Premessa
Nel corso di questi anni ho scritto diversi articoli
sottolineando alcune sentenze o leggi che, a mio parere, presentavano diverse
anomalie:
violazioni costituzionali nell'esercizio della politica
monetaria;
attentato agli organi costituzionali;
La costituzione inesistente, abbiamo perso tutto;
Non riuscivo a spiegarmi, allora, perché questi fatti non
venissero segnalati, commentati e, soprattutto, perché i media tacessero la
“pericolosità” di quanto stava accadendo.
Oggi, probabilmente, ho capito il perché di quell’assordante
silenzio.
Quella che vi sto per raccontare è la storia di un grande
inganno, un inganno che parte da lontano, sin dalla fine della seconda guerra
mondiale.
E’ la storia di un progetto (eversivo???) che vuole l’Europa
governata da una oligarchia.
Poiché il progetto subisce, nel 1992, un’importante
accelerazione, è da tale anno che inizieremo a raccontare questa storia.
Maastricht
Il 29 gennaio 1992 viene emanata la legge numero 35/1992
(Legge Carli - Amato) per la privatizzazione di istituti di credito ed enti
pubblici.
Passano pochi giorni ed ecco un’altra data cruciale, il 7
febbraio 1992. In questa data avvengono due fatti estremamente importanti
per la realizzazione del progetto:
viene varata la legge 82 con cui il ministro del Tesoro
Guido Carli (già governatore della Banca d’Italia), attribuisce alla Banca
d’Italia la “facoltà di variare il tasso ufficiale di sconto senza doverlo più
concordare con il Tesoro”. Ovvero dal 1992 la Banca d’Italia decide
autonomamente per lo Stato italiano il costo del denaro;
Giulio Andreotti come presidente del Consiglio assieme al
ministro degli Esteri Gianni de Michelis e al ministro del Tesoro Guido Carli
firmano il Trattato di Maastrich, con il quale vengono istituiti il Sistema
europeo di Banche Centrali (SEBC) e la Banca Centrale Europea (BCE). Il SEBC è
un’organizzazione, formata dalla BCE e dalle Banche Centrali nazionali dei
Paesi dell’Unione Europea, che ha il compito di emettere la moneta unica (euro)
e di gestire la politica monetaria comune con l’obiettivo fondamentale di
mantenere la stabilità dei prezzi.
I cittadini italiani non si rendono conto della gravità
delle conseguenze che questi atti hanno, ed avranno, sulle loro vite. Ne
subiscono le conseguenze e quando si domandano “perchè”, ogni volta viene
loro proposto un capro espiatorio diverso. L’importante è che i cittadini non
riescano a capire quanto sta avvenendo.
I potenti, nel frattempo, continuano a lavorare al loro
progetto e, il 13 ottobre 1995, il governo italiano, con il Decreto
Ministeriale numero 561, pone il segreto su:
“articolo 2) atti, studi, analisi, proposte e relazioni che
riguardano la posizione italiana nell’ambito di accordi internazionali sulla
politica monetaria…;
d) atti preparatori del Consiglio della Comunità
europea;
e) atti preparatori dei negoziati della Comunità
europea…
Articolo 3. a ) atti relativi a studi, indagini, analisi,
relazioni, proposte, programmi, elaborazioni e comunicazioni… sulla struttura e
sull’andamento dei mercati finanziari e valutari…; ecc. …)”.
Insomma, quanto il Governo sta facendo per realizzare il
progetto europeo non si deve sapere, men che meno in ambito di politica
monetaria.
Il 1 gennaio 2002 l’Italia ed altri Paesi europei (non
tutti) adottano come moneta l’uro. I prezzi raddoppiano, gli stipendi no. La
crisi economica si acuisce. Anche in questo caso viene offerto ai cittadini
qualche capro espiatorio per giustificare una crisi che, invece, secondo alcuni
analisti, è stata pianificata da tempo.
