Qualche giorno fa mi sono imbattuta nel post di un’amica riguardante l’importanza che noi mamme attribuiamo all’igiene dei bambini e come la viviamo/gestiamo nella quotidianità. Questo post mi ha indotto una riflessione sull’argomento che, a mio parere, trascende i confini della dimensione privata. Difatti il modo di vivere e considerare l’igiene cambia di paese in paese riflettendo differenze di mentalità e stile di vita.
In Italia non passa giorno in cui gli spot televisivi ci propinano prodotti anti-batterici per salvaguardarci dall’attacco di agenti patogeni. C’è chi dell’igiene fa una battaglia etica, chi se ne allontana in favore di uno stile di vita più rilassato, chi non se ne cura affatto e qui non è mia intenzione dibattere ragioni e torti perché la libertà di scelta viene prima di ogni cosa, ma riflettere sul significato sociologico di un mondo iper-igienizzato. Vivendo a stretto contatto con etnie di varia provenienza, nel corso del tempo ho notato che la mania per l’igiene sembra aumentare proporzionalmente al desiderio di riscatto dalla cosiddetta inciviltà. Come se pulire fosse un gesto simbolico per disfarsi della “sporcizia” associata a uno stile di vita “barbarico” secondo i canoni occidentali, quindi uno stile di vita in cui prevale il caos.
Mi spiego meglio: più si è puliti e igienizzati, più si allontanano i batteri, che simbolicamente rappresentano il caos e, quindi, lo stato barbarico, il buio primordiale. In tale ottica la mania dell’igiene aumenta proporzionalmente alla paura dell’oscurità e dello sconosciuto. Igienizzare maniacalmente, eliminare ossessivamente batteri sporchi e pericolosi, è a mio parere una strategia inconscia per avere tutto sotto controllo, tipica delle società più razionali, terrorizzate dall’inspiegabile. Ma anche delle società che, idealizzando gli standard di vita occidentali, cercano di imitarli ripulendosi dai residui di caos. E’ bene ricordare però che è proprio dal caos e dalla perdita di controllo che nasce la vita per come la conosciamo. Certo, la tecnologia offre valide alternative iper-igienizzate ma ricordiamoci che gli spermatozoi, per essere estratti a fini riproduttivi, necessitano di un piccolo/grande attimo di caos, l’orgasmo.
L’igiene è una conquista purché non diventi maniacale
Detto questo, sono del parere che l’igiene sia importante e che il mondo occidentale, igienizzandosi, abbia cercato di portare ordine nel caos, desiderio del tutto legittimo. Il punto è che noi occidentali tendiamo a credere che le società meno “pulite”, ovvero quelle che per ragioni varie vivono in condizioni di igiene precaria, siano tendenzialmente più incivili e necessitino del nostro esempio per potersi “redimere”. Senza considerare che lo stesso identico problema, all’inverso, riguarda anche noi. Se in determinate parti del mondo c’è bisogno di più “igiene”, in Occidente necessitiamo della polarità opposta, ovvero della capacità di lasciarci andare accettando i batteri/sporcizia/caos/oscurità/incomprensibile/irrazionale come parte integrante dell’universo in cui viviamo. E’ sempre una questione di equilibrio, di forze complementari che devono collaborare anziché scontrarsi.
Un mondo iper-igienizzato è un mondo che vuole avere tutto sotto controllo, che non lascia spazio all’istinto e allo sconosciuto, così come un mondo privo di alcuna norma igienica rischia di essere soffocato dal caos. La mia opinione è che, per fortuna, quando si raggiunge l’apice, scatta il bisogno di invertire la rotta. Ed è questo che a mio parare sta accadendo in alcune fasce di popolazione e a tal proposito mi vengono in mente i tedeschi rimproverati da noi italiani di essere poco “igienici”: quasi tutti concorderanno nel ritenere Austria e Germania paesi molto più ordinati, organizzati e puliti a livello pubblico della nostra penisola. Ciò nonostante proprio i tedeschi si permettono di girare scalzi e di adottare tutta una serie di atteggiamenti e abitudini ritenute igienicamente scorrette. A prima occhiata è un paradosso. Invece, credo, dipenda dal fatto che, una volta raggiunto l’apice, si inizia a scendere. La pulizia e l’organizzazione in terra tedesca sono un dato di fatto, qualcosa di scontato, ovvio, visibile a tutti. Ed è per questo che nasce l’esigenza, nella popolazione, di riscoprire e riappropriarsi del caos perduto, che si manifesta con una maggiore “disinvoltura igienica”.
Questa riflessione non è un invito a riappropriarci di cattive abitudini igieniche in nome di un romanticismo nostalgico poco realista, è piuttosto un invito a osservare l’importanza attribuita all’igiene da un punto di vista sociologico. Lo scopo è comprendere che la via di mezzo, nelle pulizie come in qualunque altro ambito, porta all’equilibrio e quindi al benessere (non di tipo economico). Mentre gli eccessi, che siano votati al caos o all’ordine, risultano sempre pericolosi. Perché se da un lato la mania dell’igiene manifesta il terrore per l’oscurità, l’irrazionalità, il caos, con conseguenze sotto il profilo psicologico e spirituale dell’umanità che ne risulta profondamente inaridita, dall’altro un’eccessiva negligenza igienica rischia di veder primeggiare quello stesso caos con tutte le conseguenze mortali che ne derivano.
