorifici (OPPIACEI), sarebbe solo un palliativo momentaneo, che ovviamente non può risolvere il problema insorto, destinato a perdurare nel tempo e ad aggravarsi. L’intervento chirurgico al ginocchio, sia che preveda la programmazione di una serie di infiltrazioni di farmaci eutrofici sui tessuti (acido ialuronico, condroitinsolfato, cortisone…) o antidolorifici (lidocaina cloridrato…), sia che arrivi al caso estremo dell’intervento per l’impianto di una protesi articolare, non può non suscitare considerazioni di carattere clinico-pratico. La più importante è quella che valuta il rapporto rischio-beneficio, e la considerazione circa l’intervallo di tempo lungo, richiesto dopo l’intervento stesso, per vedere se c’è stato o meno qualche risultato. Infatti è richiesto un lungo periodo riabilitativo post-chirurgico, che precede il primo tentativo di far deambulare liberamente il soggetto operato di artro-protesi. Purtroppo, in molti casi, nemmeno l’impianto della protesi al posto del ginocchio, che sembrava la causa, determina la remissione del dolore né permette di liberare l’arto dal blocco funzionale.
Allora qual è il percorso giusto da seguire?
Il percorso giusto da seguire è capire e neutralizzare la causa del dolore al ginocchio. Nella totalità dei casi analizzati di dolore al ginocchio, alla base del problema c’è una “radicolopatia” discale T12 – L1 in cui al problema del ginocchio si accompagna una sciatalgia e una compromissione funzionale e antalgica dell’arto inferiore, correlata con sovrapposte discopatie L5 – S1, L4 – L5. La risoluzione di queste discopatie consente l’istantaneo sblocco del ginocchio, la scomparsa del gonfiore e, di conseguenza, del dolore, con la possibilità di una guarigione totale e definitiva.
Pertanto la “ripolarizzazione” della via neurofisiologica (cioè la corretta ripresa della differenza di potenziale di membrana sui neuroni che hanno sofferto dello schiacciamento discale o di una semplice compressione) equivale alla scomparsa del dolore riflesso sul ginocchio. La ripresa dei segnali neuro-fisiologici si traduce in una immediata cessazione dei processi degenerativi e nel ripristino di un ottimale trofismo. Avvenuta questa ripresa neuro-fisiologica iniziale, l’impianto (usiamo questo termine preso in prestito dalla MESOTERAPIA) di pochissime molecole di sostanze che partecipano al metabolismo tissutale delle strutture cartilaginee, facenti parte delle strutture legamentose e di sostegno dell’articolazione, hanno un effetto eutrofico sorprendente e di gran lunga più efficace di una infiltrazione locale.
In 5 sedute il problema al ginocchio scompare
Con la prima seduta si ottiene l’immediata scomparsa dei sintomi dolorosi, il ginocchio si sgonfia immediatamente e riprende la sua forma naturale e la sua funzione articolare, antecedente all’insorgere del problema. Con una seconda seduta si possono individuare le “vie neurofisiologiche” che nemmeno era possibile rilevare subito, in quanto soverchiate da quelle maggiormente implicate nella disfunzione e nel dolore di importanza più notevole. Queste vie di minore rilevanza, tuttavia, sostengono limitazioni funzionali più lievi a carico dell’arto inferiore, persino non inerenti il ginocchio, bensì altre parti anatomiche,. Queste potrebbero essere la tibia e le dita del piede che, comunque, contribuiscono sensibilmente a disturbare una perfetta deambulazione o quantomeno a far percepire un non perfetto atteggiamento degli arti, fino ad un disallineamento rispetto all’arto contro laterale o ad una linea di perfetta stazione eretta. In una terza seduta, una volta accertato che la causa del problema sia stata rimossa e che i disturbi funzionali sono stati eliminati totalmente, si può cominciare un lavoro sull’eutrofismo dei tessuti, che porterà alla perfetta guarigione del ginocchio, definitiva e duratura nel tempo.
Quasi sempre il ginocchio rimesso in funzione con questo tipo di procedimento, risulta poi essere in condizioni migliori del ginocchio contro-laterale che, oggettivamente, se all’inizio del problema veniva portato dal paziente come termine di paragone per indicare una funzionalità perfetta, infine sorprende il paziente stesso che lo percepirà come ginocchio meno funzionante del ginocchio guarito. Questo tipo di cura è dunque così efficace da permettere di guarire un ginocchio in modo così perfetto che viene percepito, e appare oggettivamente, in condizioni di gran lunga migliori, più sano dell’altro. Al massimo in 5 sedute, distribuite nell’arco di poco più di un mese, il caso di gonartrosi più grave che si possa inquadrare, certamente candidato all’impianto di protesi, viene guarito perfettamente.
Massimo Corbucci
Il dott. Corbucci riceve nel suo ambulatorio a Viterbo previa prenotazione.
Diagnosi e cura passo per passo
Serve una DIAGNOSI iniziale che, intanto, ci consente di conoscere:
Quanto dolore affligge il soggetto affetto da gonartrosi (in una scala da 1 a 10)
Se, oltre al dolore, c’è anche un deficit motorio dell’arto.
Se, oltre al dolore e al deficit motorio, c’è anche un deficit propriocettivo che sostiene un disallineamento (in genere atteggiamento antalgico) della gamba o un valgismo o, al contrario, un varismo, che incidono sulla postura e sul tipo di deambulazione.
