Aggiornamento del 18 dicembre 2015: oggi è l'ultimo giorno di campagna elettorale, domenica si vota dalle 9 alle 20, subito dopo inzierà lo spoglio. I quattro partiti si preparano all'ultimo atto della campagna: il PP di Rajoy terrà una cena con i sottoscrittori alla fiera di Madrid, Pedro Sanchez (Psoe) terrà un comizio nel palazzo dello sport di Fuenlabrada (fuori Madrid), Pablo Iglesias di Podemos sarà a Valencia e Albert Rivera sarà in piazza al centro di Madrid.
Gli ultimi sondaggi, lo ricordiamo, davano il PP in testa e le altre tre forze più o meno sullo stesso livello, a diversi punti di distacco dai popolari.Oggi la televisione spagnola La Sexta ha intercettato un dialogo a Bruxelles traMariano Rajoy e Angela Merkel, in cui il capo del governo spagnolo rivelerebbe (ma l'audio non è chiaro) che dietro al PP ci sarebbe un testa a testa tra Psoe e Podemos (video in alto). Un dato sorprendente dal momento che gli ultimi sondaggi vedevano sì Podemos in rimonta, ma non tanto da poter conquistare il secondo posto come detto da Rajoy a Merkel.
Intanto in Spagna si susseguono le domande ai leader sulle future alleanze, cosa si dà per scontata perché è praticamente impossibile che i popolari (o altri partiti) possano conquistare la maggioranza assoluta. Albert Rivera di Ciudadanos, considerato il partito più vicino al PP, ha detto che sicuramente non voterà la fiducia a Rajoy, ma non ha escluso di poter astenersi, ipotesi che permetterebbe la nuova investitura del premier uscente. Molto improbabile invece (e smentita oggi dallo stesso Rajoy) l'ipotesi di una grande coalizione tra PP e Psoe.
Gli ultimi sondaggi, lo ricordiamo, davano il PP in testa e le altre tre forze più o meno sullo stesso livello, a diversi punti di distacco dai popolari.Oggi la televisione spagnola La Sexta ha intercettato un dialogo a Bruxelles traMariano Rajoy e Angela Merkel, in cui il capo del governo spagnolo rivelerebbe (ma l'audio non è chiaro) che dietro al PP ci sarebbe un testa a testa tra Psoe e Podemos (video in alto). Un dato sorprendente dal momento che gli ultimi sondaggi vedevano sì Podemos in rimonta, ma non tanto da poter conquistare il secondo posto come detto da Rajoy a Merkel.
Intanto in Spagna si susseguono le domande ai leader sulle future alleanze, cosa si dà per scontata perché è praticamente impossibile che i popolari (o altri partiti) possano conquistare la maggioranza assoluta. Albert Rivera di Ciudadanos, considerato il partito più vicino al PP, ha detto che sicuramente non voterà la fiducia a Rajoy, ma non ha escluso di poter astenersi, ipotesi che permetterebbe la nuova investitura del premier uscente. Molto improbabile invece (e smentita oggi dallo stesso Rajoy) l'ipotesi di una grande coalizione tra PP e Psoe.
La tabella in alto, preparata da El Pais, mostra i risultati dei sondaggi di diverse testate spagnole. Tutti i sondaggi danno il Partito Popolare di Mariano Rajoy (attualmente al governo) in testa. Seconda forza, il PSOE di Pedro Sanchez. A poca distanza dai socialisti c'è Ciudadanos, partito di centrodestra di Albert Rivera. Sempre quarto, ma in rimonta, Podemos di Pablo Iglesias.
La situazione appare comunque molto incerta, e va considerato un certo margine di errore nei sondaggi anche perché si tratta dalla prima elezione con quattro e non due partiti forti.
Quello che sembra chiaro è che la sera del 20 dicembre non si avrà la certezza del nuovo governo: il numero di seggi attribuito ai popolari va dai 105 ai 128, ben lontano dai 176 necessari per avere la maggioranza assoluta. E l'ipotesi di un'alleanza Rajoy-Rivera è al momento scartata da entrambi i leader.
Ieri sera è andato in onda un nuovo dibattito tv, questa volta a due, tra Mariano Rajoy e Pedro Sanchez. Per la prima volta in questa campagna elettorale i toni sono saliti bruscamente. Il leader dei socialisti ha accusato il capo del governo in merito ai casi di corruzione degli ultimi tempi, dicendo che si sarebbe dovuto dimettere due anni fa: "Lei non è una persona decente", ha detto Sanchez a Rajoy nel momento più acceso del faccia a faccia. I commentatori hanno attribuito a Sanchez "la vittoria" del confronto, confermando la scarsa abilità di Rajoy in situazioni di questo tipo (Rajoy aveva anche rinunciato a partecipare al dibattito a 4, mandando la vicepresidente Saenz de Santamaria).
I due candidati esclusi dal confronto di ieri, Rivera e Iglesias, hanno entrambi detto che quel tipo di faccia a faccia, incluse le offese personali, fa parte della vecchia politica che sarà spazzata via con il voto del 20D.
Aggiornamento dell'1 dicembre 2015: Siamo entrati nei 20 giorni decisivi, con la fine della campagna elettorale e il voto del 20 dicembre per rinnovare il governo spagnolo.
La campagna delle elezioni 2015 in Spagna è serratissima e ormai i quattro leader in corsa sono ovunque in televisione, non solo nei programmi di informazione ma anche in quelli di intrattenimento.
