Diana Jabbour: "Grido a tutti - istituzioni, media e popolo italiano - di togliere immediatamente l'embargo e di riprendere immediatamente rapporti politici e diplomatici con il mio paese".
di Alessandro Bianchi e Marinella Correggia
“Obama ha parlato per Parigi di 'attacco alla civiltà umana'. E noi, che subiamo questo dal 2011, non siamo civiltà?”, ha denunciato Diana Jabbour, direttrice del sistema radio-televisvo siriano censurato in occidente fin dall'inizio della crisi, intervenendo ad una conferenza stampa oggi alla Camera, organizzata dall'associazione Assadakah Sardegna (Centro italo-arabo) con gli interventi del suo preidente Raimondo Schiavone, l'ex ambasciatore siriano in Italia, Samir Al-Kassir, e il capogruppo della Commissione esteri M5S Manlio di Stefano.
Parlando del suo lavoro di produttrice televisiva, Jabbour ha poi ricordato come sia “molto difficile filmare in giro per la Siria per ragioni di sicurezza. Daesh non è contro il governo, ma è contro la Siria, un paese laico e culturalmente ricco. Io non posso avere un fucile contro Daesh, ma continuo a svolgere il mio ruolo per dimostrare che merito la vita. Produco documentari, film televisivi e serie Tv”. Unico parlamentare intervenuto alla Conferenza, Manlio di Stefano, ha dichiarato: “Non ripetiamo gli errori del passato. Occorre che l'Italia rispetti la legge 185 che vieta la vendita di armi a paesi che violano diritti umani o siano in guerra, non può essere poi il governo a scegliere quali sono i paesi interdetti e quelli a cui stringere la mano come ha fatto Renzi in Arabia Saudita. Chiediamo di fermare la vendita di armi e interrompere ogni forma economica con i paesi che hanno finanziato e continuano a finanziare il terrorismo”. Di Stefano, ricordando una risoluzione depositata a sua prima firma che chiede la riapertura di un canale diplomatico con la Repubblica araba siriana e la fine dell'embargo, ha poi evocato le responsabilità dell'occidente “che ha fatto finta di combattere l'Isis per un anno” e ha sottolineato che non è l'occidente “a dover scegliere il futuro di questi paesi” ma solo ed esclusivamente i loro popoli”.
A margine della Conferenza, l'AntiDiplomatico ha incontrato Diana Jabbour per una piccola intervista.
L'Europa, oggi ferita al cuore dal terrorismo islamico, ha schiaccianti responsabilità nella deflagrazione della Siria e nell'ascesa del terrorismo...
Per comprendere quello che oggi viviamo in Siria dobbiamo soffermarci sull'Iraq, altro paese sovrano invaso dall'occidente con la cancellazione del suo esercito e di ogni struttura statale. La responsabilità dell'occidente è schiacciante nella nascita di Daesh-Isis e la crescita Al-Qaeda, responsabili della distruzione di un paese sovrano come la Siria. Per gli Usa si è trattato un “caos creativo.... che ha solo creato Daesh-Isis”, attentando a tutto il Medio Oriente.
C'erano delle soluzioni di pace fin dall'inizio della crisi.
Noi che lavoravamo nelle amministrazioni statali abbiamo proposto riforme radicali, con l'obiettivo di evitare ogni interferenza dall'esterno. Mettevamo tutti in guardia sul fatto che “abbattere il regime” significava far crescere le cellule terroriste.
Tanti governi europei si sono spinti per cancellare ogni relazione con il governo legittimo, arrivando fino al sostegno e finanziamento a gruppi dell'opposizione, come i Fratelli Musulmani (Islam politico), ben presto sfociati in milizie armate fondamentaliste. Non si possono sostenere sistemi basati sulla religione. Per noi non c'è scelta oggi: o la Siria torna ad essere uno stato laico o sarà in mano ad estremisti – il mio paese è da sempre considerato terra sacra da gruppi jihadisti.
Com'è visto dal popolo siriano l'intervento russo dopo un anno di finti combattimenti da parte della faticente coalizione internazionale a guida statunitense?
E' visto bene. La Russia fa quello di cui avevamo bisogno di tempo. Dopo quel che è accaduto a Parigi sembra, del resto, che anche i governi occidentali stiano iniziando a capire.
Le responsabilità di Nato - pesantissime quelle della Turchia – Qatar, Kuwait e Arabia Saudita, dopo anni di silenzio, stanno emergendo persino nel circo mediatico. Nessuno però parla mai del ruolo di Israele che, oltretutto, sembra inattaccabile dai terroristi.
Penso che ci sia un accordo. Le persone ferite nei combattimenti contro l'esercito israeliano, del resto, sono stati curati in
Israele, così come i gruppi di Al-Qaeda minacciati nello Yemen si rifugiavano in Arabia Saudita. Israele protegge questi terroristi. Penso che alcuni politici israeliani vedano di buon occhio uno stato religioso vicino a loro.
La Turchia, agisce in due direzioni: da una parte, si vuole avvicinare all'Europa, l'altra che vuole liberarsi della tradizione laica e che ha aperto i confini ai jihadisti, alimentando i traffici verso l'Europa, anche quelli di estremisti che nei campi profughi facevano proselitismo.
Come si sente da siriana, che opera nel mondo dell'informazione, a sapere che in occidente la voce del paese venga considerata quella dell'opposizione armata, cosiddetti ribelli “moderati”?
Ho una sola spiegazione vogliono annullare ogni voce di progresso della Siria, perché il loro obiettivo principale era far cadere il Presidente. Ora si accorgono che il fuoco è arrivato fin qua da voi e magari ascolteranno di più le voci fin qui censurate.
E' molto tardi, ma dopo anni di complicità nella distruzione del paese, può fare ancora davvero l'Europa qualcosa di positivo per la regione?
Salvare la Siria e distruggere il terrorismo, che oggi vi è tornato in casa come un boomerang, è la stessa cosa. Abbiamo un obiettivo in comune. Bisogna, bloccare immediatamente ogni finanziamento ai terroristi e arrivare a una soluzione politica, non dimenticando mai che a combattere sul terreno sono l'esercito siriano, i suoi alleati dell'aerea e la Russia. L'Europa spinga per una soluzione politica, sostenga il nostro stato democratico e laico, ponga poi fine immediatamente alle sanzioni che affamano il popolo.
E le istituzioni italiane che possono fare?
Grido a tutti - istituzioni, media e popolo italiano - di togliere immediatamente l'embargo e di riprendere immediatamente rapporti politici e diplomatici con il mio paese.
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