domenica 25 ottobre 2015

LA SIRIA FA UN “PRELIEVO” DI SEMI DAL DEPOSITO DELL’APOCALISSE

Ad appena otto anni dalla sua inaugurazione, il megadeposito vicino al Polo Nord, pensato per stoccare semi di tutti i Paesi e proteggerli in caso di guerre nucleari, terremoti e attacchi terroristici, ha già ricevuto la sua prima richiesta di prelievo, direttamente da ricercatori siriani in fuga da Isis.

Molti teorici del complotto pensano che si tratti di un bunker creato in vista di una catastrofe nucleare o cosmica… In realtà, si tratta proprio di questo!

Siamo alle Svalbard, settantottesimo parallelo, a mille chilometri dal Polo Nord, le terre abitate più a Nord del pianeta. Un territorio senz’alberi, né insetti, e dove il sole non tramonta da aprile e ad agosto e l’inverno è fatto di 155 giorni di buio totale.


Qui si trova lo Svalbard Global Seed Vault, un megadeposito con dentro, 400 milioni di semi, una sorta di Arca di Noè della biodiversità del mondo, ben difeso da minacce di guerre nucleari, terremoti e cataclismi cosmici.

Dello Svalbard Global Seed Vault si vede solo l’ingresso. Il resto è sottoterra. Un tunnel scavato per 130 metri all’interno di una montagna di arenaria e tre enormi grotte a 130 metri sopra il livello del mare, al riparo in caso di scioglimento dei ghiacciai.



Ed è al sicuro anche in caso di guasto all’impianto energetico che fa funzionare la struttura, visto che il permafrost che la circonda manterrebbe comunque la temperatura costante.

Quando fu inaugurato nel 2008, molti pensarono che il mondo si stesse preparando ad una qualche grave catastrofe incombente, e sono in molti a credere che sia quello il vero scopo del megadeposito.

Quasi tutti i Paesi, uno dopo l’altro, hanno deciso di inviare qui una copia dei loro semi. Dalla Corea del Nord agli Stati Uniti, dalla Mongolia alla Germania.

Gli ultimi ad arrivare, ma solo in ordine cronologico sono stati i rappresentanti di Perù e Costa Rica, che a fine agosto sono atterrati nel piccolo aeroporto di Longyearbyen con un carico di 750 semi di patata.

Oggi i numeri del deposito norvegese fanno impressione: oltre 860 mila varietà di semi, 500 esemplari per ognuna, conservate a 18 gradi sotto zero. Una tomba di ghiaccio per le oltre 1.700 gene bank del mondo.


A circa otto anni dalla sua apertura, lo Svalbard Global Seed Vault ha già ricevuto la sua prima richiesta di prelievo, direttamente dalla Siria, dal Centro internazionale per la Ricerca agricola in aree asciutte di Aleppo, in Siria (Icarda).

Dopo l’inizio della guerra che ha devastato il Paese, la struttura è stata occupata da gruppi armati. «Per fortuna nel corso degli anni, a cominciare dal 2009, eravamo riusciti a spedire una copia di tutti i nostri semi fuori dal Paese», spiega Ahmed Amri, direttore delle Risorse genetiche del centro siriano.

«Proteggere la biodiversità in questo modo è esattamente il nostro obiettivo», ha spiegato Brian Lainoff, portavoce del Fondo mondiale per la Diversità delle colture, che gestisce il deposito norvegese.

Il passato insegna che i pericoli sono reali. Vale il caso della Banca nazionale delle Filippine: danneggiata dalle inondazioni nel 2008 e completamente distrutta da un incendio sei anni dopo. O quelle di Afghanistan e Iraq, cancellate nel corso degli ultimi conflitti.

Alle Svalbard, il giorno dell’inaugurazione del deposito, l’allora presidente dell’Ue Manuel Barroso era stato chiaro nel definire questo posto «un giardino dell’Eden ibernato, un luogo dove la vita può essere mantenuta in eterno, qualsiasi cosa succeda nel mondo».

La dimostrazione di quanto avesse ragione non si è fatta attendere a lungo

ilnavigatorecurioso

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