Da oggi vi proporrò il mio commento, articolo per articolo, alla vergognosa ed eversiva riforma Costituzionale voluta dal Governo Renzi.
Tale campagna informativa costituisce un autentico impegno sociale per il movimento che rappresento, Alternativa per l’Italia, per far in modo che il Paese non accolga la Costituzione fortemente voluta (ed espressamente richiesta) dai poteri finanziari, che come noto sono allergici a democrazie che possano, anche solo potenzialmente, mettere in discussione il ruolo dell’economia nella società. Il potere finanziario vuole l’economia prima della democrazia, la Costituzione del 1948 prevedeva l’esatto contrario, l’economia è libera solo dove non contrasti con l’interesse pubblico (art. 41-47 Cost.).
Ma cominciamo la disamina partendo dal primo articolo oggetto di riforma, l’art. 55 che in versione originaria prevedeva:
“Il Parlamento si compone della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica. Il Parlamento si riunisce in seduta comune dei membri delle due Camere nei soli casi stabiliti dalla Costituzione”.
Il testo riformato invece recita (in grassetto le parti aggiuntive):
“Il Parlamento si compone della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica. Le leggi che stabiliscono le modalità di elezione delle Camere promuovono l’equilibrio tra donne e uomini nella rappresentanza. Ciascun membro della Camera dei deputati rappresenta la Nazione. La Camera dei deputati e’ titolare del rapporto di fiducia con il Governo ed esercita la funzione di indirizzo politico, la funzione legislativa e quella di controllo dell’operato del Governo. Il Senato della Repubblica rappresenta le istituzioni territoriali ed esercita funzioni di raccordo tra lo Stato e gli altri enti costitutivi della Repubblica. Concorre all’esercizio della funzione legislativa nei casi e secondo le modalità stabiliti dalla Costituzione, nonché all’esercizio delle funzioni di raccordo tra lo Stato, gli altri enti costitutivi della Repubblica e l’Unione europea. Partecipa alle decisioni dirette alla formazione e all’attuazione degli atti normativi e delle politiche dell’Unione europea. Valuta le politiche pubbliche e l’attivita’ delle pubbliche amministrazioni e verifica l’impatto delle politiche dell’Unione europea sui territori. Concorre ad esprimere pareri sulle nomine di competenza del Governo nei casi previsti dalla legge e a verificare l’attuazione delle leggi dello Stato. Il Parlamento si riunisce in seduta comune dei membri delle due Camere nei soli casi stabiliti dalla Costituzione”.
Le novità della nuova norma sono evidenti da subito e salta all’occhio, al di là di un’esposizione volutamente zoppicante e poco adatta ad una Costituzione, il ripetuto riferimento all’Unione Europea.
I Senatori della Repubblica cessano di rappresentare la nazione e diventano formalmente rappresentanti degli enti territoriali. Dato letterale assai curioso visto che anche i rappresentanti degli enti territoriali di solito dovrebbero comunque rappresentare la Nazione e non certo altri organismi.
Invece è proprio qui che vuole andare a parare. Con questa modifica normativa, infatti il nuovo Senato rappresenterà un altro ordinamento giuridico che non è l’Italia, rappresenterà ovviamente l’Unione Europea. In sostanza il nuovo art 55 è diretto ad aggirare gli artt. 1, 10 ed 11 Cost., norme immutabili perché non suscettibili di revisione Costituzionale, per attribuire la nostra sovranità legislativa in via definitiva all’UE.
La mera lettura di questa prima norma indurrebbe quindi qualsiasi persona di buon senso a rigettare l’intera riforma perché già nel primo articolo modificato si legge il fine della stessa, asservire l’Italia ad un ordinamento straniero cancellando la nostra sovranità.
Il Senato specificatamente diventa l’organo di “raccordo”, termine assai impreciso e vago per una Costituzione, tra Italia ed Europa. Ma cosa si intenda nel dettaglio con il termine raccordo salta immediatamente agli occhi poche righe dopo ove si evince chiaramente che: “Partecipa (omissis…) all’attuazione degli atti normativi e delle politiche dell’Unione europea”.
Il bicameralismo nel nostro Paese passa dunque da perfetto ad imperfetto, con una complicazione nell’azione legislativa che spiegherò nel dettaglio quando commenterò le ulteriori modifiche alla Costituzione, ma soprattutto il Senato diventa l’organo di controllo dell’attuazione della normativa UE.
Non è un caso, ma una precisa scelta normativa, che tale nuovo e principale ruolo del Senato venga menzionato solo verso la fine dell’articolo. Tecnica legislativa mutuata dai trattati europei, che inseriscono sempre con una certa cura le “pillole avvelenate” per evitare di far scorgere subito le criticità maggiori del testo ed i veri scopi per cui è confezionato.
In questo contesto si colloca anche l’inserimento, già al secondo comma, dell’equilibrio tra uomini e donne nelle rappresentanze, un diritto macroscopicamente cosmetico (un trucco quindi) che serve appunto a gettare fumo negli occhi ed a consentire a chi non è esperto in diritto di credere che sia una riforma (buona e giusta) per l’uguaglianza tra i sessi.
