Dall’Asia all’Africa passando per il Medio Oriente: la rete del terrore dello Stato Islamico ha radici e affiliati in tutto il mondo. Un intreccio di gruppi terroristici che, dalla nascita dell’Isis, hanno giurato fedeltà al Califfato stipulando stretti patti di alleanza:
i presupposti in comune, spesso, sono pochi, ma ciò che li accomuna sono la barbarie, la ferocia e il desiderio di conquistare territori dove imporre la Sharia. Tra le atrocità attribuite a questi gruppi ci sono le esecuzioni atte a imporre la propria forza, l’uso di bambini soldato, attentati suicidi, rapimenti ed estorsioni.
Un numero di affiliati che cresce spaventosamente, fino a raggiungere, secondo il Global Terrorism Index, l’incredibile cifra di 42 gruppi del terrore che hanno offerto il loro sostegno o sono impegnati a fianco dell’Isis e del suo leader Abu Bakr al-Baghdadi: alcuni, come il Saudi Arabia’s Supporters of the Islamic State in the Land of the Two Holy Mosques, sono emanazioni dello Stato islamico, altri come Boko Haram in Nigeria o Abu Sayyaf nelle Filippine operano in modo indipendente da molti anni, sono gruppi stabili e ben definiti e hanno giurato fedeltà all’organizzazione terroristica.
«Sembra che tanti gruppi apprezzino molto le prestazioni del Califfato e questo non fa altro che aumentare la loro legittimità – ha detto al Daily Mail Christina Schori Liang del Geneva Centre for Security Policy – Offrirgli appoggio garantisce a questi gruppi un riconoscimento globale e dà loro l’idea di far parte di un grande movimento. Visto che utilizzano metodi simili, l’Isis viene visto come una start up di successo che ha creato un proprio mercato grazie, ad esempio, alla vendita del petrolio sul mercato nero. È un po’ come una organizzazione mafiosa. Ognuno ha la propria attività, ma solo cooperando può estenderla e arricchirsi ancora di più».
AFRICA. Tra i sostenitori dell’Isis in Africa c’è Boko Haram, il gruppo dei militanti islamici che operano in Nigeria terrorizzando il nord-est del Paese: per i suoi metodi sanguinari è stato recentemente nominato come il gruppo terroristico più feroce allo stato attuale. Guidato dal misterioso Abubakar Shekau, ha giurato fedeltà al Califfato a marzo di quest’anno. Il gruppo si è guadagnato notorietà a livello internazionale dopo aver rapito diverse centinaia di studentesse dalla città di Chibok, nel nord-est del Paese: le ragazze, trattate come schiave, sono state costrette a convertirsi all’islam e a sposare i membri del gruppo.
A nord del Continente nero, cellule di ispirazione jihadista hanno le loro basi in Egitto, in Tunisia e in Libia, dove il Califfato sta avanzando. In Sudan, Al-Attasam belKetab wa al-Sunna ha annunciato, lo scorso luglio, di appoggiare l’operato dell’Isis: dopo la scissione con i Fratelli musulmani nel 1991 per la formazione di un gruppo più radicalizzato, ha abbandonato Al Qaeda per affiancare lo Stato islamico. In Mali il gruppo ribelle Al-Murabitoon pare abbia dato il suo sostegno all’Isis nel maggio 2015: tuttavia, rimane un mistero il patto di fedeltà che sarebbe stato stipulato attraverso un messaggio radio dal capo della cellula, l’algerino Mokhtar Belmokhtar. L’autenticità della registrazione è stata messa in dubbio ed è stata respinta dallo stesso Belmokhtar pochi giorni dopo: è probabile, dunque, che vi sia una spaccatura all’interno dell’organizzazione, con il ramo di Belmokhtar ancora fedele ad Al-Qaeda. Tra i vari attentati commessi, l’organizzazione ha rivendicato la responsabilità dell’attacco al Bamako hotel nel mese scorso che ha ucciso 22 persone.
ASIA. A est del globo gli alleati si concentrano nelle Filippine, in Malesia e in Indonesia. Un gruppo affiliato è l’Abu Sayyaf, attivo in tutto il sud delle Filippine, che opera per ritagliarsi una provincia islamica indipendente nella zona. Il gruppo è responsabile di atrocità che includono rapimenti, stupri, estorsioni, omicidi e traffico di droga, e nel luglio dello scorso anno ha giurato fedeltà allo Stato Islamico.
Nelle mani dei militanti di Abu Sayyaf ci sono ancora 9 ostaggi, tra cui un olandese rapito tre anni fa, due malesi e il sindaco di una città. Tuttavia, a differenza dell’Isis che uccide sistematicamente i prigionieri, Abu Sayyaf ha un approccio più pragmatico: i rapimenti sono realizzati unicamente a scopo di lucro e i terroristi trascorrono anche diversi anni a negoziare per avere un riscatto.
Tra gli altri gruppi che sostengono l’Isis nelle Filippine ci sono il Bangasamoro Islamic Freedom Fighters, l’Ansar al-Khilafah e il Ma’rakat al-Ansar. In Indonesia il primo a giurare fedeltà allo Stato Islamico è stato Abu Wardah, l’uomo più ricercato del Paese, a capo del Mujahideen Timor Indonesia. Altra organizzazione terroristica legata all’Isis è Jemaah Islamiah, gruppo indonesiano responsabile degli attentati di Bali del 2002 in cui morirono 202 persone. Anche se non c’è stato un giuramento di fedeltà, le autorità del Paese non escludono che 200 indonesiani e malesi operino in Siria e Iraq.
POLVERIERA MEDIO ORIENTE. Non sorprende che l’Isis goda di un vasto supporto da parte di jihadisti stanziati nei Paesi più vicini al Califfato con “filiali” in Palestina, Arabia Saudita, Yemen, Afghanistan e Pakistan. La forza di molti di questi gruppi è difficile da determinare: alcuni, infatti, potrebbero essere piccoli gruppi di jihadisti ispirati all’Isis o, nella peggiore delle ipotesi, vere e proprie cellule terroristiche. Ma l’organizzazione ha anche luoghi fertili nel Caucaso, in Cecenia (l’Isis ama la ferocia dei combattenti ceceni) in Daghestan e in Georgia.
Nel nord dell’Afghanistan e del Pakistan opera un gruppo chiamato Movimento islamico dell’Uzbekistan: operando a settentrione dei Paesi e ponendo le sue radici in Uzbekistan e Tagikistan, negli anni passati il gruppo è stato strettamente alleato ai talebani e ad Al-Qaeda: ma l’orientamento è cambiato a metà del 2015, quando i leader hanno pubblicamente dato il proprio appoggio all’Isis.
Ma gruppi di matrice jihadista sono stanziati anche nella Striscia di Gaza, dove il loro obiettivo principale rimane colpire Israele. Tra questi, il Mujahideen Shura Council in the Environs of Jerusalem, costituito 3-4 anni fa, è affiliato all’Isis fin dal febbraio del 2014. In Arabia Saudita, un oscuro gruppo che si fa chiamare Supporters of the Islamic State in the Land of the Two Holy Mosques ha già giurato fedeltà allo Stato Islamico. Un quadro preoccupante, i cui confini sono alquanto labili.
di Federica Macagnone
Fonte: Il Mattino
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