Dopo aver avuto la certezza oggettiva che il problema apparentemente a carico del ginocchio e delle sue strutture interne è dovuto a un vero e proprio deficit di conduzione di segnali neuro-fisiologici a carico delle vie nervose che presiedono all’innervazione di quella parte del ginocchio e di quelle strutture interne, possiamo capire quanto improprio e inutile sarebbe sia l’approccio classico medico, sia l’intervento chirurgico.
Terapia classica del dolore al ginocchio e intervento chirurgico
L’approccio medico standard, vale a dire la terapia medica che prevede la somministrazione “OS” o parenterale di antiinfiammatori (FANS o STEROIDI) o di antidolorifici (OPPIACEI), sarebbe solo un palliativo momentaneo, che ovviamente non può risolvere il problema insorto, destinato a perdurare nel tempo e ad aggravarsi. L’intervento chirurgico al ginocchio, sia che preveda la programmazione di una serie di infiltrazioni di farmaci eutrofici sui tessuti (acido ialuronico, condroitinsolfato, cortisone…) o antidolorifici (lidocaina cloridrato…), sia che arrivi al caso estremo dell’intervento per l’impianto di una protesi articolare, non può non suscitare considerazioni di carattere clinico-pratico. La più importante è quella che valuta il rapporto rischio-beneficio, e la considerazione circa l’intervallo di tempo lungo, richiesto dopo l’intervento stesso, per vedere se c’è stato o meno qualche risultato. Infatti è richiesto un lungo periodo riabilitativo post-chirurgico, che precede il primo tentativo di far deambulare liberamente il soggetto operato di artro-protesi. Purtroppo, in molti casi, nemmeno l’impianto della protesi al posto del ginocchio, che sembrava la causa, determina la remissione del dolore né permette di liberare l’arto dal blocco funzionale.
Allora qual è il percorso giusto da seguire?
Il percorso giusto da seguire è capire e neutralizzare la causa del dolore al ginocchio. Nella totalità dei casi analizzati di dolore al ginocchio, alla base del problema c’è una “radicolopatia” discale T12 – L1 in cui al problema del ginocchio si accompagna una sciatalgia e una compromissione funzionale e antalgica dell’arto inferiore, correlata con sovrapposte discopatie L5 – S1, L4 – L5. La risoluzione di queste discopatie consente l’istantaneo sblocco del ginocchio, la scomparsa del gonfiore e, di conseguenza, del dolore, con la possibilità di una guarigione totale e definitiva.
Pertanto la “ripolarizzazione” della via neurofisiologica (cioè la corretta ripresa della differenza di potenziale di membrana sui neuroni che hanno sofferto dello schiacciamento discale o di una semplice compressione) equivale alla scomparsa del dolore riflesso sul ginocchio. La ripresa dei segnali neuro-fisiologici si traduce in una immediata cessazione dei processi degenerativi e nel ripristino di un ottimale trofismo. Avvenuta questa ripresa neuro-fisiologica iniziale, l’impianto (usiamo questo termine preso in prestito dalla MESOTERAPIA) di pochissime molecole di sostanze che partecipano al metabolismo tissutale delle strutture cartilaginee, facenti parte delle strutture legamentose e di sostegno dell’articolazione, hanno un effetto eutrofico sorprendente e di gran lunga più efficace di una infiltrazione locale.
In 5 sedute il problema al ginocchio scompare
Con la prima seduta si ottiene l’immediata scomparsa dei sintomi dolorosi, il ginocchio si sgonfia immediatamente e riprende la sua forma naturale e la sua funzione articolare, antecedente all’insorgere del problema. Con una seconda seduta si possono individuare le “vie neurofisiologiche” che nemmeno era possibile rilevare subito, in quanto soverchiate da quelle maggiormente implicate nella disfunzione e nel dolore di importanza più notevole. Queste vie di minore rilevanza, tuttavia, sostengono limitazioni funzionali più lievi a carico dell’arto inferiore, persino non inerenti il ginocchio, bensì altre parti anatomiche,. Queste potrebbero essere la tibia e le dita del piede che, comunque, contribuiscono sensibilmente a disturbare una perfetta deambulazione o quantomeno a far percepire un non perfetto atteggiamento degli arti, fino ad un disallineamento rispetto all’arto contro laterale o ad una linea di perfetta stazione eretta. In una terza seduta, una volta accertato che la causa del problema sia stata rimossa e che i disturbi funzionali sono stati eliminati totalmente, si può cominciare un lavoro sull’eutrofismo dei tessuti, che porterà alla perfetta guarigione del ginocchio, definitiva e duratura nel tempo.
Quasi sempre il ginocchio rimesso in funzione con questo tipo di procedimento, risulta poi essere in condizioni migliori del ginocchio contro-laterale che, oggettivamente, se all’inizio del problema veniva portato dal paziente come termine di paragone per indicare una funzionalità perfetta, infine sorprende il paziente stesso che lo percepirà come ginocchio meno funzionante del ginocchio guarito. Questo tipo di cura è dunque così efficace da permettere di guarire un ginocchio in modo così perfetto che viene percepito, e appare oggettivamente, in condizioni di gran lunga migliori, più sano dell’altro. Al massimo in 5 sedute, distribuite nell’arco di poco più di un mese, il caso di gonartrosi più grave che si possa inquadrare, certamente candidato all’impianto di protesi, viene guarito perfettamente.
Massimo Corbucci
Il dott. Corbucci riceve nel suo ambulatorio a Viterbo previa prenotazione.
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