Il 4 gennaio 2004 Famiglia Cristiana rende note le quote di
partecipazione alla Banca d’Italia. Si scopre così, per la prima volta (le
quote di partecipazione di Banca d’Italia erano riservate) che l’istituto di
emissione e di vigilanza, in palese violazione dell’articolo 3 del suo statuto
(“In ogni caso dovrà essere assicurata la permanenza della partecipazione
maggioritaria al capitale della Banca da parte di enti pubblici o di società la
cui maggioranza delle azioni con diritto di voto sia posseduta da enti
pubblici) è, per il 95% in mano a banche private e società di assicurazione
(Intesa, San Paolo, Unicredito, Generali, ecc..). Solo il 5% è dell’INPS.
Da quando la Banca d’Italia è in mano ai privati? Come è
potuto succedere tutto ciò? La risposta è semplice: con la privatizzazione
degli istituti di credito voluta con la legge numero 35/1992 Amato- Carli, cui,
l’ex governatore della Banca d’Italia, ha fatto subito seguire la legge
82/1992, che dava facoltà alla Banca d’Italia di decidere autonomamente
il costo del denaro.
In altri termini con queste due leggi la Banca d’Italia è
divenuta proprietà di banche private che si decidevano da sole il costo del
denaro sancendo così, definitivamente, il dominio della finanza privata sullo
Stato. A questo stato di cose seguono i noti scandali bancari (Bond argentini,
Cirio, Parmalat, scalata Unipol con il rinvio a giudizio del governatore di
Banca d’Italia Fazio, ecc..) con grande danno per migliaia di
risparmiatori.
Non è possibile che il ministro Carli, ex governatore della
Banca d’Italia, non si sia accorto di tutto ciò. Ed ancora: è possibile che i
politici, ministri del Tesoro, governatori non si siano accorti, per ben 12
anni, di questa anomalia? Comunque se ne accorgono alcuni cittadini, che citano
immediatamente in giudizio la Banca d’Italia.
Il 26 settembre 2005 un giudice di Lecce, con la sentenza
2978/05, condanna la Banca d’Italia a restituire ad un cittadino (l’attore) la
somma di euro 87,00 a titolo di risarcimento del danno derivante dalla
sottrazione del reddito monetario.
Nella sentenza viene sottolineato, inoltre, come la Banca
d’Italia, solo nel periodo 1996-2003, si sia appropriata indebitamente di una
somma pari a 5 miliardi di euro a danno dei cittadini. Ma ancora non basta,
perché la perizia del CTU nominato dal giudice mette in evidenza:
Per quanto concerne la Banca d’Italia:
come questa sia, in realtà, un ente privato, strutturato
come società per azioni, a cui è affidata, in regime di monopolio, la funzione
statale di emissione di carta moneta, senza controlli da parte dello
Stato;
come, pur avendo il compito di vigilare sulle altre banche,
Banca d’Italia sia in realtà di proprietà e controllata dagli stessi istituti
che dovrebbe controllare;
come, dal 1992, un gruppo di banche private decida
autonomamente per lo Stato italiano il costo del denaro.
Per quanto concerne la BCE:
come questa sia un soggetto privato con sede a
Francoforte;
come, ex articolo 107 del Trattato di Maastricht, sia
esplicitamente sottratta ad ogni controllo e governo democratico da parte degli
organi dell’Unione Europea.
come la succitata previsione faccia si che la BCE sia un
soggetto sovranazionale ed extraterritoriale;
come, tra i sottoscrittori della BCE, vi siano tre Stati
(Svezia, Danimarca ed Inghilterra) che non hanno adottato come moneta l’euro,
ma che, in virtù delle loro quote, possono influire sulla politica monetaria
dei Paesi dell’euro.
In altri termini la sentenza mette in evidenza come lo
Stato, delegato dal popolo ad esercitare la funzione sovrana di politica
monetaria, dal 1992 l’abbia ceduta a soggetto diverso dallo Stato: prima alla
Banca d’Italia (di proprietà al 95% di privati), quindi alla BCE (soggetto
privato, soprannazionale ed extraterritoriale).
