Una nuova serie di analisi condotte dal dottor Sam Osmanagich su alcuni campioni organici rinvenuti all'interno della Piramide del Sole rivelano una datazione di circa 30 mila anni. Se confermati, gli entusiasmanti risultati costringono a riconsiderare la comprensione dello sviluppo della civiltà e della storia umana, che attualmente si fa iniziare a circa 9 mila anni fa.
La valle bosniaca delle Piramidi è un complesso di 4 antiche piramidi situato nel fertile bacino del fiume Visoko, a circa 40 chilometri a nordovest di Sarajevo, Bosnia-Erzegovina.
Scoperto nel 2005 dal dottor Sam Osmanagich (Foreign Member della Russian Academy of Natural Sciences e Anthropology Professor presso l’American University in Bosnia-Herzegovina), il sito è al suo ottavo anno di scavo.
I ricercatori hanno individuato quattro strutture monumentali: la Piramide del Sole, la Piramide della Luna, la Piramide del Drago e la Piramide dell’Amore.
L’intero sito è stato associato ad un più ampio Tempio della Madre Terra, parte di un complesso di tunnel sotterranei che copre circa 6 chilometri quadrati.
«I popoli antichi che hanno realizzato queste piramidi conoscevano i segreti della frequenza e dell’energia della Terra», spiega il dottor Osmanagich. «Hanno usato queste risorse naturali per sviluppare tecniche di costruzione su scale che non abbiamo mai visto prima sulla Terra».
La datazione di 29 mila anni è stata ottenuta dall’esame al radiocarbonio di un pezzo di materiale organico recuperato nello strato di argilla adiacente alla Piramide del Sole.
Nonostante la lunga campagna di scavi, tra i ricercatori ci sono ancora pareri discordi sulla vera natura delle formazioni bosniache. Alcuni credono che si tratti di formazioni naturali che sorprendentemente hanno la caratteristica forma piramidale. Ma nuovi studi condotti sui materiali potrebbero confermare definitivamente l’origine artificiale delle Piramidi di Visoko.
Secondo quanto riporta Deborah West sul New Era Times, uno studio comparato condotto da cinque istituti separati confermerebbe in maniera pressoché definitiva l’origine artificiale della controverse Piramidi Bosniache, mettendo a tacere i dubbi e le voci scettiche che in questi anni si sono rincorse incessantemente.
Secondo le analisi condotte da alcuni team indipendenti, il materiale di costruzione della Piramide del Sole contiene calcestruzzo di alta qualità.
Tra gli istituti coinvolti nelle analisi risulta anche il Politecnico di Torino con il suo laboratorio di analisi chimica e di rifrattometria, dove sono stati eseguiti una serie di test su alcune delle pietre arenarie e dei blocchi di conglomerato prelevati direttamente dalla piramide bosniaca, dimostrando che i campioni risultano composti da un materiale inerte molto simile a quello che si trovava nell’antico calcestruzzo utilizzato dai romani.
I risultati del politecnico sono stati confermati in maniera indipendente dalle analisi compiute sugli stessi campioni presso l’Università di Zenica, in Bosnia-Erzegovina.
Un’ulteriore conferma all’entusiasmante scoperta arriva dal professor Joseph Davidovits, un celebre scienziato francese, membro dell’Associazione Internazionale degli egittologi, il quale ha eseguito personalmente alcuni test sui campioni prelevati nel sito della piramide.
«Ho eseguito le analisi al microscopio elettronico e posso affermare che la struttura chimica del conglomerato utilizzato è molto antico», scrive Davidovits.
Secondo le sue analisi, il conglomerato risulta essere un cemento composto da calcio e potassio e che, nonostante sia difficile stabilirne con precisione una datazione, non c’è dubbio che si tratti di materiale molto antico, forse più antico della tecnica utilizzata dagli egizi di 3500 anni fa.
Ulteriori prove sull’uso del calcestruzzo per la costruzione delle piramidi arriva dal lavoro del professor Micheal Barsoum, professore presso il Dipartimento di Scienza dei Materiali della Drexel University, e del professor Gilles Hug, dell’Aerospace Research Agency francese, i quali hanno ottenuto la prova scientifica che i materiali che compongono le enigmatiche colline bosniache sono di origine artificiale.
In particolare, questo studio sfata la convinzione che le antiche piramidi del mondo siano state costruite tutte con la tecnica a blocchi di calcare intagliati.
A quanto pare la tecnica del calcestruzzo era già conosciuta dall’umanità in epoca remotissima.
L’enigma delle Piramidi Bosniache
Prima di tutto è opportuno chiarire la questione “piramidi-non piramidi”. Il motivo per cui il termine “piramidi” va preso con le molle dipende dal fatto che, in realtà, non ci troviamo di fronte a costruzioni monumentali paragonabili a quelle dell’antico Egitto o a quelle Maya, quanto piuttosto a strutture naturali, nella fattispecie alcune colline, rimodellate da un’azione artificiale.