Laura De Rosa
yinyangtherapy.it
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In Italia non passa giorno in cui gli spot televisivi ci propinano prodotti anti-batterici per salvaguardarci dall’attacco di agenti patogeni. C’è chi dell’igiene fa una battaglia etica, chi se ne allontana in favore di uno stile di vita più rilassato, chi non se ne cura affatto e qui non è mia intenzione dibattere ragioni e torti perché la libertà di scelta viene prima di ogni cosa, ma riflettere sul significato sociologico di un mondo iper-igienizzato. Vivendo a stretto contatto con etnie di varia provenienza, nel corso del tempo ho notato che la mania per l’igiene sembra aumentare proporzionalmente al desiderio di riscatto dalla cosiddetta inciviltà. Come se pulire fosse un gesto simbolico per disfarsi della “sporcizia” associata a uno stile di vita “barbarico” secondo i canoni occidentali, quindi uno stile di vita in cui prevale il caos.
Mi spiego meglio: più si è puliti e igienizzati, più si allontanano i batteri, che simbolicamente rappresentano il caos e, quindi, lo stato barbarico, il buio primordiale. In tale ottica la mania dell’igiene aumenta proporzionalmente alla paura dell’oscurità e dello sconosciuto. Igienizzare maniacalmente, eliminare ossessivamente batteri sporchi e pericolosi, è a mio parere una strategia inconscia per avere tutto sotto controllo, tipica delle società più razionali, terrorizzate dall’inspiegabile. Ma anche delle società che, idealizzando gli standard di vita occidentali, cercano di imitarli ripulendosi dai residui di caos. E’ bene ricordare però che è proprio dal caos e dalla perdita di controllo che nasce la vita per come la conosciamo. Certo, la tecnologia offre valide alternative iper-igienizzate ma ricordiamoci che gli spermatozoi, per essere estratti a fini riproduttivi, necessitano di un piccolo/grande attimo di caos, l’orgasmo.
L’igiene è una conquista purché non diventi maniacale
Detto questo, sono del parere che l’igiene sia importante e che il mondo occidentale, igienizzandosi, abbia cercato di portare ordine nel caos, desiderio del tutto legittimo. Il punto è che noi occidentali tendiamo a credere che le società meno “pulite”, ovvero quelle che per ragioni varie vivono in condizioni di igiene precaria, siano tendenzialmente più incivili e necessitino del nostro esempio per potersi “redimere”. Senza considerare che lo stesso identico problema, all’inverso, riguarda anche noi. Se in determinate parti del mondo c’è bisogno di più “igiene”, in Occidente necessitiamo della polarità opposta, ovvero della capacità di lasciarci andare accettando i batteri/sporcizia/caos/oscurità/incomprensibile/irrazionale come parte integrante dell’universo in cui viviamo. E’ sempre una questione di equilibrio, di forze complementari che devono collaborare anziché scontrarsi.
Un mondo iper-igienizzato è un mondo che vuole avere tutto sotto controllo, che non lascia spazio all’istinto e allo sconosciuto, così come un mondo privo di alcuna norma igienica rischia di essere soffocato dal caos. La mia opinione è che, per fortuna, quando si raggiunge l’apice, scatta il bisogno di invertire la rotta. Ed è questo che a mio parare sta accadendo in alcune fasce di popolazione e a tal proposito mi vengono in mente i tedeschi rimproverati da noi italiani di essere poco “igienici”: quasi tutti concorderanno nel ritenere Austria e Germania paesi molto più ordinati, organizzati e puliti a livello pubblico della nostra penisola. Ciò nonostante proprio i tedeschi si permettono di girare scalzi e di adottare tutta una serie di atteggiamenti e abitudini ritenute igienicamente scorrette. A prima occhiata è un paradosso. Invece, credo, dipenda dal fatto che, una volta raggiunto l’apice, si inizia a scendere. La pulizia e l’organizzazione in terra tedesca sono un dato di fatto, qualcosa di scontato, ovvio, visibile a tutti. Ed è per questo che nasce l’esigenza, nella popolazione, di riscoprire e riappropriarsi del caos perduto, che si manifesta con una maggiore “disinvoltura igienica”.
Questa riflessione non è un invito a riappropriarci di cattive abitudini igieniche in nome di un romanticismo nostalgico poco realista, è piuttosto un invito a osservare l’importanza attribuita all’igiene da un punto di vista sociologico. Lo scopo è comprendere che la via di mezzo, nelle pulizie come in qualunque altro ambito, porta all’equilibrio e quindi al benessere (non di tipo economico). Mentre gli eccessi, che siano votati al caos o all’ordine, risultano sempre pericolosi. Perché se da un lato la mania dell’igiene manifesta il terrore per l’oscurità, l’irrazionalità, il caos, con conseguenze sotto il profilo psicologico e spirituale dell’umanità che ne risulta profondamente inaridita, dall’altro un’eccessiva negligenza igienica rischia di veder primeggiare quello stesso caos con tutte le conseguenze mortali che ne derivano.
Laura De Rosa
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