L’11 gennaio è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto n.219 del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per la riqualificazione elettrica dei veicoli, tecnica conosciuta anche come retrofit.
Ne abbiamo parlato con Gianfranco Padovan, esperto di energia e presidente di Energoclub, associazione da anni impegnata a livello nazionale nella promozione delle fonti di energia rinnovabile e nel risparmio energetico.
Che cosa prevede il decreto?
La possibilità di convertire una normale automobile a combustione in un’auto totalmente elettrica.
Come sarà modificata l’autovettura?
La modifica sarà fatta da officine autorizzate. Il motore classico a combustione verrà sostituito con un motore elettrico. Il cambio eventualmente rimarrà e si potrà tenerlo fisso su una marcia. Verrà tolto il serbatoio di benzina e fatto spazio per le batterie, inoltre verrà installato un sistema di regolazione per la carica delle batterie e per l’erogazione dell’energia elettrica che funzionerà attraverso un inverter. Per finire, un sistema di interfacciamento di comando e controllo sarà collegato direttamente al cruscotto. In ogni caso la modifica non dovrà in nessun modo interferire con i vari sistemi di sicurezza dell’autovettura.
Sarà possibile scegliere l’autonomia per la propria macchina?
Certo, sarà possibile farsi un’automobile su misura ovvero tarare l’autonomia in base alle proprie esigenze. Se una persona fa in media cinquanta chilometri al giorno, è inutile che installi batterie per farne duecento. Chi vorrà un’autonomia più alta lo potrà fare ma ovviamente dovrà fare i conti con lo spazio per installare batterie di dimensioni maggiori.
Quanto costerà la conversione elettrica?
Dipende da una serie di fattori. In questo momento non esiste ancora una filiera completa per la riconversione. Adesso che però è stato pubblicato il decreto, le aziende potranno muoversi per industrializzare le soluzioni, cioè creare dei kit per convertire qualsiasi auto tradizionale (diesel, benzina, metano, gpl) in elettrica. Dipenderà molto anche se le batterie verranno acquistate o se verranno prese a noleggio. In ogni caso per convertire un’automobile con un’autonomia fino ai cento chilometri potrebbero servire circa 6000 euro.
Sono costi piuttosto elevati, potrebbero diminuire?
Molto dipenderà dalle soluzioni che verranno proposte per i kit di conversione che potranno essere omologati a partire dal 26 gennaio 2016. In questo momento l’auto elettrica, nuova o riconvertita, è una buona scelta soprattutto come seconda macchina. Non bisogna però dimenticare che un’auto elettrica costa al chilometro un quinto di un’auto tradizionale. Il risparmio vero viene dai ridotti costi di gestione e manutenzione rispetto a un motore a combustione. Inoltre esistono i gruppi d’acquisto per auto elettriche che noi come Energoclub sosteniamo e che possono ridurre ulteriormente il prezzo d’acquisto dell’autovettura.
Possono essere convertiti tutti i modelli di automobile?
Praticamente tutti ma la cosa interessante sarà anche riconvertire le flotte di mezzi del trasporto pubblico urbano.
Questo decreto è la spinta giusta per la mobilità elettrica?
Certo è un passo importante ma molto dipenderà anche da altri fattori. Per esempio, lo sviluppo di veri corridoi elettrici ovvero la presenza di colonnine di ricarica per autovetture non solo in zone urbane ma anche su lunghe percorrenze. Un altro aspetto sarà il miglioramento della filiera produttiva e di recupero delle batterie al litio, che sappiamo essere un metallo a disponibilità limitata. Ancora, la vera svolta sarà ricaricare le autovetture con energia pulita e non con quella proveniente da combustibili fossili. Infine, dovremo capire se il governo sosterrà l’acquisto delle autovetture elettriche e il retrofit con veri ecoincentivi. In ogni caso, questo decreto può essere l’inizio. Adesso viene il bello.
Paolo Fedrigo
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