A un anno dallo scandalo dell’enorme evasione fiscale organizzata in Lussemburgo, nulla è cambiato nella UE per le multinazionali che evitano come sempre di pagare le tasse sui loro enormi profitti. Il sito euractiv riporta i risultati di un’indagine che vede ancora il Lussemburgo, seguito dalla “virtuosa” Germania, tra i peggiori riciclatori di denaro e autori delle peggiori finanze creative. Che la UE rimanga un paradiso per i grandi evasori fiscali non può certo stupire nessuno. E’ infatti risaputo che l’attuale presidente della Commissione Juncker era il Primo Ministro e Ministro delle Finanze del Lussemburgo mentre questo piccolo paese perfezionava accordi con le multinazionali per fare risparmiare loro miliardi di euro in tasse.
La vulnerabilità al riciclaggio di denaro sporco dell’opaco settore finanziario tedesco è seconda solo a quella del Lussemburgo e la Germania è uno dei peggiori Stati membri per l’evasione, secondo un’analisi delle nazioni UE pubblicata a un anno dallo scandalo fiscale “ Luxleaks”.
La maggior parte dei 15 paesi esaminati non sono efficaci nell’affrontare elusione ed evasione fiscale, dice la relazione coordinata dalla Rete Europea sul Debito e lo Sviluppo (Eurodad), e lascia “ampie opportunità” alle multinazionali e agli individui ricchi di nascondere il denaro.
“Alcuni dei paesi più preoccupanti sono sempre il Lussemburgo e la Germania, che offrono un’ampia gamma di opzioni per nascondere le proprietà e per il riciclaggio di denaro,” ha detto la rete di 48 ONG, tra cui Oxfam e Christian Aid.
Il riciclaggio di denaro trasforma i proventi del crimine in denaro apparentemente legale o in beni e è stato collegato al terrorismo internazionale. Lo scandalo Luxleaks ha spinto in cima all’agenda politica l’elusione fiscale delle aziende, che è tecnicamente legale, e l’evasione fiscale, che è illegale.
Il 5 novembre 2014, un consorzio internazionale di giornalisti investigativi, ha rivelato che il Lussemburgo elargiva generosi accordi fiscali alle multinazionali, nel tempo in cui l’attuale Presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker era premier e ministro delle finanze del paese.
22 degli Stati membri dell’UE utilizzano accordi fiscali per fare affari con le società, dice la relazione 50 sfumature di evasione fiscale. “Con aliquote d’imposta inferiori in alcuni casi all’1% [..] tali accordi fiscali sono ora diventate uno strumento chiave nell’elusione fiscale aziendale”.
L’Eurodad ha analizzato un solo tipo di accordo fiscale, gli “Advance Pricing Agreements” (APAs). Alla fine del 2013, il Lussemburgo ne aveva 119, il Regno Unito era secondo con 73. La Germania aveva 21 APAs in vigore, due in più rispetto alla media UE.
Nel mese di ottobre, gli Stati membri hanno deciso lo scambio automatico di informazioni sulle loro sentenze fiscali. L’accordo entrerà in vigore nel gennaio 2017.
La Commissione europea ha avviato indagini su aiuti di stato contro diversi Stati membri, tra cui il Lussemburgo, riguardo i loro accordi di tassazione con le aziende.
Tove Ryding, il coordinatore dell’equità fiscale presso Eurodad, ha detto, “i cittadini europei aspettano ormai da un anno che l’UE si muova e ponga fine a un sistema che permette a centinaia di società multinazionali di schivare le tasse.
“Invece, sebbene alcune scappatoie sono state vietate, ne sono comparse di nuove. È chiaro che nell’UE non è cambiato niente per le società multinazionali che vogliono schivare le regole per abbassare la loro tassazione”.
Il portavoce fiscale della Commissione europea Vanessa Mock ha detto a EurActiv che “la lotta contro l’evasione e la frode fiscale è uno degli obiettivi prioritari di questa Commissione. A partire dal lancio del nostro “Tax Transparency Package” lo scorso marzo e del nostro “Action Plan on Corporate Taxation” nel mese di giugno, siamo già riusciti a conseguire risultati concreti.”
Segretezza e riciclaggio
Il Lussemburgo è stato criticato nel report perché ha reso ancora più difficile identificare i veri proprietari delle aziende e dei patrimoni introducendo nuove strutture finanziarie.
Considerando l’Indice di rischio 2015 dell’anti-riciclaggio di denaro del Basel Institute, il Lussemburgo ha una valutazione di 5,9 su dieci. La Germania di 5,5, superiore alla media UE del 4,4. L’Italia, la Spagna, l’Olanda, la Francia e il Regno Unito seguono a ruota sulla lista.
La direttiva antiriciclaggio dell’Unione Europea regola questioni come l’accesso pubblico alle informazioni relative ai beneficiari effettivi di società e trust. La quarta revisione della legge sta per essere implementata a livello nazionale.