In realtà l’equilibrio nelle rappresentanze tra uomo e donna è un atto di discriminazione senza precedenti costituzionali e crea un’evidente incompatibilità tra questa nuova disposizione e gli artt. 3 e 49 Cost. Ogni cittadino ha infatti pari diritto a concorrere alla vita pubblica del Paese a prescindere dal proprio sesso. Non si può escludere un candidato perché ci sono già troppi candidati di un sesso o di un altro, la candidatura è su base volontaria e nessuno potrebbe parimenti vietare ad un gruppo di sole donne o di soli uomini di riunirsi in partito, è un loro diritto fondamentale irrinunciabile codificato nell’art. 49 Cost.
Le diseguaglianze tra sessi si combattono sul piano delle opportunità e non creando limiti di candidatura che determino, in definitiva, solo nuove ed insuperabili discriminazioni. Le pari opportunità per una donna di fare politica rispetto ad un uomo sussistono solo laddove si riconosce un concreto sostegno alla maternità ed una pari dignità sociale che nasce dalla cultura e non certo da un obbligo di parità numerico inserito in barba ad ogni democrazia ed ogni meritocrazia.
Lasciatemi concludere questo breve e semplice pezzo con un appello agli altri comitati per il no: se voi dite no alla riforma senza parlare di Unione Europea non avete capito nulla!
La riforma è scritta unicamente per asservire l’Italia all’Unione Europea attenuando, per quanto possibile, quelle barriere che derivano dai principi fondamentali e da tutta la parte I della Carta, barriere, lo ripeto a costo di essere ridondante, odiate dalla finanza perché in esse si trova la negazione della superiorità dei mercati sulla democrazia e l’appartenenza al popolo della sovranità che è libero di stoppare ogni iniziativa privata contraria ai propri interessi.
Con il nuovo Senato si vuole proprio creare un’Istituzione volta unicamente a dare attuazione concreata al vincolo esterno UE, organo che per tale funzione non poteva essere elettivo, pena l’impossibilità di controllarne l’operato. Se si voleva solo superare il bicameralismo perfetto, si sarebbe abolito il Senato senza delegare ad esso altre funzione e soprattutto senza dargli una funzione fondamentale e decisiva come quella di concorrere alla formazione ed all’attuazione della normativa UE.
Vi aspetto a breve per il commento al nuovo art. 56.
Avv. Marco Mori – scenarieconomici – Alternativa per l’Italia – autore de “Il tramonto della democrazia, analisi giuridica della genesi di una dittatura europea”
Tale campagna informativa costituisce un autentico impegno sociale per il movimento che rappresento, Alternativa per l’Italia, per far in modo che il Paese non accolga la Costituzione fortemente voluta (ed espressamente richiesta) dai poteri finanziari, che come noto sono allergici a democrazie che possano, anche solo potenzialmente, mettere in discussione il ruolo dell’economia nella società. Il potere finanziario vuole l’economia prima della democrazia, la Costituzione del 1948 prevedeva l’esatto contrario, l’economia è libera solo dove non contrasti con l’interesse pubblico (art. 41-47 Cost.).
Ma cominciamo la disamina partendo dal primo articolo oggetto di riforma, l’art. 55 che in versione originaria prevedeva:
“Il Parlamento si compone della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica. Il Parlamento si riunisce in seduta comune dei membri delle due Camere nei soli casi stabiliti dalla Costituzione”.
Il testo riformato invece recita (in grassetto le parti aggiuntive):
“Il Parlamento si compone della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica. Le leggi che stabiliscono le modalità di elezione delle Camere promuovono l’equilibrio tra donne e uomini nella rappresentanza. Ciascun membro della Camera dei deputati rappresenta la Nazione. La Camera dei deputati e’ titolare del rapporto di fiducia con il Governo ed esercita la funzione di indirizzo politico, la funzione legislativa e quella di controllo dell’operato del Governo. Il Senato della Repubblica rappresenta le istituzioni territoriali ed esercita funzioni di raccordo tra lo Stato e gli altri enti costitutivi della Repubblica. Concorre all’esercizio della funzione legislativa nei casi e secondo le modalità stabiliti dalla Costituzione, nonché all’esercizio delle funzioni di raccordo tra lo Stato, gli altri enti costitutivi della Repubblica e l’Unione europea. Partecipa alle decisioni dirette alla formazione e all’attuazione degli atti normativi e delle politiche dell’Unione europea. Valuta le politiche pubbliche e l’attivita’ delle pubbliche amministrazioni e verifica l’impatto delle politiche dell’Unione europea sui territori. Concorre ad esprimere pareri sulle nomine di competenza del Governo nei casi previsti dalla legge e a verificare l’attuazione delle leggi dello Stato. Il Parlamento si riunisce in seduta comune dei membri delle due Camere nei soli casi stabiliti dalla Costituzione”.
Le novità della nuova norma sono evidenti da subito e salta all’occhio, al di là di un’esposizione volutamente zoppicante e poco adatta ad una Costituzione, il ripetuto riferimento all’Unione Europea.
