In Francia contano 200 milioni di presenze annue nei cinema, più del doppio dell’Italia - Il settore soffre un abbandono totale. Oggi chiude l' Alcazar. Ieri - e parliamo di decenni - il New York e il Volturno. Nessuno ha mai pensato a riconvertire gli spazi cinemtografici per destinarli all' intrattenimento… -
CINEMA ALCAZAR
Malcom Pagani per il “Fatto Quotidiano”
Il cinema Alcazar di Roma sarà assassinato il 31 gennaio verso sera. Staccato l' ultimo biglietto per il programmato spettacolo delle 21, apprezzata l' amara ironia del titolo: La grande scommessa ed espletate le formalità di rito, largo alla cerimonia funeraria con commosso pensiero allo spazio in cui era possibile vedere restaurati I 400 colpi, Tempi Moderni o Gioventù Bruciata e alle altre 1.150 sale chiuse in Italia negli ultimi 10 anni.
CINEMA
Quarantacinque solo nella Capitale. Poi Milano, Torino, Palermo, Genova, Napoli e decine di altre realtà. Un' ecatombe. Al posto delle insegne, smontate con indifferenza come in Splendor di Scola, nessun sogno di riappropriazione felliniana e nessun inno all' arte, ma eterogenea riconversione di platee e gallerie in centri Apple, succursali di Eataly, negozi, supermercati, banche. L' evoluzione dei tempi.
GEORGETTE RANUCCICNNSRM32 SORRENTINO GEORGETTE RANUCCI OCCHIPINTI
L' avvento della multisala. Il gioco delle parti. Il sostanziale dominio locale di uno o due monopolisti. Georgette Ranucci non era tra loro. Aprì l' Alcazar 28 anni fa: "Iniziammo con l' Attimo fuggente e adesso l' attimo è fuggito davvero" dice. E chiude - per sempre - con la consapevolezza di chi fino all' ultimo ha tentato di difendere la fortezza: "Sono molto dispiaciuta e arrabbiata, ma so come va il mondo. Il mercato e le ragioni del commercialista sono state più forti anche della passione e dell' impegno".
ANDREA OCCHIPINTI E GEORGETTE RANUCCI
Non cerca l' indignazione che non vibra mai per l' estinzione di droghieri e mercerie, ma quando si tratta di librerie e proiettori spenti non esita a manifestarsi: "Perché non credo che proteste e sit-in servano a nulla e perché non mi interessa la demagogia di stampo totalmente assistenziale che ha accompagnato l' esperimento dei ragazzi del Cinema America. Sono kantiana: 'Fai quel che devi, accada quel che può'. Quel che dovevo fare l'ho fatto, non è bastato".
L'Alcazar costava 50.000 euro l' anno. Soldi che non si sono trovati: "Perché non sono stata abbastanza cinica e perché gestire una delle ultime due monosale di Roma era diventata un' impresa". L' altra, il Nuovo Sacher di Nanni Moretti, resiste: "Ma Nanni è un autore e comunque, anche qui a Trastevere, il Golden, l' Induno e il Roma hanno tirato giù le serrande uno dopo l' altro".
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Prima di essere Alcazar, la sala che Ranucci restituì alla città si chiamava Novocine. Ospitava Kurosawa e i polizieschi di Di Leo, Rossellini, L' occhio che uccide di Powell e La sposa in nero di Truffaut. Finisce con una coltellata anche questa storia e sui titoli di coda, i colpevoli sono gli spettatori che all' Alcazar, nel rosso delle poltrone, a sipario tirato, avevano potuto osservare i film di Cannes, Locarno e Venezia, le conversazioni con attori e registi, il lusso di due ore in lingua originale .
A novembre del 2014, per ascoltare Mastandrea presentare il film di Nicholas Ray con James Dean rimasero per strada più di 100 persone. Tutto esaurito. La marea è stata rapida e ha inghiottito tutto.
GEORGETTE RANUCCI
Successi. Esperimenti, sogni: "Perché gli incassi diminuivano in modo spaventoso e ormai da molto tempo non riuscivo più ad avere il film che desideravo". Pausa: "Non siamo a Londra né a Parigi, qui decidono e pianificano i più forti. A Roma, c' è una concentrazione bicefala: comandano Circuito Cinema e Massimo Ferrero. Per gli altri non c' è spazio". C' è stato idealismo: "C' è stato e si è rivelato perdente". Ci sarebbe ancora il vincolo di destinazione dell' immobile, la garanzia ipotetica che il cinema non cambi natura: "Ma a Roma, dove sarebbe obbligatorio, viene regolarmente aggirato".
GEORGETTE RANUCCI E PAOLO SORRENTINO
Accade spesso sostiene Massimo Arcangeli, segretario generale di Agis e Anec: "Anche nelle città governate dalla sinistra, che pure sulla difesa del tema dell' identità degli spazi da preservare ha agitato verbose battaglie e poi, amministrando, si è comportata con schizofrenia e incompetenza". Tra le cause della decadenza Arcangeli individua "l' assoluta mancanza di una politica di sostegno al modello cinematografico tradizionale.
In Francia contano 200 milioni di presenze annue, più del doppio delle nostre. Qualcosa vorrà dire". Il settore soffre secondo Arcangeli di "un abbandono totale. Oggi chiude l' Alcazar. Ieri - e parliamo di decenni - il New York e il Volturno. Nessuno ha mai pensato a riconvertire questi spazi per destinarli all' intrattenimento. Dove è utile, queste aree sono destinate ai prodotti di lusso, altrove semplicemente dimenticate".
GEORGETTE RANUCCI
Non accadrà all' Alcazar, spera Georgette Ranucci, che all' imprenditoria culturale cittadina aveva già sacrificato il Leuto, libreria schiacciata dopo 30 anni dalle stesse dinamiche che ora cancellano il suo cinema: "Sarei felice se di questa bellissima avventura restasse non il ricordo, ma la memoria".
CINEMA VUOTO
Non porta fazzoletti nel taschino: "Perché la commozione è ingannevole, quelli che si dicono dispiaciuti, magari, non hanno mai comprato un libro o un biglietto del cinema in vita loro quando ancora si poteva fare".
GEORGETTE RANUCCI E PAOLO SORRENTINO - COPYRIGHT PIZZI
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