Ieri sera c'è stato un dibattito a tre organizzato da El Pais, andato "in onda" solo online ma comunque seguitissimo e inevitabilmente trending topic in Spagna. Il quotidiano spagnolo aveva invitato al confronto Mariano Rajoy, capo del governo e leader del PP, Pedro Sanchez del Psoe, Albert Rivera di Ciudadanos e Pablo Iglesias di Podemos. Rajoy ha declinato l'invito, chiedendo di mandare al suo posto la vicepresidente del governo Soraya Sáenz de Santamaría, ma El Pais non ha accettato questa controproposta, così lo spazio da Rajoy nello studio è rimasto vuoto.
I "no" di Rajoy rappresentano un elemento che sta caratterizzando questa campagna elettorale. Il capo del governo, cercando di sfuggire agli attacchi dei tre avversari, sta evitando i confronti e preferisce apparizioni tv da solo. L'unico confronto a cui Rajoy ha detto sì è quello con il leader socialista Sanchez: il faccia a faccia si terrà il 14 dicembre. È chiaro che i Popolari trovano più facile confrontarsi con l'altro partito storico del vecchio bipolarismo piuttosto che con la freschezza di Podemos e Ciudadanos.
Nel corso del dibattito di ieri, sia Rivera che Iglesias hanno rivendicato il proprio ruolo di "nuova politica". Sanchez ha detto: "Noi socialisti siamo storicamente gli architetti del welfare state". Sul fronte della lotta all'Isis Sanchez e Rivera hanno posizioni simili, dicendo di supportare la Francia, mentre Iglesias si è detto contrario a tutti i bombardamenti e ha detto di voler comunque proporre un referendum popolare prima di un eventuale intervento.
I sondaggi continuano a dare più o meno sullo stesso livello PP, Psoe e Ciudadanos, con la forza attualmente al governo leggermente avanti. Più staccata Podemos, anche se Iglesias è risultato per i lettori de El Pais il leader più efficace nel confronto di ieri.
La situazione appare comunque molto incerta, e va considerato un certo margine di errore nei sondaggi anche perché si tratta dalla prima elezione con quattro e non due partiti forti.
Quello che sembra chiaro è che la sera del 20 dicembre non si avrà la certezza del nuovo governo: il numero di seggi attribuito ai popolari va dai 105 ai 128, ben lontano dai 176 necessari per avere la maggioranza assoluta. E l'ipotesi di un'alleanza Rajoy-Rivera è al momento scartata da entrambi i leader.
Ieri sera è andato in onda un nuovo dibattito tv, questa volta a due, tra Mariano Rajoy e Pedro Sanchez. Per la prima volta in questa campagna elettorale i toni sono saliti bruscamente. Il leader dei socialisti ha accusato il capo del governo in merito ai casi di corruzione degli ultimi tempi, dicendo che si sarebbe dovuto dimettere due anni fa: "Lei non è una persona decente", ha detto Sanchez a Rajoy nel momento più acceso del faccia a faccia. I commentatori hanno attribuito a Sanchez "la vittoria" del confronto, confermando la scarsa abilità di Rajoy in situazioni di questo tipo (Rajoy aveva anche rinunciato a partecipare al dibattito a 4, mandando la vicepresidente Saenz de Santamaria).
I due candidati esclusi dal confronto di ieri, Rivera e Iglesias, hanno entrambi detto che quel tipo di faccia a faccia, incluse le offese personali, fa parte della vecchia politica che sarà spazzata via con il voto del 20D.
Aggiornamento dell'1 dicembre 2015: Siamo entrati nei 20 giorni decisivi, con la fine della campagna elettorale e il voto del 20 dicembre per rinnovare il governo spagnolo.
La campagna delle elezioni 2015 in Spagna è serratissima e ormai i quattro leader in corsa sono ovunque in televisione, non solo nei programmi di informazione ma anche in quelli di intrattenimento.
Ieri sera c'è stato un dibattito a tre organizzato da El Pais, andato "in onda" solo online ma comunque seguitissimo e inevitabilmente trending topic in Spagna. Il quotidiano spagnolo aveva invitato al confronto Mariano Rajoy, capo del governo e leader del PP, Pedro Sanchez del Psoe, Albert Rivera di Ciudadanos e Pablo Iglesias di Podemos. Rajoy ha declinato l'invito, chiedendo di mandare al suo posto la vicepresidente del governo Soraya Sáenz de Santamaría, ma El Pais non ha accettato questa controproposta, così lo spazio da Rajoy nello studio è rimasto vuoto.
I "no" di Rajoy rappresentano un elemento che sta caratterizzando questa campagna elettorale. Il capo del governo, cercando di sfuggire agli attacchi dei tre avversari, sta evitando i confronti e preferisce apparizioni tv da solo. L'unico confronto a cui Rajoy ha detto sì è quello con il leader socialista Sanchez: il faccia a faccia si terrà il 14 dicembre. È chiaro che i Popolari trovano più facile confrontarsi con l'altro partito storico del vecchio bipolarismo piuttosto che con la freschezza di Podemos e Ciudadanos.
Nel corso del dibattito di ieri, sia Rivera che Iglesias hanno rivendicato il proprio ruolo di "nuova politica". Sanchez ha detto: "Noi socialisti siamo storicamente gli architetti del welfare state". Sul fronte della lotta all'Isis Sanchez e Rivera hanno posizioni simili, dicendo di supportare la Francia, mentre Iglesias si è detto contrario a tutti i bombardamenti e ha detto di voler comunque proporre un referendum popolare prima di un eventuale intervento.
I sondaggi continuano a dare più o meno sullo stesso livello PP, Psoe e Ciudadanos, con la forza attualmente al governo leggermente avanti. Più staccata Podemos, anche se Iglesias è risultato per i lettori de El Pais il leader più efficace nel confronto di ieri.
fonte:polisblog
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