Sulla schifezza fatta dal Governo Renzi ai danni dei risparmiatori ve ne avevamo già parlato:
…e il governo “salva” la banca del papà di Maria Elena Boschi. Tanto lo sapete chi paga, no?
Il disperato racconto di una vedova 76enne: per salvare la banca del papà della Boschi sono spariti 80.000 Euro. Erano i soldi per la mia vecchiaia: non ci sono più. Ma vi rendete conto della gravità della cosa? Per così poco questa vecchia megera ora rischia di far piangere la Boschi!!
Partito democratico: mail intasate e proteste sul territorio. Parte l’assalto al Pd dei risparmiatori truffati dal “salva banche”
Sanguina il cuore pulsante del Pd, quello dei piccoli risparmiatori delle zone rosse, rovinati dal “salva-banche”. I parlamentari sono sotto assedio. Da giorni Donella Mattesini, che ad Arezzo è stato vicesindaco, non riesce neanche ad andare a comprare il giornale: “Quando esco – racconta – la sento per strada la fatica, la rabbia. Persone che hanno perso tutto, i risparmi di una vita. Sì, temo contestazioni alle nostre iniziative”.
E chissà se è un caso che ad Arezzo, città della Boschi e del crack di banca Etruria, il ministro delle Riforme non sarà ai banchetti del Pd: “Andrà ad Ercolano” dicono al Pd. Rabbia, frustrazione, amarezza. Le mail dei parlamentari sono intasate da centinaia di segnalazioni di persone che si sono “fidate” delle quattro banche salvate (Etruria, Marche, Chieti e Ferrara) e che ora si ritrovano titoli che sono carta straccia. Pensionati, “vecchiette”, piccoli risparmiatori, impiegati: “Ho perso trentamila euro, la metà dei risparmi di una vita. All’Etruria mi hanno fatto vedere un foglio, dei miei soldi non resta niente”, “Siamo le vittime di quel decreto non riesco più a dormire da giorni. Mi hanno preso i soldi che mi aveva lasciato mio padre”. Arezzo è un inferno. E l’allarme, in vista dei banchetti del Pd, è scattato.
Ecco il resoconto del Corriere di Arezzo di sabato scorso: “C’è chi è entrato in banca urlando, chi invece si è lasciato andare a commenti decisamente accesi, e chi nella disperazione più totale, ha puntato il dito contro l’intero sistema politico economico”. I sindacati raccontano sono numerose le minacce arrivate ai dipendenti delle quattro banche salvate dal governo. Difficile, in questi giorni, vederli uscire da soli. Sempre in gruppo, per paura di essere assaliti. L’altro giorno, in occasione dell’assemblea del gruppo del Pd, il parlamentare Marco Donati, è sbottato coi suoi colleghi: “Se non mettiamo mano a questa cosa io ad Arezzo non ci posso mettere piede”.
Sul cellulare del presidente del Consiglio sono arrivati centinaia di sms. Intasato pure quello di Francesco Boccia, il presidente della Commissione Bilancio in questi giorni sepolto vivo dagli emendamenti: “Francè – si è sentito ripetere da decine di parlamentari – dobbiamo far passare in commissione l’emendamento del governo sennò ci ammazzano”. In pubblico, tutto lo stato maggiore del Pd toscano ostenta sicurezza. Donati e il segretario regionale Parrini, in una nota congiunta, annunciano l’emendamento per istituire un fondo di solidarietà a tutela dei risparmiatori. In privato, l’ansia prende il posto delle certezze. Sussurra chi in queste ore ha parlato con la Boschi che è molto contrariata per come Bankitalia si è mossa in questa vicenda. Il crack delle banche rischia di produrre il crack del Pd nella zone rosse. La verità è che il premier e il suo stato maggiore non si aspettava questo effetto quando, su consiglio del “finanziere renziano” Davide Serra, ha autorizzato Padoan a concordare col governatore di Bankitalia Visco la riforma delle popolari. L’idea era di autorizzare la riforma delle Popolari perché, di fronte a buchi e voragini, era l’unico modo per far arrivare capitali stranieri: “E invece – dice un parlamentare del Pd delle zone rosse – si sono azzerati i risparmi dei piccoli risparmiatori italiani, che si sono ritrovati nella bad bank”.
Bad bank, ecco il motivo di un certo nervosismo sul Mef e Bankitalia, perché la vecchietta di Arezzo viene di fatto trattata come quelli che giocavano in borsa con Cirio e Parmalat. Prosegue il parlamentare che rischia le contestazioni e vorrebbe a sua volta contestare: “Come diavolo la reggiamo questa? Dicono i puri della finanza: hanno sbagliato a comprare azioni delle banche, è la partecipazione al capitale dell’impresa, se va male perdi tutto. Peccato che la parte che va male nell’impresa è finita nella bad bank e la parte buona finisce nella newco che sarà appetibile agli investitori in doppio petto che vincono a Milano o a Londra”.
E nelle zone rosse queste cose le capiscono. Per questo l’ansia corre sul filo del telefono: “Va trovata troviamo una soluzione”. Walter Verini, ex braccio destro di Veltroni, è reduce da un tour nella sua Umbria, Città di castello, Perugia, Gualdo Tadino, Sigillo, un piccolo comune andato totalmente sul lastrico: “Ho visto angoscia vera e disperazione. Si tratta di persone che in buona fede, non per speculare, hanno accolto consigli per investire risparmi, tfr, liquidazioni, fidandosi del bancario sotto casa e ora hanno perso i risparmi della vita. Per carità, il governo ha fatto un decreto utile perché sennò la situazione sarebbe stata più drammatica e questi signori oltre ad obbligazioni e azioni avrebbero visto intaccati i depositi, i conti correnti. Ora stiamo lavorando su un emendamento per venire incontro a questa situazione”.
Urla e proteste anche nelle banche delle Marche. Con le associazioni dei consumatori scatenate. “Il clima è di nervosismo enorme – dice la parlamentare marchigiana Alessia Morani – e gli azionisti sono arrabbiati. Difficile non condividere la rabbia. Io pure consiglio azioni giudiziarie a chi ha combinato il disastro, ma il Pd che c’entra? Noi stiamo cercando di correggere il decreto del governo che comunque sarebbe stato peggio se non ci fosse stato”. L’emendamento è nero su bianco. Annunciato il giorno prima dei banchetti. Il cuore rosso del Pd sanguina in attesa che passi e si capisca quanta emorragia riesce a fermare.
FONTE: HUFFINGTON POST
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