In riferimento ai "salvataggio" bancari di questi giorni, è opportuno richiamare la vostra attenzione su una questione che pochi commentatori hanno osservato.
Come è noto, i crediti inesigibili delle quattro banche in questione sono stati trasferiti alla bad Bank al 17,6% del valore nominale.
Come abbiamo già detto , varrebbe la pena sottolineare che nel sistema bancario italiano i crediti in sofferenza sono iscritti nei bilanci delle rispettive banche, mediamente, al 35/40% del valore nominale, dopo le rettifiche.
A cosa è dovuta la differenza di valutazione così ampia, rispetto alla valutazione dei crediti della banche oggetto del "salvataggio"?
È stata fatta una valutazione troppo prudenziale dei crediti inesigibili delle quattro banche?
Le altre banche godono di garanzie più robuste rispetto alle quattro banche in questione?
Oppure è stato sopravvalutato il valore di realizzo delle sofferenze bancarie del sistema?
Non so darvi una risposta, ma porsi questi interrogativi potrebbe risultare assai utile nella gestione dei propri risparmi.
Nel frattempo, come riporta Il Sole 24 Ore, l'Eba, che l'autorità indipendente dell'Unione europea (UE), che opera per assicurare un livello di regolamentazione e di vigilanza prudenziale efficace e uniforme nel settore bancario europeo, in un recente rapporto ha manifestato qualche preoccupazione per i crediti in sofferenza, soprattutto delle banche italiane
Da Il Sole 24 Ore
Le banche europee consolidano i requisiti patrimoniali, ma i crediti in sofferenza restano motivo di preoccupzione soprattutto per l'Italia. Per essere più corretti, a far arricciare il naso all’Autorità bancaria europea (Eba) è il livello dei non performing loans (npl), i cosiddetti prestiti non performanti che al giugno del 2015 erano comunque in calo, nella media europea, dello 0,5% rispetto a fine 2014.Quello concluso oggi non è il tradizionale stress test che l' authority guidata da Andrea Enria farà nel 2016, ma l’esercizio di trasparenza, ovvero la radiografia dello stato del sistema bancario europeo al giugno 2015 nel suo insieme (sono stati scandagliati 105 istituti di 21 Paesi appartenenti allo spazio economico europeo) e per singola banca. L'Italia non raggiunge la media Ue su almeno due indicatori essenziali. La patrimonializzazione common equity tier 1 (Cet1) per le banche Ue è, mediamente, a quota 12,8% (12,1 a fine 2014), ma quella del nostro Paese si ferma un poco al di sotto, all'11,5 per cento. Per nulla incoraggiante il quadro dei non performing loans (i crediti problematici) in base alla documentazione dell'autorità. La ratio nell'Unione Europea è doppia di quella degli Stati Uniti, raggiungendo il 5,6%, in calo dal 6,1% del 2014, ma confermandosi, secondo l'Eba, una zavorra eccessiva sulla redditività del sistema. E questo nonostante un prestito su tre circa sia stato ristrutturato.Le banche italiane aggregate - i 14 maggiori istituti - fanno segnare numeri molto peggiori della media, arrivando al 16,7% di npl sul totale dei prestiti concessi: solo Irlanda, Ungheria, Cipro e Slovacchia nell'aggregato nazionale dei non performing loans hanno prodotto risultati inferiori (la Grecia non è calcolata). Sulla redditività – return on regulatory capital – la media Ue si ferma al 9,1% e l'Italia è al di sotto, a quota 5,1% anche se l'Eba riconosce che la tassazione elevata in Italia è uno degli elementi che pesano sulla redditività del sistema. Migliora invece la capacità delle banche europee e anche di quelle italiane nella concessione del credito. Nel primo semestre del 2015 l'Eba ha notato un ritorno ai prestiti, prodotto, secondo l'authority, della migliorata condizione patrimoniale di un sistema bancario che va lentamente assestandosi.
Pubblicato da Paolo Cardena
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