La Danimarca e la Slovenia sono state elogiate per l’introduzione di registri pubblici delle proprietà delle aziende. La Francia e l’Italia hanno rifiutato tale idea, mentre il Regno Unito la introdurrà ma con un’esenzione per i trust.
La Germania sotto osservazione
Secondo il rapporto, la Germania è contraria all’istituzione di registri centralizzati dei beneficiari effettivi e all’accesso del pubblico alle informazioni.
I recenti scandali bancari in Germania hanno evidenziato il ruolo del settore nel nascondere i veri proprietari delle imprese e facilitare il riciclaggio di denaro.
Nel febbraio 2015, agenti hanno fatto irruzione in Commerzbank – la seconda più grande banca del paese – in un’indagine dove la banca è accusata di aver aiutato i clienti a evadere il fisco attraverso il Lussemburgo.
Altre indagini in almeno tre grandi banche sono in corso. Una banca ha patteggiato 22 milioni di euro con il fisco tedesco riguardo il suo ruolo nell’allestire società fittizie in Lussemburgo per nascondere i fondi.
Nel luglio 2015, Hypovereinbank ha pagato una multa di 20 milioni di euro e ha accettato di aiutare il fisco con ulteriori indagini riguardo una struttura istituita da diverse banche, tra cui Deutsche Bank.
Le banche avrebbero aiutato i contribuenti a sfruttare una scappatoia per ottenere due certificati di pagamento delle tasse a fronte di un solo pagamento reale su una transazione condivisa.
BEPS
Il 5 ottobre, l’OCSE ha presentato il suo piano Base Erosion and Profit Shifting (BEPS) per combattere l’evasione fiscale multinazionale. Le multinazionali spesso sfruttano le differenze tra i sistemi fiscali mondiali per ridurre le loro cartelle fiscali.
Ma il piano d’azione è stato ampiamente criticato dalle ONG. Esse dicono che non è ambizioso, in particolare sulle questioni della trasparenza e delle “patent box”. Queste disposizioni fiscali, ampiamente usate dalle multinazionali per trasferire all’estero i loro profitti e ridurre l’onere fiscale, sono state lasciate fuori dal piano d’azione finale.
All’inizio del prossimo anno, la Commissione proporrà una legislazione basata sul BEPS, dato che le norme dell’OCSE non sono vincolanti.
Il rapporto dice che “un numero crescente di governi dell’UE” sta spingendo per la riservatezza riguardo a dove le multinazionali fanno affari e quali tasse pagano.
Anche la Francia, che in passato aveva chiesto l’accesso pubblico alle informazioni fiscali multinazionali, ha fatto marcia indietro, ha detto Eurodad.
La relazione ha sottolineato che il fallimento nel contrastare l’evasione fiscale ha molti impatti negativi sui paesi in via di sviluppo. Ha detto che un nuovo organismo fiscale delle Nazioni Unite sarebbe un luogo di discussione fiscale migliore piuttosto che il “club dei ricchi” dell’OCSE.
La Spagna è riuscita a ridurre mediamente le aliquote fiscali sui paesi in via di sviluppo del 5,4% attraverso trattati fiscali con i paesi in via di sviluppo.
La relazione invita gli Stati membri e le istituzioni dell’UE a:
Smantellare le strutture che permettono la proprietà anonima delle aziende
Eliminare le scappatoie che consentono alle multinazionali di pagare tasse eccessivamente basse
Assicurarsi che i cittadini abbiano accesso alle informazioni riguardo a dove le multinazionali fanno affari e quante tasse pagano
Creare opportunità per i paesi in via di sviluppo di avere informazioni dai governi UE riguardo le persone che usano la UE per evadere le tasse
Smettere di abbassare le tasse sui paesi in via di sviluppo attraverso accordi e dare loro un posto al tavolo di negoziazione degli standard di tassazione internazionali.
Domani (4 novembre), dimostranti per l’equità fiscale in tutta l’UE prenderanno parte a proteste per ricordare l’anniversario di un anno dello scandalo Luxleaks. Una manifestazione si terrà davanti alla Commissione.
Contesto
Il consorzio internazionale di giornalisti investigativi (ICIJ) ha segnalato il 5 novembre 2014 che più di 300 aziende, tra cui PepsiCo Inc, AIG Inc e Deutsche Bank AG, si sono assicurate accordi fiscali segreti col Lussemburgo per tagliare loro imposte, citando documenti trapelati.
Le aziende sembrano aver canalizzato centinaia di miliardi di dollari attraverso il Lussemburgo e risparmiato miliardi di dollari in tasse, ha detto il gruppo di giornalisti investigativi, basandosi sull’esame di quasi 28.000 pagine di documenti riservati.
Il Lussemburgo è stato oggetto di critiche internazionali a causa delle rivelazioni. I documenti trapelati hanno messo sotto pressione il Presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker, primo ministro del Lussemburgo, perché spiegasse il suo ruolo nella politica fiscale del paese.
Juncker ha difeso le pratiche fiscali del paese, ma ora sta promuovendo un piano per un comune sistema UE di condivisione delle informazioni fiscali.
Fonte: Voci Dall’Estero
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