sabato 2 gennaio 2016

USA: SALVATO IN EXTREMIS DALL’ESPIANTO D’ORGANI

espiantare gli organi

Il concetto di morte cerebrale, lungi dal soddisfare pienamente i criteri di accertamento della morte (storicamente determinata dalla cessazione di tutte le funzioni vitali di un organismo umano), fu elaborato nel 1968 da un comitato dell’Harvard Medical School, appositamente istituito per fornire una legittimazione scientifica e giuridica alla pratica dei trapianti di organi vitali, che notoriamente non può effettuarsi da cadavere.

George Pickering III

Emergono di tanto in tanto episodi di cronaca che gettano luce sulla totale inaffidabilità del criterio della morte cerebrale, evidenze anche clamorose che però non riescono a dipanare la coltre di menzogne e disinformazione che copre uno dei più grandi inganni dell’epoca moderna.


Negli Stati Uniti, ad esempio il signor George Pickering III era stato dichiarato morto cerebralmente in seguito ad un ictus ed i medici dell’ospedale Tomball Regional Medical Centre di Houston, in Texas, si erano subito attivati per espletare tutte le procedure necessarie per procedere all’espianto di organi, dato che i familiari del paziente avevano prestato il loro consenso alla “donazione” dei tessuti. Tuttavia, un incredibile imprevisto ha fermato la macchina dei trapianti: il padre del malcapitato, avendo notato che tutto si stava muovendo troppo in fretta (cosa che accade assai spesso nel caso dei trapianti), ha impugnato la pistola ed ha minacciato di sparare ai medici che si apprestavano a “staccare la spina” al figlio.


In tal modo egli è riuscito a tenere lontani per ben tre ore la polizia ed il personale di servizio, ossia il tempo sufficiente a notare che dietro sollecitazione il figlio riusciva a stringergli la mano. A circa un anno di distanza George Pickering III non solo non è morto ma ha pienamente recuperato la sua salute ed il padre è uscito dal carcere (Il Messaggero.it, 25 dicembre 2015).


Si potrebbe obiettare che tali incresciosi accadimenti rappresentino casi isolati, il frutto di diagnosi sbagliate o affrettate, e che essi non vadano ad inficiare la validità generale del criterio della morte cerebrale. Tuttavia, il fatto che siano casi isolati è una pura congettura, dal momento che spesso tali episodi, che in realtà sembrano verificarsi con una certa regolarità, passano sotto silenzio oppure tendono a venire rubricati, appunto, come semplici errori umani.


Per di più, raramente si verificano forme estreme di resistenza come quella messa in atto dal padre del sig. Pickering e che costringono poi a prendere atto dell’invalidità della diagnosi effettuata dall’ospedale. Inoltre, se il criterio di accertamento della morte basato sulla presunta cessazione delle sole funzioni cerebrali è soggetto ad errori, che siano essi accidentali, non voluti o semplicemente dovuti a scarsa professionalità degli operatori, significa che il criterio stesso non è affidabile al 100 per cento; pertanto, nel dubbio, bisognerebbe astenersi dal praticarlo, dal momento che riguarda direttamente la vita e la morte delle persone.


Purtroppo, quanti hanno creduto e tuttora credono, acriticamente, al mito della morte cerebrale ed al conseguente mito della donazione di organi vitali come gesto altruistico privo di conseguenze per il donatore?


FONTE:corrispondenzaromana
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