I Senatori della Repubblica cessano di rappresentare la nazione e diventano formalmente rappresentanti degli enti territoriali. Dato letterale assai curioso visto che anche i rappresentanti degli enti territoriali di solito dovrebbero comunque rappresentare la Nazione e non certo altri organismi.
Invece è proprio qui che vuole andare a parare. Con questa modifica normativa, infatti il nuovo Senato rappresenterà un altro ordinamento giuridico che non è l’Italia, rappresenterà ovviamente l’Unione Europea. In sostanza il nuovo art 55 è diretto ad aggirare gli artt. 1, 10 ed 11 Cost., norme immutabili perché non suscettibili di revisione Costituzionale, per attribuire la nostra sovranità legislativa in via definitiva all’UE.
La mera lettura di questa prima norma indurrebbe quindi qualsiasi persona di buon senso a rigettare l’intera riforma perché già nel primo articolo modificato si legge il fine della stessa, asservire l’Italia ad un ordinamento straniero cancellando la nostra sovranità.
Il Senato specificatamente diventa l’organo di “raccordo”, termine assai impreciso e vago per una Costituzione, tra Italia ed Europa. Ma cosa si intenda nel dettaglio con il termine raccordo salta immediatamente agli occhi poche righe dopo ove si evince chiaramente che: “Partecipa (omissis…) all’attuazione degli atti normativi e delle politiche dell’Unione europea”.
Il bicameralismo nel nostro Paese passa dunque da perfetto ad imperfetto, con una complicazione nell’azione legislativa che spiegherò nel dettaglio quando commenterò le ulteriori modifiche alla Costituzione, ma soprattutto il Senato diventa l’organo di controllo dell’attuazione della normativa UE.
Non è un caso, ma una precisa scelta normativa, che tale nuovo e principale ruolo del Senato venga menzionato solo verso la fine dell’articolo. Tecnica legislativa mutuata dai trattati europei, che inseriscono sempre con una certa cura le “pillole avvelenate” per evitare di far scorgere subito le criticità maggiori del testo ed i veri scopi per cui è confezionato.
In questo contesto si colloca anche l’inserimento, già al secondo comma, dell’equilibrio tra uomini e donne nelle rappresentanze, un diritto macroscopicamente cosmetico (un trucco quindi) che serve appunto a gettare fumo negli occhi ed a consentire a chi non è esperto in diritto di credere che sia una riforma (buona e giusta) per l’uguaglianza tra i sessi.
In realtà l’equilibrio nelle rappresentanze tra uomo e donna è un atto di discriminazione senza precedenti costituzionali e crea un’evidente incompatibilità tra questa nuova disposizione e gli artt. 3 e 49 Cost. Ogni cittadino ha infatti pari diritto a concorrere alla vita pubblica del Paese a prescindere dal proprio sesso. Non si può escludere un candidato perché ci sono già troppi candidati di un sesso o di un altro, la candidatura è su base volontaria e nessuno potrebbe parimenti vietare ad un gruppo di sole donne o di soli uomini di riunirsi in partito, è un loro diritto fondamentale irrinunciabile codificato nell’art. 49 Cost.
Le diseguaglianze tra sessi si combattono sul piano delle opportunità e non creando limiti di candidatura che determino, in definitiva, solo nuove ed insuperabili discriminazioni. Le pari opportunità per una donna di fare politica rispetto ad un uomo sussistono solo laddove si riconosce un concreto sostegno alla maternità ed una pari dignità sociale che nasce dalla cultura e non certo da un obbligo di parità numerico inserito in barba ad ogni democrazia ed ogni meritocrazia.
Lasciatemi concludere questo breve e semplice pezzo con un appello agli altri comitati per il no: se voi dite no alla riforma senza parlare di Unione Europea non avete capito nulla!
La riforma è scritta unicamente per asservire l’Italia all’Unione Europea attenuando, per quanto possibile, quelle barriere che derivano dai principi fondamentali e da tutta la parte I della Carta, barriere, lo ripeto a costo di essere ridondante, odiate dalla finanza perché in esse si trova la negazione della superiorità dei mercati sulla democrazia e l’appartenenza al popolo della sovranità che è libero di stoppare ogni iniziativa privata contraria ai propri interessi.
Con il nuovo Senato si vuole proprio creare un’Istituzione volta unicamente a dare attuazione concreata al vincolo esterno UE, organo che per tale funzione non poteva essere elettivo, pena l’impossibilità di controllarne l’operato. Se si voleva solo superare il bicameralismo perfetto, si sarebbe abolito il Senato senza delegare ad esso altre funzione e soprattutto senza dargli una funzione fondamentale e decisiva come quella di concorrere alla formazione ed all’attuazione della normativa UE.
Vi aspetto a breve per il commento al nuovo art. 56.
Avv. Marco Mori – scenarieconomici – Alternativa per l’Italia – autore de “Il tramonto della democrazia, analisi giuridica della genesi di una dittatura europea”
Nessun commento:
Posta un commento