martedì 12 aprile 2016

E SE IL CERVELLO FOSSE… UN OPTIONAL?


Un brillante laureando, fisicamente senza cervello, è l’occasione per riflettere: e se il nostro cervello non fosse indispensabile? Ma allora dove risiede la Mente?

Il cervello è davvero necessario? La ragione di questa domanda apparentemente assurda, si collega ad un’importante ricerca condotta dal neurologo prof. John Lorber dell’Università di Sheffield. La storia incomincia quando un medico della stessa Università di Sheffield, si trovò ad avere in cura uno studente di matematica per un problema fisico non grave. In quell’occasione il medico notò che la testa del ragazzo era leggermente più larga del normale, decise quindi di riferire il fatto al Dott. Lorber e sottoporlo ad alcuni esami specifici.

Lo studente era accademicamente brillante, con un quoziente d’intelligenza (IQ) pari a 126 e si stava per laureare. Tuttavia una volta esaminato con il CAT-scan, Lorber scoprì che lo studente non aveva “virtualmente” alcun cervello. Al posto di due emisferi che colmassero la cavità cranica, più o meno di 4,5 cm di profondità, lo studente aveva meno di 1 millimetro di tessuto cerebrale che ricopriva la cima della colonna spinale.

Fu riscontrato che il ragazzo soffriva di idrocefalia, condizione in cui il fluido cerebrospinale non circola come dovrebbe intorno al cervello (a causa di un’ostruzione a livello del sistema ventricolare o di un’eccessiva produzione di liquor, o di uno scarso riassorbimento dello stesso). Normalmente, tale condizione è fatale già nel primo mese di vita. E anche se un individuo riesce a sopravvivere, resta comunque seriamente handicappato per tutta la vita. Lo studente di Sheffield, invece, aveva vissuto una vita perfetta e normale e stava per ottenere una laurea con lode in matematica.

Un caso del genere, sebbene sembri paradossale e assurdo, non è così raro come sembra. Nel 1970, un cittadino di New York morì a 35 anni. Non aveva diplomi ma aveva lavorato come portiere ed era molto popolare tra i suoi amici. Gli inquilini del palazzo in cui lavorava lo descrissero come qualcuno che oltre ad occuparsi delle sue mansioni, leggeva il giornale e aveva una vita normale. Quando venne eseguita l’autopsia per determinare la causa del suo prematuro decesso, tuttavia, venne scoperto che anche lui era praticamente privo di cervello.


Il Prof. Lorber ha identificato, durante la sua ricerca, diverse centinaia di persone che pur avendo degli emisferi cerebrali molto piccoli, sono individui provvisti di una normale intelligenza. Alcuni di loro non hanno un cervello individuabile, ma hanno un IQ pari a 120. E tuttora nessuno sa ancora come persone con un “cervello non individuabile” siano normalmente capaci di compiere qualsiasi attività o laurearsi senza problemi.

A tale riguardo, per spiegare il fatto, esistono un paio di teorie. La prima ipotizza che in un cervello normale esista un così alto livello di ripetizione di funzioni e di ridondanza, che anche una minima parte di esso, o quel poco che è presente – come nei casi prima descritti – sia di fatto sufficiente ad adempiere tutte le funzioni degli emisferi mancanti.

Un’altra tesi similare, è la vecchia idea secondo la quale noi usiamo solo una piccola parte del nostro cervello, forse il 10%. Il problema è che le ricerche più recenti sembrano invece contraddire queste ipotesi. Le funzioni del cervello sono state mappate completamente e per quanto sia presente qualche ridondanza, c’è anche un alto grado di specializzazione – per esempio, l’area motoria e la corteccia visiva che sono estremamente specifiche.

Inoltre, l’idea stessa che “usiamo solo il 10% del nostro cervello” è un malinteso che risale alle ricerche condotte negli anni 30, nelle quali le funzioni di grandi aree della corteccia, non potendo essere determinate, furono nominate “silenziose”, mentre in effetti sono aree collegate alle importanti funzioni del parlare o del pensare astratto.

Un’altra interessante questione riguardante le scoperte di Lorber, è che queste rimandano ai misteri legati alla memoria. Al principio, si pensava che la memoria avesse qualche substrato fisico nel cervello, come i chips di memoria nel personal computer, ma indagini più estese hanno evidenziato il fatto sorprendente che la memoria non è localizzata in nessuna area e in nessun substrato specifico del cervello. Come afferma un eminente neurologo: «La memoria è in qualsiasi e in nessuna parte del cervello».

Ma se il cervello non è un meccanismo per classificare, immagazzinare esperienze e analizzarle per permetterci di vivere le nostre vite, allora perché abbiamo un cervello? E dove risiede l’intelligenza umana? Dov’è la mente?

Un biologo che propone un nuovo e radicale approccio a questi problemi, è il dottor Rupert Sheldrake. Nel suo libro «Una nuova scienza della vita» respinge l’idea che il cervello sia un magazzino delle memorie e lo considera, piuttosto, come una radio ricevente per sintonizzarsi sul passato. La memoria non è un processo di registrazionenel quale un mezzo viene alterato per immagazzinare ricordi, ma un viaggio che la mente fa nel passato, tramite il processo di risonanza morfica. E come radio ricevente, richiederebbe strutture molto meno complesse di un magazzino capace di memorizzare e recuperare i dati di una vita.

Ma, chiaramente, anche questa pazza idea potrebbe non essere vera…
Rivisto da www.fisicaquantistica.it


Fonte articolo tradotto in italiano: http://www.coscienza.org

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