La sera del 6 novembre 1991 era una delle tante per l’astronomo James Scotti. Dall’osservatorio Kitt Peak dell’università dell’Arizona, dove lavorava, Scotti stava scrutando il cosmo in cerca di asteroidi, quando si accorse di un piccolo oggetto dalle caratteristiche insolite che viaggiava velocemente. Con un diametro di soli 10 metri circa, l’oggetto mostrava un tasso di rotazione, intermittenze nella luminosità e velocità anomale per la sua taglia, portando Scotti a pensare che potesse trattarsi di qualcosa di diverso dalla solita fascia di asteroidi. Cosa ancora più strana, l’oggetto seguiva un’orbita eliocentrica incredibilmente simile a quella terrestre.
Scotti ha tenuto d’occhio l’oggetto—battezzato 1991 VG—per le successive due notti e, una volta raccolti abbastanza dati per tracciare un’orbita preliminare, è rimasto sorpreso dallo scoprire che l’oggetto sarebbe passato a circa .003 au (450.000 km) dalla Terra il mese seguente. Se da un lato gli asteroidi che passano nelle vicinanze della Terra non sono una rarità, bisogna dire che in genere non durano molto, data la probabilità di impatto con il pianeta o quella di essere deviati nel momento del passaggio.
Eppure, man mano che Scotti accumulava dati su 1991 VG, diventava sempre più chiaro che questo era almeno il secondo passaggio vicino alla Terra. Quello precedente si era verificato circa a marzo del 1975.
La longevità dell’oggetto ha immediatamente stuzzicato la curiosità di Scotti, portandolo a ipotizzare che potesse essere stato costruito da qualcuno o da qualcosa.
“Abbiamo pensato a qualsiasi cosa costruita dall’uomo,” ha detto Scotti a Motherboard. Un paio di navicelle e di componenti di razzi potevano corrispondere a 1991 VG, ma quando abbiamo approfondito i casi, nessuno combaciava.”
Nel 1995, Duncan Steel, un astronomo che lavorava all’università di Adelaide, pubblicò un articolo su The Observatory, facendo varie congetture sulla natura di questo misterioso oggetto, tra cui la possibilità che fosse di origine aliena. Inoltre, il fatto che “nessun oggetto fatto dall’uomo e lasciato in orbita eliocentrica durante l’età dello spazio compia orbite puramente gravitazionali che lo portino a tornare vicino alla Terra [a novembre 1991]” significava, secondo Steel, che “1991 VG potrebbe essere un possibile oggetto alieno osservato nelle vicinanze del nostro pianeta.”
“Un paio di navicelle e di componenti di razzi potevano corrispondere a 1991 VG, ma quando abbiamo approfondito i casi, nessuno combaciava.”
Ironia della sorte, nonostante Steel stesse lavorando a questa teoria—secondo cui 1991 VG sarebbe stata una sonda aliena—con lo scopo ultimo di confutare questa ipotesi, questo stesso studio è diventato l’elemento chiave tra l’oggetto e il Search for Extraterrestrial Artefact (SETA) nelle menti di tutto il popolo di internet.
“Non credo che [1991 VG] sia di origine extraterrestre,” ha detto Steel in una mail. “Ciò che penso è che dovremmo prendere in considerazione la possibilità che ci siano artefatti alieni nel sistema solare—benché dubiti fortemente che ce ne siano—sulla base di ciò che sappiamo oggi.”
Anche se la probabilità che 1991 VG sia una sonda aliena è ridotta, il dibattito sulla natura dell’oggetto è tutt’altro che spento. Steel sostiene tutt’ora che, in base a ciò che sappiamo, si tratti di un artefatto umano, forse proveniente dal razzo dell’Apollo 12.
Scotti, invece, non ha ancora escluso del tutto un’origine naturale per questo misterioso oggetto. A detta dell’astronomo, 1991 VG mostrava una variazione di luminosità insolita, segnale che l’oggetto stesse ruotando molto velocemente, con uno scarto di pochi minuti tra un giro completo e l’altro. All’epoca si riteneva che una rotazione del genere avrebbe dovuto frantumare l’asteroide per via della forza centrifuga generata.
Nel corso degli anni seguenti alla scoperta di 1991 VG, però, ci siamo accorti che una porzione significativa di asteroidi con diametro inferiore ai 100 metri ha periodi di rotazione estremamente rapidi. Di conseguenza, per un oggetto piccolo come 1991 VG, un periodo di rotazione di qualche minuto, per quanto raro, non è impossibile. Semplicemente, l’oggetto sarebbe una struttura monolitica, un piccolo masso, anziché un mucchio di macerie.
“La mia domanda è: da dove proviene 1991 VG e come è arrivato alla sua attuale orbita?” ha detto Scotti. “Una possibilità è che sia materiale espulso da un impatto lunare. Un’altra possibilità è che la forza di Yarkovsky, causata dalle emissioni termiche di un oggetto in rotazione, abbia col tempo spinto in giro l’oggetto. È ancora un mistero!”
Fortunatamente, non dovremo aspettare tanto a lungo per risolvere il mistero di 1991 VG. È previsto un altro passaggio dell’oggetto nell’estate del 2017, ma sarà un po’ più distante dalla Terra rispetto al 1991 e visibile solo dall’emisfero meridionale. Poi chissà, la possibilità che sia una sonda aliena non è ancora del tutto esclusa: in tal caso, forse è bene prepararsi all’invasione.
di Daniel Oberhaus
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