Così facendo lo Stato ha violato due articoli fondamentali
della Costituzione:
L’articolo 1 che recita: “... La sovranità appartiene al
popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. Infatti
il popolo aveva delegato i suoi rappresentanti ad esercitare la funzione
sovrana di politica monetaria, non a cederla a soggetti privati;
L’articolo 11 della Costituzione che recita: “L’Italia …
consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di
sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra
le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a
tale scopo”.
L’articolo 11 della Costituzione consente limitazioni (non
già cessioni) della sovranità nazionale.
Inoltre, la sovranità monetaria non è stata ceduta a
condizioni di parità (le quote di partecipazione alla BCE non sono paritarie),
vi fa parte anche la Banca d’Inghilterra che non fa parte dell’euro e partecipa
alle decisioni di politica monetaria del nostro Stato, senza che lo Stato
italiano possa in alcun modo interferire nella politica monetaria interna.
Ed ancora. Tale limitazione (non cessione) può essere fatta
ai soli fini di assicurare “la pace e la giustizia tra le Nazioni”. I fini
della BCE non sono quelli di assicurare pace e giustizia fra le nazioni, ma
quello di stabilire una politica monetaria. La sentenza è, quindi, estremamente
importante e, per taluni, anche estremamente pericolosa, visto che ai politici
che illegittimamente hanno concesso la sovranità monetaria prima alla Banca
d’Italia e poi alla BCE potrebbero essere contestati i reati di cui agli
articoli:
241 codice penale: “Chiunque commette un fatto diretto a
sottoporre il territorio dello Stato o una parte di esso alla sovranità di uno
Stato straniero, ovvero a menomare l’indipendenza dello Stato, è punito con
l’ergastolo”.
283 codice penale: “Chiunque commette un fatto diretto a
mutare la costituzione dello Stato, o la forma del Governo con mezzi non
consentiti dall’ordinamento costituzionale dello Stato, è punito con la
reclusione non inferiore a dodici anni”.
I politici, infatti, hanno ceduto un potere indipendente e
sovrano ad un organismo privato e, per quanto riguarda la BCE , anche esterno
allo Stato. Il pericolo c’è, ma la paura di un possibile rinvio a giudizio per
questi gravi reati dura poco. Per una strana coincidenza, a soli 5 mesi dalla
sentenza che condanna la Banca d’Italia, nell’ultima riunione utile prima
dello scioglimento delle camere in vista delle elezioni, con la legge 24
febbraio 2006 numero 85 dal titolo “Modifiche al codice penale in materia di
reati di opinione” vengono modificati proprio gli articoli 241 (attentati
contro l’indipendenza, l’integrità e l’unità dello Stato); 283 (attentato
contro la Costituzione dello Stato); 289 (attentato contro organi
costituzionali e contro le assemblee regionali), ovvero le figure di attentato
alle istituzioni democratiche del Paese, che, diciamolo, con i reati di
opinione hanno ben poco a che vedere.
Cosa cambia con questa modifica? Nella sostanza le figure di
attentato diventano punibili solo se si compiono atti violenti. Se invece si
attenta alla Costituzione semplicemente abusando di un potere pubblico non si
commette più reato. I politici, dunque, non solo sono salvi per quanto concerne
il passato, ma, da ora in poi, potranno abusare del loro potere pubblico
violando la Costituzione senza più rischiare assolutamente nulla. Certo, questa
modifica priva la nostra repubblica di qualsiasi difesa, ma di questo pare
nessuno se ne accorga.
Pochi mesi dopo questa modifica arriva la sentenza
16.751/2006 della Cassazione a Sezioni Unite, che accoglie il ricorso di
Banca d’Italia avverso la succitata sentenza del giudice di Lecce. Nelle
motivazioni si legge: “... al giudice non compete sindacare il modo in cui lo
Stato esplica le proprie funzioni sovrane, tra le quali sono indiscutibilmente
comprese quelle di politica monetaria, di adesione a trattati internazionali e
di partecipazione ad organismi sovranazionali: funzioni in rapporto alle quali
non è dato configurare una situazione di interesse protetto a che gli atti in
cui esse si manifestano assumano o non assumano un determinato contenuto”.
