domenica 24 febbraio 2013

GIOVANNA COSENZA: “BEPPE GRILLO E LA STRATEGIA DEGLI INSULTI”



Lei è docente di Filosofia e Teoria dei linguaggi all’università di Bologna e sta facendo uno studio su Beppe Grillo. Cos’ha capito del modo di comunicare di quest’uomo? 
La prima cosa che viene in mente pensando a Grillo è il suo turpiloquio. Ma, se ci riflettete, è abbastanza logico: per un comico le parolacce e le invettive sono pane quotidiano. Grillo ha sempre fatto soprattutto satira politica e l’aggressività verbale fa parte di una tecnica che la satira ha sempre usato, da Aristofane in poi: la riduzione del politico alle sue miserie umane, che includono difetti fisici, bassi istinti.

Berlusconi è lo Psiconano, Monti è Rigor Montis… 
Esatto. I nomignoli con cui Grillo ribattezza i politici fanno parte di una strategia precisa del comico. Ora il punto è che Grillo non fa più solo il comico: ma si è messo a fare politica e ha quindi introdotto questo suo linguaggio nel dibattito quotidiano. Dove riscontriamo subito una grossa differenza con gli altri politici. Perché mentre Umberto Bossi o Daniela Santanché ogni tanto si concedono una parolaccia in pubblico per sembrare più simili alla gente, Grillo trasforma l’aggressività verbale in norma. Un atteggiamento mediatico che sembrerebbe funzionare a meraviglia, perché ogni urlo che lancia, ogni sberleffo è un titolo di giornale…

Invece?
C’è un grosso limite: è solo distruttivo. Fa diventare centrali gli insulti, facendo passare in secondo piano i suoi programmi.

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