E’ sotto processo un giornalista che scoprì un carico di armi turche destinato ai terroristi in Siria. Rischia l’ergastolo,ma nessuno lo dice. IL VIDEO
Can Dündar, direttore di Cumhuriyet, il giornale che a maggio ha pubblicato con uno scoop internazionale le foto e il video esclusivo(riportato quì sotto) delle armi inviate dalla Turchia alle milizie islamiste in guerra contro Assad in Siria, ha cominciato oggi il suo processo ad Ankara. Accusato di spionaggio e terrorismo, rischia una pena che va dai 10 anni all’ergastolo.
«PAGHERÀ A CARO PREZZO». Il procuratore Irfan Fidan ha chiesto che Dündar, insieme a un collega, venga arrestato durante il processo e ora la corte dovrà decidere. Il processo è particolare anche perché non è lo Stato ad aver denunciato il giornalista, ma il presidente Recep Tayyip Erdogan in persona, chiedendo per lui l’ergastolo più 42 anni di carcere. A giugno il presidente turco disse: «Chi ha pubblicato il video pagherà a caro prezzo questa decisione».
ARMI AI TERRORISTI. Le foto e i video mostrano membri dell’intelligence turca (Mit) caricare di armi un camion da inviare in Siria. Come riportato in esclusiva a Reuters da due pubblici ministeri turchi, attualmente sotto processo per le loro rivelazioni, quattro camion pieni di parti di missili, munizioni e mortai semi-assemblati sono partiti tra il 2013 e il 2014 dalla Turchia e sono stati scortati da membri dell’intelligence di Stato in territorio siriano controllato anche da milizie di Al-Qaeda. Uno dei quattro camion, come affermato da testimoni, è stato intercettato dalla polizia ma gli altri tre no, visto che quando gli ufficiali li hanno raggiunti sono stati minacciati da membri del Mit che hanno intimato loro di andarsene.
SOTTO LE MEDICINE. I camion, per la precisione, trasportavano sei container di acciaio con all’interno un totale di 1.000 parti di missili, 50 mila munizioni per mitragliatrici, 1.000 mortai e 30 mila munizioni per mitragliatrici pesanti. Il tutto era nascosto sotto strati di medicine. A riguardo del processo, il presidente della Suprema corte di appello, İsmail Rüştü Cirit, ha dichiarato: «I tempi che stiamo attraversando sono eccezionali. Noi facciamo del nostro meglio per tirare fuori il paese dai guai in cui si è cacciato».
«DIFENDIAMO IL GIORNALISMO». Dopo aver ottenuto il permesso di parlare, il direttore Dündar ha dichiarato davanti alla Corte: «Siamo qui per difendere il giornalismo, per difendere il diritto dell’opinione pubblica di conoscere le notizie e sapere se il governo le propina menzogne. All’inizio il governo ha risposto dicendo: “Non esiste niente di tutto ciò. Erano solo aiuti [umanitari]”. Poi si è scoperto che erano armi. Allora hanno detto che erano dirette ai Turcomanni. Poi il vice primo ministro, Tuğrul Türkeş, ha detto: “Giuro su Dio che i camion non erano diretti ai Turcomanni”. Poi i Turcomanni hanno detto di non aver mai ricevuto armi. (…) Io non so perché il presidente è l’unico ad essere ricorso [contro di noi]. Questo segreto è un segreto che appartiene allo Stato, non a Erdogan personalmente».
FAVORIRE IL TERRORISMO. Il processo è sensibilissimo in un momento in cui la Russia, e non solo, sta accusando esplicitamente la Turchia di aiutare i terroristi islamici in Siria. Ankara, del resto, ha sempre fatto di tutto per favorire le milizie jihadiste che combattono contro Assad, consentendo a centinaia di combattenti stranieri di unirsi alle fila dei ribelli e dello Stato islamico passando attraverso i suoi porosi confini. La Turchia a giugno ha anche cominciato ad appoggiare attivamente un gruppo di terroristi in Siria, insieme a Qatar e Arabia Saudita. La milizia Jaish Al-Fatah, Esercito di conquista, comprende anche gruppi di Al-Nusra ed è operativa nel nord della Siria.
fonte:blogdieles
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