In altri termini il giudice non può sindacare come lo Stato
esercita le sue funzioni sovrane, neanche quando queste arrechino un danno al
cittadino.
Ma, come abbiamo appena visto, il cittadino è rimasto privo
di difese anche nel caso in cui, abusando di poteri pubblici, la sua sovranità
venga svenduta a soggetti privati. E allora che fare? Al cittadino resta
un’ultima flebile speranza? Può aggrapparsi alla violazione dell’articolo 3 dello
Statuto della Banca d’Italia? Assolutamente no, anche l’articolo 3 dello
Statuto, ovviamente, è stato modificato a dicembre del 2006. Ora non è più
necessaria nessuna partecipazione pubblica in Banca d’Italia. Tutto in mano ai
privati per Statuto.
La sovranità monetaria è persa. Ma l’inganno è solo
all’inizio, anche se è stato portato a termine un tassello importante del
progetto, in fondo si sa, è il denaro che governa il mondo.
Lisbona
I potenti, sicuri della loro totale impunità, proseguono nel
grande inganno e, visto che nel 2005 la Costituzione Europea (che presentava
palesi violazioni con le maggiori costituzioni europee e pareva scritta per
favorire le grandi lobby affaristiche in danno dei cittadini) era stata
bocciata da francesi ed olandesi al referendum, decidono che, per far passare
il testo, si deve agire in due modi:
evitare di far votare la popolazione;
rendere il testo illeggibile.
Il loro progetto prevede di lasciare la Costituzione Europea
immutata e, per evitare il referendum, di chiamarla Trattato. Poi, per non far
capire al cittadino che nulla è cambiato, rendono il testo illeggibile
inserendo migliaia di rinvii ad altre leggi e note a piè pagina, come hanno
confessato:
l’ex presidente francese Valéry Giscard D’Estaing: “Il
Trattato è uguale alla Costituzione bocciata. Solo il formato è differente, per
evitare i referendum”;
il parlamentare europeo danese Jens-Peter Bonde “i primi
ministri erano pienamente consapevoli che il Trattato non sarebbe mai stato
approvato se fosse stato letto, capito e sottoposto a referendum. La loro
intenzione era di farlo approvare senza sporcarsi le mani con i loro elettori”;
il nostro Giuliano Amato: “Fu deciso che il documento fosse
illeggibile... Fosse invece stato comprensibile, vi sarebbero state ragioni per
sottoporlo a referendum”.
Nel 2007 tutto è pronto e il 13 dicembre i capi di governo
si riuniscono a Lisbona per firmare il Trattato, ovvero la Costituzione Europea
bocciata nel 2005 e resa illeggibile. Ora manca solo la ratifica dei vari
Stati.
Il parlamento italiano ratifica il trattato di Lisbona l’8
agosto del 2008, approfittando della distrazione dei cittadini dovuta al
periodo feriale. Nessuno spiega ai cittadini cosa comporti la ratifica del
Trattato, ed i media, ancora una volta, tacciono.
In realtà con quella ratifica abbiamo ceduto la nostra
sovranità in materia legislativa, economica, monetaria, salute e difesa ad
organi ( Commissione e Consiglio dei Ministri) che non verranno eletti dai
cittadini. Il solo organo eletto dai cittadini, il Parlamento Europeo, non
avrà, nei fatti, alcun potere.
Ancora una volta i nostri politici, abusando del loro potere
pubblico, hanno violato l’articolo 1 e 11 della nostra Costituzione.
L’articolo 1 perchè, come detto, lo Stato ha la delega ad
esercitare la funzione sovrana in nome e per conto dei cittadini, non a
cederla. E’ come se una persona avesse il compito di amministrare un immobile e
lo vendesse all’insaputa del proprietario, abusando del potere che gli è stato conferito.
Inoltre ha violato l’articolo 11 perché, come abbiano
visto: “L’Italia… consente, in condizioni di parità con gli altri Stati,
alle limitazioni di sovranità”.