Tra i fautori di questa di teoria “manipolativa” (o delle “strutture naturali rimodellate”), troviamo Riccardo Brett, ricercatore formatosi a Ca’ Foscari, ultimo supervisore degli scavi a Visoko per conto della “Bosnian Pyramid of the Sun Foundation” (la Fondazione diretta da Osmanagich, che presiede al controllo dell’intera area archeologica delle Piramidi Bosniache).
E’ possibile visionare un ampio resoconto offerto da Enrico Rizzato, pubblicato dalla rubrica Mistero Bufo del Corriere della Sera, nel quale è contenuta anche un’ampia intervista rilasciata da Riccardo Brett e che si può riassumere nei seguenti punti:
– le “Piramidi Bosniache” esistono realmente, anche se dovremmo più propriamente chiamarle “Colline Bosniache rimodellate artificialmente”;
– sono realizzazioni databili perlomeno al neolitico, forse anche più antiche (questo in base agli ultimi rinvenimenti archeologici);
– successivamente sono state “vissute” ed utilizzate dall’uomo in diversi altri contesti storici (quasi sicuramente in epoca romana e nel periodo medievale), ogni volta con scopi probabilmente differenti;
– all’interno dei “Tunnel di Ravne” sono stati anche scoperti dei muretti a secco che fanno propendere per l’autenticità ed antichità dell’intera struttura;
– almeno una parte di queste strutture (mi riferisco, ad esempio, proprio ai “Tunnel di Ravne”) era libera da detriti ed esplorabile ancora nel XVIII secolo; in particolare, per quel che riguarda i “Tunnel di Ravne”, ne è la prova il reperto costituito da un’antica lampada ad olio del XVIII secolo, ritrovato all’interno dei tunnel stessi, e, di conseguenza, corrisponde a falsità l’affermazione che sia la Fondazione di Osmanagich, attraverso l’opera degli scavatori volontari, a “realizzare” oggigiorno i tunnel, spacciandoli poi furbescamente per strutture antiche;
– alcuni campioni di materiale prelevato dagli scavi sono stati analizzati da un noto esperto internazionale che afferma trattarsi di geopolimero cementizio artificiale;
– alla luce delle ultime scoperte archeologiche effettuate in loco (anche dal Brett), chi insiste nel dire che le “Piramidi Bosniache” e le strutture sotterranee ad esse connesse non esistono, oppure che si tratta solamente di formazioni geologiche naturali è quanto meno in errore o, al peggio, in malafede.
Naturalmente, da quando è stato scoperte nel 2005, il complesso bosniaco delle piramidi è stato oggetto di interesse scientifico da parte di numerosi ricercatori che si sono avvicendati nel corso degli anni.
Tutti i resoconti pubblicati rendono impossibile negare l’autenticità di questa scoperta che potrebbe costringere a riscrivere la storia dell’umanità.
Tra le cause di maggiore interesse da parte degli studiosi ci sono alcuni enigmatici fenomeni energetici che ancora non si riescono a comprendere e che secondo Osmanagich, prima o poi, verranno analizzati scientificamente.
Il team di scienziati che da anni conduce una serie di studi interdisciplinari è particolarmente interessato allo studio dell’enigmatica energia cosmica che sembra emergere dal sito archeologico in Bosnia. Scopo dello studio è capire la grande conoscenza in possesso della cultura antica che ha lasciato alle sue spalle queste incredibili opere.
Ecco alcune caratteristiche rilevate grazie alle misurazioni eseguite dei ricercatori:
– la Piramide del Sole misura 220 metri di altezza, un terzo più alta della Grande Piramide di Giza;
– la datazione al radio carbonio mostra che ci troviamo di fronte ad una struttura antica di almeno 25 mila anni;
– l’esplorazione del labirinto sotterraneo ha rivelato un blocco di ceramiche di 8 tonnellate;
– gli strumenti hanno rivelato un raggio energetico, di natura elettromagnetico, con un raggio di 4,5 metri e una frequenza di 28 kHz che parte dalla cima della Piramide del Sole;
– sempre dalla cima della Piramide, sembra esserci un fascio di ultrasuoni con un raggio di 10 metri e una frequenza di 28-33 kHz.
Le quattro piramidi bosniache risultano allineate ai quattro punti cardinali e orientate tutte verso la stella polare.
«Anche se nel corso degli anni sono state scoperte migliaia di piramidi su tutto il pianeta, nessuna di esse ha la qualità costruttiva e l’antichità di quelle Bosniache», spiega Osmanagich. «Gli studi condotti dall’equipe interdisciplinare mostrano che le piramidi bosniache sono molto più antiche e molto più grandi di quelle conosciute. Se come qualcuno ipotizza, le piramidi sono delle grosse centrali capaci di produrre energia, la comprensione della tecnologia che è alla base del loro funzionamento potrebbe liberare l’umanità della dipendenza dai combustibili fossili e inaugurare una nuova era di prosperità e armonia con la natura».
Inoltre, pare che i test confermino alcuni effetti benefici dal punto di vista medico sulla salute umana, prospettando che la decifrazione della tecnologia delle piramidi bosniache potrebbe avere ricadute benefiche anche sulla cura delle malattie dell’uomo.
Ancora una volta, le piramidi ci lasciano a bocca aperta.
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