I creditori chiedono di modificare l’attuale legge che impedisce di mettere all’asta l’abitazione di residenza dei più indigenti, altrimenti non daranno il via libera alle prossime tranche del prestito. Tsipras prova a resistere
Le trattative frenetiche in corso tra i creditori e la Grecia per lo sblocco della tranche da 2 miliardi, primo passo verso il via libera alla revisione del piano di assistenza e quindi allo sblocco di altri 10 miliardi per la ricapitalizzazione delle banche, vertono principalmente su un punto: la legge che protegge le prime case dai pignoramenti. Le istituzioni, in nome della “cultura dei pagamenti”, vorrebbero fortemente indebolirla, ipotesi contro cui il governo di Alexis Tsipras sta combattendo strenuamente.
In Grecia è in vigore la cosiddetta legge Chatzidakis, voluta dal precedente governo conservatore, che impedisce di mettere all’asta la casa di residenza di un cittadino che non è in grado di ripagare il debito con una banca. In parallelo a questa legge ne esiste un’altra, la Katseli, che regola le condizioni per ripagare il debito (che comunque deve essere ripagato) che un tribunale può decidere di modificare, ad esempio abbassando le rate mensili, estendendo il periodo o liquidando altri beni a seconda delle capacità economiche del debitore.
La legge ha finora protetto le fasce più deboli, ma ha aperto anche le porte a degli abusi e le istituzioni insistono perché venga indebolita perché vogliono proteggere il settore bancario. “Se vuoi mettere in sicurezza il settore bancario devi metterlo in condizione di recuperare i soldi che ha prestato, e vale per tutti i Paesi della zona euro non solo per la Grecia”, ha spiegato ieri il commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, al termine dell’Eurogruppo che ha deciso di posticipare l’esborso della tranche da 2 miliardi proprio per la mancanza di un accordo, tra le altre cose, sulla questione dei pignoramenti. “La legge deve essere rilassata”, ha aggiunto Moscovici ammettendo che le discussioni in corso sono “intense”, ma dicendosi allo stesso tempo convinto che si riuscirà a trovare un “giusto equilibrio per proteggere i più vulnerabili, ma evitando che qualcuno abusi delle protezioni”.
Finora la Grecia ha modificato la legge Chatzidakis abbassando il valore della prima casa che non può essere messa all’asta a 200mila euro per i single e 250mila euro per le coppie, cifra a cui chiede di aggiungere 25mila euro per ogni figlio fino ad un massimo di tre. Queste condizioni secondo il governo di Tsipras non dovrebbero valere per tutti i cittadini, ma solo per quelli che vivono sotto la soglia della povertà, e che quindi davvero non hanno i mezzi per ripagare il mutuo acceso per comprarsi la casa in cui risiedono. Ma questa cifra per i creditori è troppo altra e Bruxelles chiede che venga abbassata a un valore di mercato di 120mila euro.
In più le Istituzioni vorrebbero fissare a 16mila euro netti all’anno la soglia di povertà sotto la quale dovrebbe scattare la protezione, quasi la metà di quanto vorrebbe Atene che avrebbe fissato la soglia a 30mila euro per ogni famiglia. Secondo i calcoli del governo greco con le modifiche apportate il provvedimento coprirebbe circa il 56% degli attuali casi aperti, mentre invece se accettasse le condizioni richieste dai creditori questa percentuale scenderebbe al 16%.
* Fonte: EUNEWS
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