Lo Stato, invece, ancora una volta ha ceduto la sovranità e
l’ha ceduta non in condizioni di parità. Infatti l’Inghilterra, che già non ha
aderito all’euro, in sede di negoziato ha ottenuto diverse e importanti
esenzioni per aderire al Trattato di Lisbona, eppure pare che il primo
presidente europeo sarà proprio l’ex primo ministro inglese Tony Blair. La
nomina a presidente europeo di Blair deve far riflettere, sopratutto in ordine
alla cosiddetta Clausola di Solidarietà presente nel Trattato di Lisbona.
Detta Clausola prevede che ogni nazione europea sia tenuta a partecipare ad azioni
militari quando si tratti di lottare contro “azioni terroristiche” in qualunque
altra nazione. Il problema e che nessuno ha definito cosa si intenda per
“azioni terroristiche”. Chi deciderà chi è un terrorista e perchè? Persone come
Tony Blair, in passato coinvolto nello scandalo sulle inesistenti armi di
distruzione di massa in mano a Saddam con cui è stata giustificata la guerra
all’Iraq? A quante guerre ci sarà chiesto di partecipare solo perché qualche
politico non democraticamente eletto avrà deciso di usare la parola
“terrorista” o “azione terroristica”?
Si consideri che già, oggi, basta definire un cittadino
“presunto terrorista” per poterlo privare dei diritti umani e permettere che i
servizi segreti possano sequestrarlo a fini di tortura, attività criminale che
potrà poi essere coperta con il segreto di Stato, come ha recentemente
confermato con la sentenza 106/2009 anche la nostra Corte Costituzionale.
Ma il dato più allarmante è che con il Trattato di Lisbona
viene reintrodotta la pena di morte. Ovviamente tale dicitura non è chiaramente
presente nel testo, ma in una noticina a piè pagina (si continua nell’inganno).
Leggendo attentamente questa noticina, e seguendo tutti i
rimandi, si arriva alla conclusione che con il Trattato di Lisbona accettiamo
anche la Carta dell’Unione Europea, la quale dice “La morte non si considera
cagionata in violazione del presente articolo se è il risultato di un ricorso
alla forza resosi assolutamente necessario: Per eseguire un arresto regolare o
per impedire l’evasione di una persona regolarmente detenuta; per reprimere, in
modo conforme alla legge, una sommossa o un’insurrezione” (articolo 2,
paragrafo 2 della CEDU).
La cosa è di estrema gravità. Infatti, anche in questo caso,
chi deciderà che una protesta è sfociata in disordini tali da rendere lecito un
omicidio? (l’Italia, poi, ha un triste primato in fatto di “agenti provocatori”
pagati per trasformare una manifestazione in guerriglia). In quali casi si
potrà sparare sulla folla disarmata? Chi deciderà quando potranno essere
sospesi i diritti umani? Perché di questo si tratta.
Ecco la storia di un grande inganno, un inganno che inizia
- con il cedere illecitamente, proteggendosi con il segreto,
la funzione sovrana dell’esercizio della politica monetaria a privati:
- nello sfuggire alle responsabilità del proprio operato
depenalizzando le figure di attentato alla Costituzione;
- nell’approfittare delle ferie estive per ratificare un
Trattato con cui vengono cedute le nostre restanti sovranità (legislativa,
economica, monetaria, salute, difesa, ecc.) ad una oligarchia non eletta e che
nessuno conosce;
- ed, in ultimo, nel dare il potere a qualche politico di
poter privare i cittadini dei loro diritti umani semplicemente con una parola.
Così, quando i cittadini si renderanno conto che hanno perso
tutto, che la loro vita viene decisa da una oligarchia di potenti non eletti
democraticamente, quando si renderanno conto del grande inganno in cui sono
caduti non sarà loro concesso neanche reagire o protestare, perchè basterà una
sola parola per trasformare la reazione in “azione terroristica” o la protesta
in “insurrezione”, legittimando così la sospensione dei diritti umani e
l’applicazione della pena di morte. Il tutto, poi, verrà coperto con il segreto
di Stato.
di Solange Manfredi – tratto da http://paolofranceschetti.blogspot.com/
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